L'uomo abbandonato

Da "vita di #Luì..."

Riassunto: vi ricordate di Agata e Luì? Qualche post fa? No? Sono due tipi, anzi una tipa e un tipo, cercate indietro nel blog o su FB e rileggetevi la storia da soli che i riassunti mi annoiano.

La fuga silenziosa di Agata aveva gettato Luì nello sconforto, e quando Luì è sconfortato diventa pericoloso, soprattutto per se stesso.
Tre giorni erano passati e lo sconforto si era fatto rubrica telefonica passata al setaccio e 25 whats app inviati ad altrettanti numeri.
La percentuale di insuccesso è stata spaventosa: una non poteva uscire perché sabato doveva sposarsi; una non poteva uscire perché non si ricordava chi era Luì, un'altra non sarebbe uscita perché si ricordava troppo bene chi era Luì; quattro non hanno risposto; tre hanno risposto con una parolaccia; una ha risposto con due parolacce; un'altra ha scritto: "ok esco, però questa volta mi sposi"; due: "mi spiace non riesco, stasera esce mio marito"; tre: "scusami stasera no, mio marito non esce".

Non si dovrebbero abbandonare le persone senza dare spiegazioni, ma d'altra parte non si dovrebbe spiegare neppure troppo, il troppo stroppia si sa, e sa pure di alibi. 
Il giusto sarebbe: "Ciao, io vado, non torno più", poi a seconda del perché: "non torno più perché ti amo" - "non torno più perché non ti amo più".
E chi resta non dovrebbe fare domande, dovrebbe prendere atto e tacere, è sufficiente un: "Ciao... ci vediamo in giro, è stato bello"! E soprattutto non si dovrebbe mai aggiungere: "...però mi dispiace, mi dispiace perché ci credevo davvero in noi". 
È la frase più patetica che possa essere detta, fa zerbino da paura, non serve a nulla e fomenta nell'altro/a un sentimento da "fattene una ragione e non cercare di farmi sentire in colpa che già non capisco perché ho aspettato tanto".

Se Agata non fosse fuggita in totale camuffa e Luì avesse avuto l'occasione di parlarle, di certo avrebbe sfoderato tutto il repertorio del perfetto mollusco lessato, uno schifo di uomo fantoccio, poi avrebbe comunque attraversato la fase 25, altrimenti detta "adesso te lo faccio vedere io chi sono!".
Per fortuna Agata gli ha risparmiato questa sceneggiata.

L'uomo innamorato e mollato fa sempre sceneggiate, e passa sempre dal "vado con le prime 18 che mi capitano", per questo ne chiama 25, sa di non essere in grado di raggiungere il cento per cento. 
Alcuni sono costretti a cercarne 47 per ottenere il risultato.
E questa è una delle robe più insoddisfacenti che possano capitare nella vita di un uomo, il sesso fatto così prende la forma del "quando finisce??", e le ragazze stesse fingono l'orgasmo con quindici minuti d'anticipo per fare presto.
Se poi dovesse capitare di risvegliarsi insieme ecco allora che l'uomo innamorato (di un'altra) spiega al mondo che cosa significa "fantasia al potere", si inventa di ogni per andarsene: "Io scappo scusami, devo andare alla laurea di mia figlia" - "Laurea?? Ma come se ha cinque anni?"; "Piccola io vado, oggi mi operano il cane, sono in ritardo"; "Sai darling mi devo alzare, soffro di risveglio precoce!".
Conosco uno che ha chiamato i carabinieri denunciando di essere stato rapito.
La donna lo sa, qualche volta si finge una neo-comprensiva, qualche volta manda a fare in culo, spesso non saluta.

Non ci si dovrebbe innamorare, non ad una certa età, Luì lo sapeva, ad una certa età si diventa troppo sinceri con se stessi per raccontare la verità agli altri, e visto che innamorarsi è essere sinceri, bisogna lasciar stare fin da subito.
E poi ad una certa età si diventa refrattari, refrattari alla novità, vince lo status quo, la tranquillità, e questo soprattutto nelle donne.
I single si crogiolano nella singletudine, gli accoppiati si convincono che la noia della coppia consolidata sia sinonimo di amore maturo, quelli travolti da una storia passata continueranno a farsi travolgere, gli apatici non vivono e giudicano la smania degli altri.

Allora è giusto rinunciare alla felicità per evitare di farsi male? Assolutamente no, non è giusto, però non ci si deve meravigliare se poi si fa del casino, l'importante è non aver paura delle conseguenze. Le conseguenze fanno parte della vita.

Quindi? Quindi non lo so, Non so che cosa succederà a Luì, non so neppure che succederà ad Agata, tutta sola in quel paese silenzioso.

To be continued...





L'uomo tipo non è complicato, è solo un tipo di uomo.

Quando quattro ragazze nella stessa sera ti dicono, quasi accusandoti, “Ma come siete complicati??!!”,  qualche certezza vacilla.

E tu che hai sempre sostenuto il contrario inizi a farti domande, non dovresti ma lo fai.

Ed ecco allora che è bene fissare qualche paletto e fare un po’ di chiarezza.

Facciamo un minimo di premessa, quasi una legenda: semplice non è sempre sinonimo di basico, normale non è una bestemmia anche se fa schifo, è bene distinguere tra medio e banale.

Di chi parlo? Dell’uomo chiaramente. Sì, le quattro ragazze di questo si lamentavano, della complicatezza dell’uomo, quasi un’accusa di “femminizzazione” caratteriale del maschio tipo.

Accusa tra l’altro che sempre più spesso viene gettata sul tavolo, la femminizzazione del sesso ex-forte intendo, e non solo caratteriale, ma anche fisica (l’uomo depilato e botulinizzato), e femminizzazione di tempo (l’uomo che impiega più di trenta minuti per prepararsi prima di uscire), e anche di modi e abitudini (l’uomo che sempre più spesso si siede per fare la pipì), e poi di emozioni (anche gli uomini piangono).

Bene, sappiate che non è vero, l’uomo non è complicato.

Parlo dell’uomo normale è chiaro, del maschio tipo per intenderci, quello sui quaranta e qualcosa, professionalmente attivo, jeans e Tods, camicia e maglioncino oppure giacca e cravatta, capello corto ma non asimmetrico, barba curata ma non troppo anzi quasi al limite della circostanza, circonferenza vita (quella che una volta era la pancia) leggermente accennata ma rassicurante, orologio al polso, che legge almeno un quotidiano al giorno, che dice parolacce ma solo quando è arrabbiato o quando vuole sintetizzare, che ama cenare al ristorante ma crede pure che si possa mangiare a casa senza necessità di imitare ogni volta Carlo Cracco.
Quello che dice buongiorno-grazie-prego, quello a cui piace un sacco guardare le donne, quello a cui piace fare l’amore e qualche volta pure scopare, quello curioso, che ascolta volentieri ma vorrebbe pure intervenire nella conversazione, quello sposato-fidanzato e con l’amante e pure quello single.
L’uomo medio insomma,  quello che fa statistica.

E’ chiaro che se ci spostiamo sull’uomo omologato allora è un’altra cosa, non è complicato neppure lui, ma per altre ragioni.
L’uomo omologato è quello col pantalone corto e le scarpe lucide che poi va a letto col pigiama di flanella quando è solo o col boxer aderente quando è in compagnia, a volte vegano, ama il sushi anche se non l’ha mai assaggiato, si disegna le sopracciglia,  mangia il prosciutto crudo senza grasso, si guarda allo specchio in palestra non per la postura ma per vedere se la maglietta cade sul punto giusto.
L’uomo omologato a volte prende pure la via del politicamente corretto, clarks e pantalone di velluto, giacca non abbinata e barba trasandata con cura, ma poi va a letto pure lui col pigiama di flanella quando è solo e con lo slip anni settanta leggermente sovrabbondante quando è in compagnia.
L’uomo omologato è  sposato-fidanzato e con l’amante e a volte single, in questo cosa non si distingue da quello tipo, diciamo che qui tutto il mondo è paese, cambia forse la tipologia di partner ma poi nemmeno tanto.
L’uomo omologato non fa statistica, fa massa.

Anche l'uomo omologato non è complicato, spiegare il perché è inutile, diciamo solo che non è complicato perché non ha capito che cosa significa essere complicato, l’ha cercato pure su Wikipedia, ha digitato “uomo complicato” ma niente, non si è aperta nessuna pagina e quindi è andato subito in bagno a radersi i peli sotto le ascelle e puoi fuori in piazza a manifestare per la pace nel mondo.
L’uomo tipo invece non è complicato perché è  soltanto logico.
Un logicamente semplice, un lineare a modo suo se proprio vogliamo caratterizzarlo.

L’uomo tipo è curioso di vivere la propria vita, anzi azzarderei una provocazione: l’uomo tipo è un uomo alla ricerca di una felicità strutturata.

Felicità strutturata… che bella cosa. La felicità strutturata è semplice una volta trovata, e quindi l’uomo strutturalmente felice è semplice, e mi ripeto proprio perché voglio dar forza al concetto.

Ma attenzione, ed è forse qui che le quattro ragazze si ingannano nel loro giudizio, essere alla ricerca di una felicità strutturata non significa affatto non complicarsi la vita!!
Anzi, nove volte su dieci l’uomo tipo proprio questo fa: si complica la vita.

Allora amiche mie, datevi e dateci una possibilità, se incontrerete ancora uomini tipo sulla vostra strada non tacciateli di “complicatezza” a prescindere, fermatevi un attimo ad ascoltarli...

E quando vi dicono che non sono pronti perché sono usciti da una storiaccia ma purtroppo la storia non è ancora uscita da loro, magari è vero, non è tanto difficile da capire, è così. Punto.
Due le alternative per voi: avete la voglia e la pazienza di aspettare col rischio di restare deluse? Sì o no, una sola risposta. E’ desolante forse, ma è semplice.

Quando l’uomo tipo vi dice "ti amo", magari lo dice perché le parole sono gratis e gioca questa carta pur di portarvi a letto, ma magari è vero, e questo, per inciso, non toglie che voglia portarvi a letto ugualmente. Però punto, nessun retroscena.
Due le alternative per voi: gli credete o non gli credete, ci finite a letto oppure no, ma non è complicato, è semplice, sì o no. E’ disarmante forse, ma è semplice

Quando l’uomo tipo è arrabbiato e non ve lo dice non ha necessariamente qualcosa da nascondere, magari vuole solo evitare una discussione per una banalità che sul momento gli ha fatto girare le balle ma che passerà dopo due sorsi di Brancamenta. E quando invece l’uomo tipo è arrabbiato e ve lo dice, non vi cerca perchè è un bambino capriccioso incapace di arrangiarsi da solo, magari vuole proprio discutere per qualcosa che davvero ritiene importante. Punto, è tecnicamente umano, non altro.
Due le alternative per voi: vi rendete conto che effettivamente attribuire diversi livelli di importanza ad una stessa cosa non è solo possibile ma pure normale, quindi fomentate la discussione oppure la assecondate, sì o no. E’ pericoloso, ma non è complicato.

Quando un uomo tipo non vi dice subito ma poi diventa meno presente ed infine se ne esce che ha bisogno di una pausa di riflessione, due sono le alternative: ha bisogno di una pausa di riflessione, ha un’altra. Punto, terzo non datur.
Due come sempre le alternative per voi: lo aspettate, accettate l’invito di un altro uomo tipo che vi sta massacrando di messaggini-mail-telefonate e caffè da tre mesi a questa parte strafottendosene dello stato “impegnata” su FB. Sì o no. E’ cinico, ma non è complicato.

Bene, la chiudo qui... così, tranciando, ma consentitemi una cosa ancora, una piccola chiosa per chiarire il concetto: l'uomo tipo non è complicato ma è solo uguale alla donna tipo, una donna che a ben vedere non fa altro che cercare la felicità, anzi diciamo pure una felicità strutturata, che probabilmente questa... ecco...  diciamolo pure, questa sì che con ogni probabilità è un po' più complicata da trovare.
E la donna omologata? La donna omologata è andata a comprare la ceretta per il suo toy boy, ci racconterà un'altra volta.