Se poi anche Master (l'amico di Luì) si mette a....

Non l’avevo mai visto così agitato, non Master. Il piede tamburellante, l’occhio leggermente iniettato e circospetto, la voce tremolante, il telefonino che passava da una mano all’altra e poi alla tasca interna della giacca e poi a quella dietro del pantalone e poi a quella davanti. Pettinato era pettinato, questo no perché altrimenti sarebbe stata catastrofe, anche la giacca era bella stirata, ma le mani sudavano, tremavano e sudavano. Brutto vedere, inizio a preoccuparmi, Master in queste condizioni no.

“Cos’è successo Master?”
Il tavolino obliquo dove la sera prima avevo fatto un aperitivo con una amica era sempre più instabile, il caffè scendeva a valle, verso il Corso, aveva ragione la mia amica, non era stata lei a rovesciare il bicchiere, è stato il tavolino. Tavolino pericoloso.

“Luì, un casino… un gran casino… una tragedia… è grave, gravissimo… credimi… non ci posso credere…”
“Master mi stai mettendo ansia, che succede? Ti credo anche se non ci puoi credere ma dimmi!”

“Luì… giura che non lo dici a nessuno, Luì giura perché è importante”
“Giuro dai, ma quante cose so di te che non ho detto a nessuno, poi sono ricattabile, come potrei parlare?!”

“Luì, no qui è seria, Luì… Luì... Luì ho limonato…”

“….” “…. …. ….”

“Ah! Chi? Tu? Limonato?! Cioè limonato nel senso di baciato con la lingua tipo i francesi? Va bè hai usato la tecnica “bacia, bacia tutta la mia pelle ti farò arrivare fino alle stelle” e mentre lo dicevi tenevi le dita incrociate e guardavi fuori dal finestrino?! ”
“No Luì, no così, ho detto tragedia,  Luì ho limonato davvero, ma tu ridillo piano per favore, dillo piano e anzi non lo ripetere… Come te, mi sta succedendo come a te, Luì tu almeno hai 40 anni e sei abituato a fare delle cagate, io no, io sono lucido. Poi sai la cosa più grave?”

“Più grave di questa?”
“Sì, il problema  è che mi  è piaciuto. Luì come a te, come a te, mi è piaciuto e vorrei rifarlo… ahhh Luì… tragedia”

La “dada dei piccioni” si è fermata a guardarci di sbieco, parla con l’orsacchiotto appeso al giubbotto, anche un piccione si è fermato, ci osserva pure lui. Sembrano preoccupati.
“Ora Master tu mi racconti di nuovo, mi dici che stavi scherzando e che te la sei portata a letto, l’hai trattata malissimo, lei si è quasi tagliata le vene, ti ha chiamato 36 volte di seguito, ha iniziato ad inviarti foto in abiti succinti a distanza di 37 secondi l’una dall’altra fino ad arrivare al nudo integrale, ma limonata con piacere no. Non tu Master. Oppure mi dici che il bacio è stato assolutamente fine a se stesso anzi è stata la chiave di volta per poter entrare dove volevi, ma che lo vuoi rifare no. Questo no, Master. E poi per favore, non dire mai più:  come te!!”

“No Luì è così, come te, come te…”
“Cazzarola…”

Il piccione se n’è andato, ha iniziato pure a piovere, la dada dei piccioni continua a fissarci, ora ride.
Questo è effettivamente grave, Master è stato l’unico che mi ha detto con la cinica lucidità che lo contraddistingue e con la confidenza che tanti anni di amicizia vera gli consentono, che stavo facendo una colossale cagata, io chiaramente non l’ho ascoltato, e per inciso non lo ascolterei nemmeno in futuro, ma sapere che domani mi avrebbe ripetuto con insistenza: “Io te l’avevo detto!”, mi dava sicurezza. E tutto era iniziato con lui che mi diceva: “dai racconta…” e io che rispondevo: “no stavolta non posso Master, perché poi mi fai incazzare quando ribadisci i tuoi punti di vista, no stavolta no..”, e lui a insistere: “ma te la sei fatta?”, e io a dire: “non parlare di lei così… Master ti dico solo questa, l’ho limonata, non subito, dopo un po’, Master quando ho finito ho capito che sarei dovuto scappare a piedi correndo lungo la circonvallazione in direzione Forlì, Forlimpopoli, Cesena, Fano, Pesaro, Ancona, Pescara… invece sono rimasto a gustarmi il piacere mitico di quel bacio”. E Master per tre giorni non mi ha parlato.

E ora. Ora dice “come te, Luì come te…”, e lo dice con un tono disperato di chi sa che potrebbe essere catastrofe.
So che può sembrare tutto esagerato, che non è poi così grave, che l’uomo vero come Master può avere un cedimento ma poi si rialza, ma se qualcuno “limona” e succede che gli piace e gli viene voglia di rifarlo e si ricorda il sapore, e se lo ricorda mentre lavora, mentre dorme, se lo ricorda sotto la doccia, mentre  va a comprare i cracker nel negozietto di fianco casa, mentre va a mangiarsi una pizza al taglio alla pizzeria Italia che in casa non ha voglia di restare, e se lo ricorda nel tempo, il sapore sempre, anche dopo una settimana, un mese, 46 giorni, 7 mesi, e si ricorda non solo il sapore ma anche il colore, il colore che era rosso, rosso intenso con venature leggermente ramate e dice: “lo rifarei”… ecco è grave, è grave ed è da gestire.

“Ecco allora Master adesso andiamo a cena, ordino io da bere, ci ubriachiamo, soprattutto tu, parecchio pure, ti riporto a casa io, dico che lo hai fatto per me, domani sul tardi ti svegli, mi richiami e dici che hai raccontato un sacco di storie che nemmeno ti ricordi. Ok?”
“Luì? Come a te cazzarola, come a te…”

Il tavolino obliquo si è ribaltato. La dada dei piccioni sta raccogliendo la tazzina di caffè caduta a terra, di fronte passeggia un'infermiera che conosco di vista, piove. 

2 commenti:

  1. Si è ripreso Master? Secondo me aveva solo un po' di febbre...sono cose che passano poi in fretta quando uno ha il fisico.
    F

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  2. Quando uno ha il fisico sì!! Altrimenti....

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