Il mare d’inverno (titolo banale per schizzi di parole)

Un rappresentante di vini attende che il barista saluti quel cliente che gli parla del nonno novantenne di Riccione, pare sia stato uno forte, aspetta e indugia con lo sguardo sul cappuccino appena servito alla ragazza con le trecce, gambe lunghe e seno prosperoso, regge la sua borsa da lavoro con la sinistra, sono le 9.25 ma è già stanco, si percepisce, non è bello.
Il capo è da lui, passi che è senza biglietti da visita, passi che di lì a poco scriverà il listino prezzi “a mano” su di un blocco a quadretti, passi il tono di voce monocorde pre-tragedia e post-drammatico, passi che guardava il cappuccino e non le tette, ma che abbia rifiutato il caffè offerto dal titolare del Souvenir non si può vedere.
La sua vigna non ha futuro, può iniziare ad estirparla già oggi pomeriggio.

Entrano due ragazze, una bionda e l’altra pure, mascherina e tuta, scarpe da ginnastica e k-way, una ha i fianchi larghi l’altra no, si siedono, non si vedono da tanto tempo, tolgono l’FFP1 e ordinano cappuccino e briosche, poi all’improvviso si alzano e si abbracciano, dicono “daiii” e “finalmenteeee” trascinando all’infinito le “i” e le “e” come fanno abitualmente le ragazze.
Quella più alta e dai fianchi stretti ha conosciuto da poco un ragazzo, lo ha visto per la prima volta tre o quattro mesi fa sulla storia Instagram di un amico mentre faceva yoga, se ne è innamorata, è felice, non so se per merito dello yoga o del ragazzo.
Sono entrambi di Marebello, credo sia importante dirlo, io avrei scommesso su Rivazzurra.
“Siiii”, “daiiiii”, dice l’altra strasorridendo e trascinando all’infinito le “i” come fanno abitualmente le ragazze. 
A me piacerebbe sapere cosa pensa davvero quella con i fianchi larghi di questa neo storia d’amore, mi piacerebbe sapere se pure lei è fidanzataaaaa (e lo scrivo trascinando all’infinito la “a” per calarmi di più nella parte), ma non mi è dato.

Dentro l’atmosfera  è retrò come piace a me, la veranda è retrò come piace a me, la barista (moglie del barista di prima) è retrò come piace a me, il caffè è buono come piace a me, fuori il mare si agita parecchio come piace a me e dodici piccioni goffi cercano riparo dietro una duna, uno di loro guarda i gabbiani, sono certo provi una leggera invidia per tutto quel volare incuranti del freddo.

Il mare fuori stagione è fatto per gli amanti, i muratori, i sognatori e i mafiosi al confino.

I primi lì trovi a metà mattina nei divanetti laterali di Pascucci, defilati ma non troppo... lui con un occhio all’entrata e l’altro sulle labbra di lei, labbra che lo hanno sempre fatto impazzire fin dalla prima volta in cui si sono incontrati in sala riunioni, l’espressione è un misto tra il “non è come sembra, posso spiegarti” e il “andiamo in hotel, abbiamo solo due ore ancora” - già pronto in sostanza per ogni evenienza. 
Lei invece è proiettata verso l’uscita, tranquilla ma non troppo, sicura di sé e del suo rossetto rosso semipermanente che fa pendant con l’intimo d’assalto che indossa sotto un jeans attillato abbinato ad una camicia in seta nera, tacco nove ottimo anche per l’ufficio. 
L’espressione è quella di “quando ti ho conosciuto eri diverso, proprio come mio marito, dai andiamo in albergo che questa storia deve finire prima di giovedì prossimo”.
Se lui fosse un po’ meno annebbiato dall’ormone si accorgerebbe della fine imminente, ma è un cazzone, non c’è niente da fare.

I muratori invece li vedi caricare macerie su van ammaccati fuori da alberghi in ristrutturazione, sigaretta stropicciata d’ordinanza obliqua sul labbro lato destro, sguardo incazzato e pantaloni carichi di calce. 
Sbadilano e guardano i due amanti uscire dal bar, poi li osservano mentre scrutano guardinghi i parcheggi intorno per dirigersi lesti verso l’hotel, già sanno che per lui è finita, sarà l’ultima, i muratori hanno una spiccata sensibilità per queste cose, vedono oltre!

I mafiosi ci sono, lo sai ma non li vedi, te li immagini ma distogli subito il pensiero, in fondo meglio lasciarli perdere, non è importante interessarsene e soprattutto non fa bene.

Infine i sognatori... li vedi passeggiare sulla battigia, poi sul molo, poi tra le dune dell’Hakuna Matata, poi mangiare piadina formaggio e alici accompagnandola con un Sangiovese riserva ma non troppo. 
L’espressione è quella tipica del “cazzarola non mi ricordo più il sogno che stavo facendo, adesso ci penso meglio ma non mi devo far accorgere” e questo da loro quell’aria da cliché ambulante che tanto li aggrada.
Sono lenti e ondivaghi nel loro incedere, come fossero alla ricerca di qualcosa, di qualcuno, di qualchè.
Amano il vento, odiano i rumori, stimano il sole, si commuovono raramente, si rammaricano spesso.
Sono impazienti di diventare un giorno pazienti ma non capiterà mai.
Amano l’amore ma soprattutto la passione e le emozioni struggenti, si rifugiano nella noia, aiuterebbero volentieri a caricar macerie sul van ammaccato.

Pure i muratori sognano, lo so, e anche gli amanti si dice, soprattutto all’inizio, i mafiosi non credo, anche se non ne ho mai conosciuto uno (almeno penso), li faccio tipi soprattutto pratici.