Le cabine

E i due ad un tratto fuggirono, si nascosero incoscienti dietro le cabine, avevano voglia di fare l’amore, consumati dalla passione e dal non si può, a proteggerli non c’era nemmeno la nebbia... ma a loro non importava. 

Troppo coinvolti dall’attimo, adrenalina e testosterone, cozze e salsedine, ampi calici da poco svuotati e risa sguaiatamente intense. 

Correvano abbracciati sulla spiaggia all’imbrunire, la sabbia li rallentava.

Erano giovani ma non lo sarebbero stati per sempre, nonostante lui troppe volte si comportasse come fosse convinto del contrario,  “allora bruciamoli questi istanti” si dissero, dimenticando per un dieci minuti la slavina di difficile che li inseguiva lontano da lì.

Il mare fuori stagione è perfetto per gli eterni insoddisfatti, terapeutico direi, lo sciabordio disordinato delle onde è “il sottofondo suo”, le grida stizzite dei gabbiani a scacciare pensieri.

E poi pensieri sempre in sincrono che, non si capisce il perché, finiscono troppo spesso con il prendere strade opposte.

“Da grandi ci perderemo e continueremo a sognarci” pensò lei senza dirlo, aveva jeans bianchi.


Lui la baciò con la lingua, lei sorrise affaticata da tutta quell’attesa, si amarono ancora una volta.


Fu semplicemente bello.










La felicità 😁

“Sei felice?”

“Felice?”


“Sì, felice...”


“Mah... non saprei....”


“Come non saprei? O sì o no!”


“E allora ti rispondo perché”


“Cosa perché?!”


“Perché felice”


“Ma che risposta è perché felice?”


“Niente, è così, perché felice! 

Dovrei? Lo sono? Lo sei? Lo sarò? Lo fui? Lo sarei stata? Avrei dovuto esserlo? Potrei esserlo ancora? Ne sarei stata capace? Felice da sola o felici in due? E in tre? Magari in quattro? E in sei? Potevo essere felice in sei? Se non sai perché inutile interrogarsi oltre”


“Io lo so”


“Perché allora? Dimmi..”


“Perché sì!”


“Eh non vale così”


“Oh si che vale... perché felice è la vera domanda, e pure la vera risposta, l’hai detto tu e hai ragione!”


“Allora rispondimi cazzarola!”


“Si. 

Sono perché felice! 

Lo sono perché lo sono stato, una volta e forse anche due, lo sono perché ho sorriso e se ci ripenso sorrido di nuovo. 

Lo sono perché ha avuto senso e ne è valsa la pena.

Lo sono perché lei sa quello che nemmeno io so.

Lo sono perché sono stato insonne pensando a lei.

Lo sono perché sono stato inappetente per colpa di lei.

Lo sono perché ho goduto di lei, ho goduto con lei, ho goduto per lei.

Lo sono perché noi lo eravamo.

Lo sono perché faceva caldo, e poi freddo, e poi autunno, inverno, primavera e pure estate, prima afa e poi gianetta.

Lo sono perché diversamente sarebbe mancato un pezzo.

Lo sono perché fanculo bilanci e bilancini, dove sono finito e dover andrò, cosa farò e cosa farà, ero giovane e incosciente, era giovane e intensa,  bella e disarmante, vera e non verosimile, emozionata ed emozionante, col naso all’insù e gli occhi profondi, capiva senza bisogno di spiegare, dava senza bisogno di chiedere.

Lo sono perché un attimo a volte è sufficiente.

Lo sono perché sono diventato grande con lei.

Lo sono perché sono rimasto piccolo con lei.

Lo sono perché la felicità arriva, resta un po’ e se ne va, e non perché sia cattiva, matrigna o chissà cos’altro, ma solo perché è così che funziona, le cose succedono e passano, un po’ come fare all’amore, questione di coito... prima o poi s’interrompe.

Vedi che ho capito il perché?!”


“Non ti chiederò mai più nulla!”


“E perché mai?!”


“Perché sì”


“Eh... così non vale!”


“Oh si che vale, sì sì... vale proprio un bel po’...”