Lei, lui, il lupo sulla spiaggia

Pioveva sì, pioveva una pioggerella soffice, fin troppo leggera per quelle nuvole grigie ed arrabbiate che litigavano tra di loro per un posto in prima fila vista orizzonte.

Quei due passeggiavano, mano nella mano, passo passo, tra il bagna e l’asciuga, tra il chiaro e lo scuro, tra il giusto e lo sbagliato.

Sarebbe stata una delle ultime volte che si sarebbero visti, lei aveva deciso, non se la sentiva di mollare quel tutto fatto di niente ma così impegnativo, glielo aveva appena detto... “basta non possiamo più continuare così... non ce la faccio....”.

Lui l’ascoltò senza guardarla, solo le strinse la mano un po’ più forte... sapeva fin dall’inizio che non poteva funzionare, perché le storie così non funzionano mai. 

Proprio mai.

Si incontrarono la prima volta in quel caffè poco distante da dove si trovavano ora, “Bar delle Rose”, lui era da quelle parti per lavoro, lei faceva colazione dopo il turno di notte. Lui normalmente vendeva denaro, lei abitualmente salvava vite.

La notò appena mise piede nel locale, era stanca stanca, si capiva dallo sguardo e dal cappuccino scuro scuro doppio caffè che stringeva tra le mani quasi fosse un’impresa troppo ardua berlo. Quella notte due emergenze in sala operatoria, tutto quasi bene, era soddisfatta.

Le dita erano affusolate e le unghie laccate di rosso, un rosso intenso e luccicoso.

Lui ordinò due bomboloni e un americano in tazza grande, si avvicinò, si sedette di fianco a lei e “ciao, ho scelto quelli con lo zucchero in granella, mooolto meglio!”.

Lei lo guardò come si guardano i pazzi, indecisa tra il chiamare la polizia e sorridere.

La crema era esagerata, strabordava.

Si conobbero così, un anno prima, lei era abbastanza sposata, lui no, lei era bellissima lui meno, lei dolce lui triste, lei emozionante lui pure.

Dal bombolone passarono alle risate, dalle risate agli sguardi, dagli sguardi allo scambio dei numeri, dai numeri alle telefonate sempre più frequenti, poi incontri rapidi a fine turno di lei, poi la passione, poi la confidenza, poi la saliva, poi il desiderio, poi l’intesa, poi il bisogno, poi lei iniziò ad uscire sempre più spesso con “le amiche” che tanto l’abbastanza marito non se ne curava, poi la casa al mare di un amico di lui diventò il loro spazio di fuga dalla realtà, poi iniziarono a volersi sempre un po’ di più, sempre un po’ di più, sempre un po’ di più...

Ora era finita, tempo scaduto.

Un cane era passato di lì poco prima di loro, aveva lasciato impronte delicate sulla sabbia bagnata, lui continuava a non dire nulla, lei tremava, la pioggia scendeva, le onde facevano le onde scivolando prepotentemente a riva..

Le persone s’incontrano spesso nel momento giusto della vita sbagliata, è così che nascono gli errori di cui poi ci si innamora perdutamente. 

Lo sapevano entrambi che non avrebbe funzionato, ma lasciarono che accadesse cercando di prolungare il più possibile quel fantastico “non s’ha da fare”.

Lui la baciò, la sua bocca sapeva di sale e disperazione, continuò a tacere.

Forse le impronte non erano di cane, forse era un lupo, un lupo di mare a caccia di bomboloni.

Non si salutarono, lei andò verso la sua auto, il vento le sollevò leggermente la gonna mentre saliva, la pelle nuda che lui conosceva così bene, lo stivale nero, lo sportello si chiuse silenziosamente.

Lui continuò ancora un po’, camminava lento, “Bar delle Rose”, entrò, “un americano in tazza grande e UN bombolone UNO con zucchero in granella”.

Il barista ad un certo punto urlò, sguardo fisso verso la porta d’ingresso: “incredibile, guardate fuori, un lupo!!!”

Pioveva sì, pioveva una pioggerella soffice soffice.