La penultima puntata della storia

In  questi giorni sono un bulimico narrativo, nel senso che ho voglia di scrivere senza sosta, ne parlavo giusto oggi con un mio amico dottore, un tecnico del cuore, un tecno-cardiologo per la precisione, il tecno-cardiologo non  fa l’ecocardiografia sotto sforzo, non ti dice se sei iperteso con un soffio da sdraiato, ascolta i battiti, li ascolta da lontano, anzi li intuisce,  è una professione nuova, anzi non nuova,  è una professione antica in continua evoluzione, serve aggiornamento quotidiano, roba pesante.

Dice la mia amica F., che cito perché è l’unica che legge con costanza ciò che scrivo cercando di capirci qualcosa, ed incredibilmente ci riesce nove-volte su dieci, ecco dice F che ci sono dei particolari “che non li cancella nemmeno il Vermentino” . Ora premetto che il Vermentino non mi piace, mi fa acidità, ed effettivamente anche se un post fa mi lamentavo della scarsa quantità dello stesso a fini “dimenticanti”, in realtà mentivo, non mi piace affatto utilizzare integratori etilici per dimenticare, anzi non mi piace proprio dimenticare, non mi piace dimenticare ciò che da noia e nemmeno ciò che da gioia (sono un tecnico della rima, davvero impressionante!!), quindi in fondo sono contento che il Vermentino non abbia annebbiato totalmente la capacità cognitiva del regista da macchina, qualche barlume di lucidità è rimasto, anzi sono rimasti 17 secondi di barlume, se contiamo il back up arriviamo a 34 secondi,  e se contiamo che scrivere di questo porta un tempo di lettura successivo di almeno 2,30 minuti, allora siamo arrivati a quasi 3minuti di ricordo complessivo e lo scopo è stato raggiunto.
Riprendiamo il filo perché mi pare di aver cincischiato un po’ troppo con i particolari e non va bene. Dicevo della bulimia narrativa, sì, diciamo che ho l’impressione di essermi contagiato di sta roba qua, pare che sia una malattia, una roba rara, ti vien voglia all’improvviso di scrivere di tutto, vuoi raccontare un dettaglio, un fatto, sì vuoi raccontare dei fatti, ed è quello che è successo in questi nove mesi di gestazione, di montagna che ha partorito un topolino, mi sono dilungato in piadine, tacchi a spillo e barachine, torridi pomeriggi estivi, fresche mattine vissute di corsa, di orchi con il panta aerodinamico, di viaggi interspaziali sull’autostrada Bologna-Verona, ho raccontato, almeno credo, che tutto è iniziato quando hai saputo che se guardi un cartone con l’uomo della tua vita e senti il bisogno di raccontarlo a me, bè allora ti convinci che deve essere qualcosa di importante. E allora un giorno decidi di comprare un libro che si chiama “un giorno”, perché eri alla ricerca di una storia che confutasse la teoria secondo la quale l’eterno non esiste, un eterno in particolare poi, il libro l’hai comprato, l’hai letto, l’hai consigliato ad altri che poi hanno fatto un gran casino anche loro, l’hai regalato, sì l’hai anche regalato, perché ti era piaciuto talmente tanto, eri talmente convinto, che hai detto: “Ecco qua, te lo regalo, che così ti renderai conto che ho ragione”. Ho avuto torto, l’eterno, quell'eterno in particolare non esiste, al massimo dura nove mesi, un eterno a termine, bella fregata. Ora non spaventatevi se non si capisce niente, nemmeno tu F , sto cercando solo di "sgarbugliare" sto gran casino per arrivare in fondo alla narrazione. Ho l’impressione di aver raccontato, post dopo post, una storia che non ho capito tanto bene nemmeno io, non l'ho capita ma mi ha appassionato mica pochino, e lo devo fare necessariamente così perché essendo una storia fantastica (tipo fantascientifica) ha bisogno di una narrazione fantastica (tipo spaziale), quasi surreale aggiungerei.  Diceva il mio amico Doc oggi pomeriggio, che se inizi qualcosa che sai già di partenza che non è da fare dopo poi non ti puoi lamentare delle conseguenze, si parlava d’altro, di lavoro, di lavoro portato a casa in particolare, e tu non avevi mai portato lavoro nella tua casa, ma il collegamento è presto fatto. Una storia sbagliata porta al fallimento, ecco che allora fa il paio con la successione di racconti postati in questo blog, provate a rileggerli tutti, iniziate dal prequel, indugiate sulla piadina che fa vedere il mare e non è nemmeno allucinogena, rileggetevi che cosa diceva il Notaio d’assalto, e l’architetta, sì l’architetta impegnata tra un caffè e un capuccino, e l’orco, che fine avrà fatto l’orco scivolato sull’asfalto viscido di fronte al bar d’asporto?? E poi il povero Luì morto ammazzato sulle strisce pedonali?

Rileggete tutto e secondo me la morale che ne uscirà potrebbe essere più o meno questa: le storie sbagliate sono sbagliate, d’accordo, ma l’eterno, uno in particolare, esiste, è un eterno che può durare anche solo nove mesi per uno e molto di più per l’altro perché si sa che il tempo è relativo, è un eterno che ti fa raccontare i particolari in maniera confusa ma precisa, criptica ma intensa, è un eterno che se anche si passa dal caldissimo di cento telefonate, che arrivavano anche se non c'era campo, al gelo di un “ti disturbo??”, behh... io me ne frego, me ne frego perché cazzarola io a Bagnacavallo il mare l’ho visto davvero e non ero mica da solo, c'era almeno un testimone, sono sicuro.

"A parte tutto.."

“Papinooo?”
“Sì scricciolo, dimmi!”
“Mi fai sentire Mina sul tuo telefono?”
“Scricciolo non ce l’ho Mina sul telefono!”
“Sì, paparino ce l’hai, dai…, il video…”
“Ma no, sono sicuro, non ce l’ho un video di Mina sul telefono! Ce l’ho sul CD, ora lo metto…”
“No, voglio quella sul telefono, quella che dice… a parte tutto…”

“A parte tutto”??!!  Mina? Telefono? A parte tutto? No, non c’è.  Non ho nessun video di Mina sul telefono, e non mi pare di conoscere nessuna canzone che fa …a parte tutto.., sto per dire: “guarda ti sei sbagliata”, ma non lo faccio, il mio scricciolo non sbaglia mai, al massimo aggiunge, “fa scambio”, racconta dall’inizio e l’inizio a volte è un po’ fantasioso, ma non sbaglia. A parte tutto, urge far mente locale, pensare…
“Papino mi dai il telefono? Ci guardo io…”. Sono perplesso, ma di fronte ad un “ci guardo io” detto così, che mi ricorda un sacco un qualcuno che conosco molto bene (almeno credevo di conoscere molto bene) che nella vita avrà detto “ci penso io, faccio da solo” come minimo un milione e duecentomila volte , le ho passato il telefono.

L’ha trovato, ha trovato il video, a parte tutto è riuscita a trovarlo, non è proprio Mina Mina ma assomiglia, a parte tutto ne ha trovati un due tre, due me li ero anche dimenticati,  cioè non proprio dimenticati…., archiviati ecco, sì archiviati è meglio.  Quello che non mi ero dimenticato era un singolo breve,  17 secondi (ma và?!)  di registrazione in notturna, car-movie recording direi (anche se non sono proprio certo se si così e  nemmeno se si scrive così), sarebbe stato anche più lungo ma le condizioni di registrazione e lo stato psico-fisico del regista, alterato da un eccesso di Vermentino quella sera, lasciavano a desiderare, così il dito ha pigiato stop troppo presto e il meglio non è stato registrato, no recording. A parte tutto sarebbe stato opportuno che il Vermentino fosse stato di più quella sera, avrebbe “funto” da dimenticante.  Al mio scricciolino però evidentemente è piaciuto lo stesso (il video, no il Vermentino), l’ha riguardato 8 volte di seguito, 136 secondi di un a parte tutto con sottofondo  di “..e poi… ricominciare e poi… che senso ha”,  e invece…  Io c’ho provato a dire “perché non ascoltiamo la canzone di Heidi cantata da Peppa Pig mentre guarda Pippi Calze Lunghe in TV? E lo Zecchino, cosa ne dici del cd dello Zecchino??”,  ad un mix del genere pensavo non avrebbe resistito, e invece? “A parte tutto… ricominciare e poi… che senso ha??” 8 (otto) volte.
Poi mi fa: “Ecco basta, adesso guardiamo questo…”. E questo era uno degli altri due, quelli archiviati, quelli che era Natale e oltre a Mina c’era una co-protagonista inesperta che, guarda il caso, non avevo sentito nominare da settimane e dopo averla rivista in video proprio cinque minuti fa ho saputo che stasera era di scena. Guarda il caso. Sì guarda il caso, e io ci guardo al caso, perché ultimamente sta diventando davvero  un po’ troppo  invadente questo caso, comunque…. Comunque la co-protagonista non bucava il video, era Mina la star anche in quell’occasione, il tutto era stato registrato in diurna, un pomeriggio pre Natalizio per l’appunto, Mina e la sua band si esibivano in un piano bar-pasticceria zona centrale, senza piano però, esibizione a cappella, il video è stato girato da un fans, il cachet era una mezza bottiglia di prosecco e diciotto pizzette al pomodoro.  Non sorprendetevi, la  Mina vera è schiva e fugge le scene, la  Mina “a parte tutto” invece appare all’improvviso proprio dove meno te lo aspetti, ruba le scene, catalizza l’attenzione, fa provare emozioni,  un po’ troppe a dire il vero. La Mina a parte tutto canta in pasticceria ma soprattutto in macchina, lì da il meglio di sé, peccato perché in macchina il pubblico è necessariamente limitato e l’acustica non è al top, ma sono dettagli, particolari… Ecco appunto, particolari, l’ho già detto mi pare che il particolare nasconde l’insieme ma gli da “il senso"?! Se ho detto una cosa del genere mi faccio paura da solo, adesso la rileggo e cerco di capirla, sì, l’ho capita, probabilmente l’ho anche detta, forse l’ho anche scritta, sta storia del particolare credo che sia una delle prime cose che ho scritto, anche perché è comoda, sta in un sms.

“Papino adesso ascoltiamo Heidi?”. “Brava, è meglio, te l’avevo suggerito io giusto pochi secondi fa!”, “E’ vero papino, ma da quanto tempo non vedevi Mina?”, “Eh... da un po’…”, trenta secondi di silenzio… “E avevi voglia di vederla?”, trentadue secondi di silenzio…., “…ti sorridono i monti, acci picchia le caprette ti fanno ciao!!”.  “Papino non cantare te che non sei tanto bravo, fammi ascoltare il CD!”.

"Ma il tuo amico scrive che non si capisce!" - "Eh lo so ma non scrive mica per tutti!" - "E per chi scrive allora?" - "Eh questo poi non lo so..."

Qualche tempo fa mi è capitato fra le mani un libro di tale Robert H. Hopcke, un matto secondo me, il titolo era più o meno questo: “Nulla succede per caso – le coincidenze che cambiano la nostra vita”.  Questo sig. Hopcke, che sarà certamente famoso anche se io non ho idea di chi caspiterina sia, ha scritto un trecento pagine molto dense, pagine che raccontano di Carl, Carl Gustav Jung, uno psicologo, uno psicologo strano, mica Freud, uno che secondo me che ho fatto ragioneria mischia tarocchi e scienza, scarabei e malati di mente, storie fantastiche e sogni, e sostiene che la vita è costellata di “coincidenze significative”, “sincronicità” le chiama. Hopcke cercando di spiegare ed interpretare il pensiero di Jung dice che “la nostra esistenza è una storia e gli eventi sincronistici servono a far si che ce ne rendiamo conto”.

Adesso non la voglio menare con un trattato di psicologia alternativa, tanto più che ripeto ho fatto ragioneria e al massimo se ripasso potrei raccontare della partita doppia, del dare e dell’avere, e di come può succedere che Pasini venga interrogato in scienze per sette volte di seguito, che puo’ sembrare una coincidenza ma in realtà è successo che per fargli uno scherzo qualche suo amico mise 18 volte il 19 nel sacco dei numeri che venivano utilizzati per estrarre a sorte per le interrogazioni a sorpresa. Pasini era il 19… quando si dice il caso… e allora chiamiamole se volete coincidenze, anche se non credo che le interrogazioni di scienze gli abbiano cambiato la vita.
Perché questo cappello iniziale? Così, mi è venuto in mente poco fa, mentre passeggiavo di ritorno da un ristorante, vino e semifreddo alla liquerizia per chiudere, vino e formaggio francese puzzone per aprire, vino e un mistino di fegatelle soffritte con contorno di fagioli borlotti per intermezzare, che detta così può sembrare pesante ma in realtà se lo confrontiamo con la frittata di cipolla e lo strudel di mele del tavolo di fianco sembra la mela cotta che ti servono il giovedì sera all’ospedale. Insomma cena impegnativa che fa riflettere, e quando si riflette a stomaco pieno non sempre c’è la certezza dell’obiettività.

Ecco allora apparire il ricordo di queste coincidenze sincronistiche, e allora può capitare che alle 23.30 non hai sonno e ci pensi, e allora ti chiedi come mai, e soprattutto perché,  può capitare in successione che un giorno  incontri da vicino, da molto vicino, l’amica di una tua amica non proprio amica, che l’avevi vista una volta che ancheggiava di pomeriggio con il rossetto rosso e salutava tutti tranne te, e l’avevi incrociata una  mattina che correva veloce e se tu fossi stato più sveglio forse saresti stato pronto per raggiungerla quando ancora eri in tempo.  E può capitare ancora che un giorno ti trovi spostato da un’altra parte per causa di forza maggiore e non ti cambia molto perché tanto le facce sono sempre le stesse, i luoghi sono sempre gli stessi, ma tu invece sei cambiato, sei cambiato perché hai incrociato di nuovo  l’amica di una tua amica non proprio amica, che ti dice “Ciao!”. “Ciao??”, ma ciao è impegnativo, non il ciao in sè, il tono, il tono del ciao, un tono di quelli che ti fermi un secondo e dici: “Ma cos’è successo?? Ragioniamo un attimo, ha detto ciao? Ho sentito bene?”. Sì, hai sentito bene, non sei mica sordo, perché è qui, anzi perché è lì? Era là! Ma là molto là! Sarà mica una coincidenza.
No tranquillo, non è una coincidenza, non è una coincidenza che ad un tratto tutto inizia a parlare di lei, le tazzine del caffè, lo scarabeo di Jung, l’R3.., gli orecchini che sono rimasti per otto mesi sul tuo comodino, Eros, il sindaco di Castel Bolognese che è indeciso se potare i tigli del viale della stazione, il capo dei muratori che ti ristrutturano la casa, tua figlia, la moglie di Dioscoride Dalmonte, le polverizzazioni al padiglione di fianco la fontana, la morosa di un tuo omonimo che ti sta seduto di fronte, Jigen (il socio di Lupin), i tuoi vicini di casa (quelli dell’appartamento di sopra), la commessa del negozio di Diego Della Valle in Galleria Cavour che non sa se il polso è medio o piccolo, la sua sosia che ti rifà la tesserina nuova per entrare in automatico, la tua amica non proprio amica che dice che in fondo tu non hai niente da perdere e tu le avevi anche fatto gli auguri di Natale, la Tim che non dovevi abbandonarla per la 3, la 3 non scrive mai! Gli occhiali da sole nuovi che li porti anche quando piove, la barachina del Rio Brado che WA non funziona e non c’è un collegamento rapido  con Marradi e allora vai a piedi alla Travatona per vedere se c’è campo, e il campo non c’è. E Sbarzaglia che ti fa la multa sul crocione, e la sveglia alle sette per uscire alle 7.30 e aspettare le 8.18 perchè il caffè se lo prendi preparato è tutta un'altra cosa. E Carlo Zauli, ah sì Carlo Zauli di Romagna che c’eri andato una sera che lei aveva i capelli bagnati e la bicicletta e poi vi è venuta fame e i rumeni e la piadina e il viale della stazione e il parco Tassinari Bertozzi vien dal Mare con la quercia dietro la casa del petroliere che tanto non ti vede perchè è buio e voi siete accecati dall'azabajamento e credete che tutto il resto del mondo sia così. E poi Mina, sì Mina, anzi Mine, sì sono due, la meno nota è la cantante, quella che l’importante è qualcosa che non mi ricordo, e l’altra, la più nota, è la barista che ti sorride ogni volta che te la incontri fuori orario e pensa : “E’ bella la tua amica”. Sì cazzarola, parecchio pure.

Ahh le coincidenze, che strane che sono, scrivono la storia, una storia che inizia in bici, prosegue in macchina, inizia col sole, finisce con la pioggia, un casino di pioggia che non si vedeva da anni in questo periodo, una pioggia così fa venire l’artrosi, mentre il sole faceva riluccicare tutto, faceva anche un po’ sudare, soprattutto la domenica pomeriggio, a luglio, quando correre era da matti, ma i matti perdono la testa e fanno perdere la testa, e succede che ti metti a scrivere delle storie strane, iniziate alle 23.30 e finite alle 1.05, senza capo né coda, scritte per il gusto di riassaporare degli attimi particolari e, anche se  l’ho già detto mille volte, i particolari non te li dimentichi mai. cazzarola, mai…. Buonanotte….