Pensieri e vecchi palazzi


E poi camminiamo distratti accarezzando “sgretoli di muri per cuori segnati” (cit.), come a rincorrere ricordi fascinosi di un film 🎥 d’antan, tutto passione e intrigo, inossidabile al tempo come un adolescente di quarant’anni che li voleva fermarsi, rapito dal fantastico.

La passione si nasconde nel particolare, nell’attimo, nell’accorgersi all’improvviso di quanta fortuna ti sia passata tra le mani, sulle labbra, tra le pagine non scritte di un libro sempre abbozzato e mai terminato, come goccioline salate di un amplesso unico che evaporano rapide tra i sorrisi appagati di due amanti improbabili.

La sera è dolce, basta saperla ascoltare, senza prendersi troppo sul serio, senza aspettarsi nulla da Lei che si intrufola ostinata tra le pieghe dei pensieri.

È bello abbandonarsi al tempo in una successione di pomeriggi rubati, di notti a metà, di caffè e pasticcini, di digiuni allegri tra le lenzuola.

L’ostinata discrezione del bello si sposa con la sfacciataggine di uno sguardo che non si abbassa neppure di fronte ad un cuore che batte a mille.

È sì... che strane e improvvide sensazioni si nascondono sotto le finestre di antichi palazzi, ogni pietra una parola, ogni parola una storia..

La coppia

Ma poi davvero la coppia chi è?

Io lo so che voi, voi che state leggendo queste poche righe, sì proprio voi, voi che appena vi siete trovati di fronte a questa parolina di sei lettere, una “c”, una “o”, due “p”, una “i” e una “a”, avete pensato all’altro… sì all’altro dei due, all’altra parte della mela, e non un’altra mela a caso, ma proprio quella mela lì, un’altra mela nello specifico.

Non importa se parliamo di una mela matura, appassita, dolce, croccante, scadente, rossa, verde, raggrinzita, soda, è la mela e c’avete pensato.
E c’avete pensato non “uaooo”, c’avete pensato “ahh…”.
Sì anche voi innamorati, anche voi convissuti e conviventi, anche voi occupati, anche voi che uno più uno fa sempre due, anche voi c’avete pensato “ahh…”.

E’ sì perché la coppia in fondo è sempre prima l’altro, o l’altra, l’altro con le sue pretese, le sue mancanze, i suoi spazi troppo occupati o troppo liberi, i calzini che puzzano, il perizoma abbandonato sulla spalliera della sedia di fianco, l’altro con il calice in lavastoviglie, l’altro disattento, l’altra attenta, l’altro caldo, l’altra fredda, l’altro con la cervicale quando sta in casa e la camicia bianca aperta al terzo bottone quando esce con gli amici, l’altra che balla il tango, la salsa, lo swing e non ha mai tempo di parlare di voi.

Non negate, quando si dice coppia il primo pensiero non è mai “due, ma è “uno” che interagisce con lo spazio “dell’altra”, è “una” che occupa lo spazio “dell’altro”, in una convenzione di intenti e di passioni d’amorosi sensi.

La coppia è la somma di “uno” più “una” o viceversa, un “uno” più “una” che non fa “due”, fa prima “uno”, poi “una” e poi forse “due”, e molto spesso anche “tre” o “quattro”.

Non vi scandalizzate, è normale, è così, non è mica brutto o cattivo questo primo vostro pensiero, è solo un dato di fatto, è la natura.
Diceva un mio maestro: “l’uomo e la donna sono animali sociali”!
Animali sociali perché amano relazionarsi, amano socializzare, amano stare insieme a lei, a lui e agli altri, e amano anche l’amore, ma aggiungo io: prima di tutto l’uomo, che lo voglia o meno, l’uomo è sé stesso o quanto di più simile si possa immaginare.

L’essere umano è una somma di silenzi, di caratteristiche, parole, saliva, foga, noia, lentezza, velocità, fancazzismo e straordinari al lavoro tre volte la settimana.
E  ancora è testosterone e progesterone e poi quello che vi pare, e la coppia non è altro che un mix di tutte queste cose, che in natura non stanno mica insieme da sole, ed è per questo che nel mondo degli umani noi le costringiamo.

Le costringiamo per  amore,  altre volte per necessità, ma anche per paura, per procreare, per convenzione, per  andare al cinema il sabato sera e al centro commerciale le Befane la domenica pomeriggio, da Bulzaga a Natale ed in vacanza a ferragosto.
A volte le costringiamo “perché di notte ho i piedi freddi e altrimenti come faccio?!”.
Spesso le costringiamo per il sesso, bello-unico-intenso-avvolgente.

Anche il single è coppia, è la coppia che non può essere (tu single che leggi lo sai, è dall’inizio che stai pensando a quella castana con gli occhi verdi che lavora due scrivanie da te e che non ti fila manco per niente, non mentire dai!!), ed è pure la coppia che è stato, che forse sarà, è la coppia occasionale – quella da una botta e via, è la coppia scoppiata.

Il single è le coppie di tutti i suoi amici, è il terzo o anche il quarto, è uno dei due solo che l’altra ancora non lo sa.

La coppia è  il tendere verso cui tutti costantemente s’incamminano, è il cercarsi, il perdersi, il ritrovarsi, il riperdersi, la coppia è costellata di botole mai aperte, di pensieri non detti, la coppia è pazienza.

Quest’analisi non ha pretesa di nulla, è nata osservando due ragazzi che passeggiavano tenendosi per mano, senza guardarsi, assorti nei loro mondi singoli,  loro andavano ed io li seguivo a pochi passi, non perché sono uno stalker ma solo perché mi precedevano lungo la via e il ritmo del loro incedere non era il mio e io sono stato costretto a rallentare e ad accorgermi di loro.
Secondo me si amavano, si probabilmente si amavano, in maniera forse un po’ abituata, ma si amavano, l’ho capito dall’andatura sincronizzata, avrei provato a separarli di qualche niente e son sicuro che avrebbero continuato a camminare con lo stesso ritmo.

Una coppia di giovani innamorati, prima uno e poi l’altra, una somma di single che si tenevano per mano.

E poi provi ad immortalare un attimo...

Calmo, il mare era tremendamente calmo.

Piatto, il mare era piatto e carico di una pace inquieta, trasmetteva potenza e solennità, e tutto attorno una caotica solitudine.

Sola era Ilma che stava attraccando lenta... e l’uomo arancione che lanciava la cima esausto si godeva il ritorno, felice, chissà perché poi.

Libera, libera la vela che stava rientrando al porto, libera come le onde che scivolavano una dopo l’altra, pochi centimetri in successione a ricordarti quanto niente basta per farle arrabbiare.

Il mare d’inverno è libertà, sì... libertà, libertà e salsedine, racconta storie, storie di punti e virgole e parentesi e pensieri di getto, che provi a catturare tra le pagine elettroniche di un blog in cerca di un senso.

E noi tutti qui a guardare, a riflettere e a riflettersi, ognuno con le proprie storie, il proprio passato, il futuro velocemente in transito sul presente.

Fermarsi un attimo fa diventare grandi, rilassa.
Scrivere aiuta, è un po’ come parlare con qualcuno di cui ti fidi davvero.

La sabbia, lo sciabordio, il pattino, Rimini, gli amici, le luci sullo sfondo, il sole al tramonto, tutto tremendamente banale nella sua normalità, eppure capace di regalare emozioni.

Le emozioni abitano dentro di noi, nascoste, intense, a volte si lasciano andare per poi farsi cullare dal ricordo.

A me il mare fa venire in mente le fragole 🍓, quelle rosse, quelle dolci, quelle perenni, le emozioni hanno il sapore delle fragole, le fragole vivono al mare, e pensare che un tempo non sapevo apprezzarlo.