Due passi e una pizza al taglio la sera di Pasquetta...

Avete mai provato a mangiare una doppia margherita al taglio appena uscita dal forno con la mozzarella filante la sera di Pasquetta?
L’ho appena fatto.
Fantastico al limite dell’orgasmico.
L’ho fatto vestito di nero, maglietta e maglioncino nero e pure boxer e calzini neri, ho messo il nero perché snellisce e così l’impatto della mozzarella sul giro vita viene attenuato dall’illusione ottica, e poi il nero fa pendant con l’ambiente vagamente retrò della Pizzeria Italia, mi piace quel posto, sempre tutto uguale, sempre lo stesso sapore rotondo,  la consistenza della pizza che da soddisfazione, delicatamente unta, non posso farne a meno. 
Poi due passi per smaltire prima di rientrare.
Nei giorni di festa passeggiare in centro ti da quella sensazione di orientale, anzi di cosmopolita, anzi di orientale cosmopolita con influenze afro e atteggiamenti dell’est europa, gli autoctoni lasciano posto agli allogeni, una sostituzione spazio/temporale per quadranti di piazza e dehors, divisioni antropomorfe, sud-est-nord-ovest del mondo, regolari e abusivi e pseudo locali, tutti insieme ma separati, un coacervo di idiomi e di pensieri, pure troppi. 
Poi ti muovi di fianco al localino stile Francia zona Sorbonne, artatamente organizzato tra lo chic e il kitsch non invasivo, dentro la signora di una certa età, probabilmente londinese d’origine ma con dimora stabile in Italia, zona provincia (chissà se pensa in Italiano o in Inglese?), che degusta non sai cosa perché ha già praticamente terminato, ma ancora sul tavolino un calice con un buon vino rosso. Non so se il vino è buono ma a questo punto mi sembrava brutto dare del cattivo ad un rosso, poi il calice meritava con quella sua spocchiosa media ampiezza.
E sullo sfondo la Fontana e i suoi Leoni, ed una coppia discretamente attempata, elegantemente disinvolta anche se un po’ distratta, lui con gli occhiali, lei con la piega fatta di fresco, forse venerdì scorso. Lui leggeva un quotidiano di ieri, la pagina dello sport, lei con lo sguardo su di lui ma senza osservarlo davvero, troppo abituata alla sua immagine e troppo concentrata sul suo pensiero ricorrente: “Luigi… se ventiquattro anni fa non avessi detto no... “. 
Felici? Un tempo forse di più.
Annoiati? Come tanti, meno di molti.
Oggi? A pranzo dalla figlia e poi un punch all’arancia prima di rincasare.
Il signore brizzolato con la cassetta di ananas sulle spalle comprata da Bangladesh frutta-verdura-fax e fotocopie h12, muove con passo veloce lungo la via parallela al corso principale.
Giubbotto blu e leggero, sguardo indaffarato, ma dove dovrà portare l’ananas alle 19.45 del lunedì dell’Angelo? E perché non ha comprato l’avocado, ce ne sono un paio in vetrina, stanno appassendo da una settimana, fa tristezza vederli così.
Ripenso alla pizzeria, di fronte a me una coppia di adolescenti, carini, delicati, jeans e occhiali e brufoli, Coca Cola e salame piccante e un bimbo che guardandoci, rivolto a suo padre, dice: “Papà guarda, un signore e due dadi!”.
E mi chiedo perché poi non potevo essere io il “dado” e loro i signori, mi sembrava più ragionevole. Sarà stato il nero, che si è vero snellisce, ma fa più signore di altro.
In zona Ramblas, e dico così perché l’atmosfera mi ricorda un po’ Barcellona anche se con le debite proporzioni (ma debite debite), una famiglia allargata partenopea dal forte accento e dal tono particolarmente importante, è alla ricerca di un ristorante, sono eccessivamente eleganti, o anche elegantemente eccessivi, o come direbbe qualcuno eccessivi e basta.
Hanno fame, hanno mangiato molto oggi a pranzo ma hanno fame ugualmente, sono in vacanza e la vacanza mette appetito. 
Mancano gli innamorati questa sera, ho guardato ma non ne ho visti, chissà…, forse la Pasqua.
E’ divertente osservare, curiosare, affacciarsi sulle vite degli altri così per gioco, lambire la superficie, immaginarsi il prima e il dopo e anche il durante.                                                           Sono gli attimi e i particolari che fanno capire, servirebbe pure un taccuino su cui appuntarsi i dettagli, perché poi svaniscono strada facendo, ma camminare scrivendo potrebbe destare stupore, perché abbiamo sdoganato i telefonatori ambulanti in viva voce permanente (“Ciao Giusy cara, come staiiii??” – “Beneeee, dove sei?” – “Sotto casa tua tesò, sto per suonare il campanello!!!” – “Ah grandeee, mo apro!!”), ma gli scribani da strada ancora no, per loro i tempi non sono ancora maturi.

Il testosterone

"Il testosterone è un ormone steroideo del gruppo androgeno prodotto principalmente dalle cellule di Ledyng" situate dove… potete immaginarlo, "in minima parte lo troviamo pure nelle ovaie e nella corteccia surrenale".
Che se poi sapessi cos'è la corteccia surrenale sarei già un passo avanti.

Il testosterone abbonda nelle cellule degli stolti, dei giovani, dei soli, dei tanti, in quelle del ragazzo con gli occhiali da sole e in quelle della sua donna con gli occhiali da vista, avvinghiati sullo scoglio fronte lago a due passi dal mio calice di rosso e dal vociare rotondeggiante di un gruppo di turisti francesi.
Se ne sono accorte pure le papere che si sono girate per non disturbare.

Questo ormone androgeno è la prima fonte di guai e passioni, che poi forse sono più o meno la stessa cosa.
Guai e passioni, sì sì, più ci penso e più me ne convinco, sono davvero la stessa cosa… entrambi ti inseguono, ti tolgono il sonno, arrivano quando meno te lo aspetti e si spengono all'improvviso lasciando macerie, si sovrappongono in un connubio di amorosi e complicati sensi, non impari mai a starne lontano, ti travolgono senza chiedere né permesso né scusa, li cerchi, le trovi, quando credi di aver risolto si ripresentano.
Entrambi ti fanno girare le balle, gli uni in un verso, le altre nell'altro.

Senza testosterone il mondo sarebbe forse un posto migliore, certo più noioso, più stanco, meno sudato, sonnolento, centro nevralgico del nulla, fucina di amplessi doverosi e crocevia di figli dell'obbligo di sopravvivenza, culla della pace e delle bandiere arcobaleno, genitore dell'apatia.
Migliore sì, ma di uno scassamento sesquipedale.

Conosco uomini di giudizio che per colpa del testosterone si sono perfino innamorati, e innamorati di un amore vero eh!!
Conosco donne vissute che per la stessa ragione si sono altrettanto innamorate, pure loro di un amore vero, vero vero per davvero.

L'amore testosteronico oltrepassa il tempo e la ragione, anche se spesso si spegne in qualcosa o in qualcuno d'altro, perché il testosterone del vicino è sempre più bello, e allora si tuffa nell'insuccesso, tendendo poi a nascondersi nel ricordo perché troppo travolgente per continuare alla luce del sole, un ricordo molto meno profumato ma certamente più rassicurante.

Il testosterone fa i film porno, scalda le notti e rende meravigliose pure le domeniche da Liu.Jo.

Il testosterone è l'antagonista naturale del Viagra, medicinale blu che pialla il desiderio trasformandolo nel "qualcuno dovrà pur farlo".

La ragazza del tavolo di fronte ha gli occhi grandi e marroni, i capelli biondi e ricciolini, le mani curate, le labbra rosse, uno sorriso dolce e venato di educata sfacciataggine, la maglietta di Coco Chanel sotto ad un parca verde intenso, le sopracciglia rifatte e un elegante snobismo, son certo che pure lei almeno una volta  nella vita sia stata vittima del testosterone: troppo attenta al particolare e troppo forzatamente concentrata sulle amiche che la circondano, ma al tempo stesso fastidiosamente ed irrimediabilmente attratta da ciò che la osserva.
Pure il cameriere si capisce è d'accordo con me.

Dopo i quarantacinque gli ormoni credo allentino la presa, si sragiona di meno, ci si ricorda di più, ci si preoccupa d'altro nell'attesa che qualcosa possa succedere di nuovo, allentati nello svivacchiare quotidiano.
Uomini oggetto, donne soprammobile, vite di plastica, dal socialismo al social, palestra e gazzosa, beauty farm e champagne.
Ma "il può succedere" cova sotto la cenere, anche se "che cosa può succedere cosa" non lo sai mai.
Può succedere tutto e può succedere pure niente, il gratta e vinci della vita, e spesso stanne certo può succedere niente, sì perché... è sempre in vantaggio il bastardo.

Quel giorno sul lago fu fantastico.
Era bella la luce, calda l'acqua, dolce l'età.
Credo che il lago sia un posto bello tanto per innamorarsi quanto per continuare a credere di esserlo.
Passeggiare, mangiare la pizza, baciarsi con la lingua, fare l'amore e guardare Catullo, ma poi inebriati dall'attimo si finisce per lasciarlo scappare - l'attimo sfuggente - "scarpe diem".

Ormone androgeno prodotto dagli uomini e un po' anche dalle donne, destinati a sovrapporsi fin dall'origine, un appassionato ed irrimediabile guaio figlio della natura e della sintesi dei sui capricci.