Luì è rientrato... per adesso....

Venezia, Mestre, Padova, Bologna, Faenza. Luì è tornato a casa.

E’ già al terzo giro, Via Naviglio-Via XX Settembre-Corso Baccarini-Via Naviglio, non trova parcheggio, il piano sosta sta favorendo il centro storico ed effettivamente la piazza è libera, giusto giusto di fianco alla fontana, sotto la scalinata del Duomo, c’è un sacco di posto, il resto delle vie è occupato dai residenti che hanno pagato il ticket sosta e per questo sono convinti di aver comprato un posto auto, qualcuno è andato anche dal notaio per il rogito, e visto il prezzo non hanno nemmeno tutti i torti e per questo hanno deciso di lasciare l’auto lì per sempre, chiusa a chiave e senza assicurazione, gomme sgonfie e una catena con lucchetto in fibra di carbonio agganciata al parchimetro. Sindaco, il posto è mio e lo gestisco io.
Luì comunque se ne frega, è ancora un po’ perso, lo sguardo intendo, e decide di lasciare l’auto comoda comoda in piazza d’Armi, da quando fa 6.7 km a 4,55 metri al secondo le distanze non lo preoccupano più.  Poi con tutti i caffè che beve l’adrenalina da una mano.

Due minuti e arriva di fronte al portone, suona, sa che non c’è nessuno in casa, vive solo, però sta cosa di suonare gli piace, se è piuttosto veloce riesce ad entrare di scatto e trovare il monitor ancora acceso, guarda fuori, magari passa qualcuno per caso e Luì si mette ad osservare, lo sguardo è sempre perso di fronte a quel monitor, chissà che cosa ci troverà di così interessante…
Un tortorina sta tubando in cortile, si intorta un piccione, fanno un casino esagerato, la tortorina soprattutto, il piccione se lo tira, crede di essere un professionista, è convinto di essere riuscito ad invertire i ruoli, sa che non deve concedersi alla tortorina, almeno non subito, deve giocarsi la carta dell’interesse distaccato, un cenno della testa, cordiale, misterioso, lento, ecco magari un po’ lento che crea aspettativa,  tecnica infallibile, almeno sulle prime, dopo arriva un piccione veloce e la tortorina che nel frattempo si è rotta fugge con lui.

I festeggiamenti per il compleanno l’hanno fiaccato, e poi è triste, aveva preparato il regalo ma si era dimenticato il biglietto a casa, ed un regalo senza biglietto non si può vedere, eh sì, perchè si deve sempre raccontare il perché, il bigliettino serve a quello, a raccontare il perché, è come regalare un libro senza due righe  sulla terza di copertina, un sottotitolo personalizzato che trasmetta sensazioni, si dovrà dire perché vale la pena leggerlo? Oppure perché vale la pena non leggerlo... questa effettivamente mi piace... non l’ho mai fatto ma potrebbe essere un’idea: “Ti regalo questo libro, non leggerlo perché fa cagare!”. Comunque un regalo senza biglietto è come invitare a cena una ragazza la prima volta e lasciare che sia lei a pagare, ti da l’idea di quello che “ho fame, in casa non ho nulla da mangiare,  pulita sei pulita, simpatica abbastanza, sei comoda, perché non usciamo a cena?”. Quindi in fondo meglio così, che abbia festeggiato da solo intendo.
Il bigliettino comunque l’ha ritrovato, ma è scaduto, fuori tempo massimo, è ancora un po’ indeciso se conservarlo o gettarlo nel cestino di fronte, sta pensando di darlo al piccione così da giocarsi un’ultima opportunità, solidarietà maschile contro chi va troppo veloce.

Squilla il cellulare:
“Comunque voglio spiegarti perché sei stronzo! Io…”
“No, no, non me lo spiegare per favore, hai ragione, mi hai convinto, hai ragione…”
“Perché tu mi hai detto che…”
“No, io non ti ho mai detto nulla…”
“Sì è vero, ma mi hai fatto capire che..”
“No, non ti ho fatto capire nulla, l’unica cosa ti ho detto è che il film era brutto, lo faccio sempre, è sperimentato, c’hanno studiato sopra dei miei amici che ne sanno e quindi…”
“Uffa, gli gnocchi, stanno scuocendo, ti chiamo più tardi”
“Ok, grazie, ci tengo, tra un po’ di tempo però, più tardi tipo tra due anni ok?”.

Doccia, barba, un Ramazzotti, due compresse di melatonina complex e poi a dormire. E’ stanco, Luì incredibilmente è stanco e decide di andare a dormire, domani l’aspettano presto in ufficio, il letto è sfatto e la spondina di protezione bimbi è alzata. Ottimo deterrente contro l’invadenza in questa fase "eremitico decadente senza spazio per l'ingresso di estranee". Prima di addormentarsi si rigira un due tre volte, gli è parso di sentire un profumo  noto tra le lenzuola, no…. impossibile… troppo tempo, è un errore. Chiude la finestra,  prima però uno sguardo al cortile, anche il piccione è rimasto solo, dorme appollaiato sul filo che regge il roseto, un attimo, c'è qualcosa di strano? Ah no niente, stringe solo un bigliettino di auguri nel becco…

3 commenti:

  1. ...questo Luì mi somiglia troppo...anzi mi copia!! la fase "eremitico decadente senza spazio per estranei" l'ho inventata io! però è un errore considerarla una fase... in realtà è lo stadio ultimo, il traguardo da raggiungere per diventare finalmente esseri umani completi, non più schiavi del capriccio altrui.
    F.

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  2. Come traguardo non è il massimo però! Io l'ho pensata come conseguenza dell'impossibilità di avere ciò che si vuole e incapacità di fare spazio a surrogati! Risultato: nichilismo socio-psicologico!! Si potrebbe fare di meglio!!!

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  3. Devi trasformare l'impossibilità di avere ciò che si vuole in capacità di non desiderare più nulla. E ora non mi citare Esopo.
    F.

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