Quelle rughe un po' così

No è che pensavo alle rughe, quelle d'espressione, quelle che fanno pendant con il capello brizzolato.

Quelle che a vent'anni ne vorresti a pacchi perché la ragazzina, la più carina, la tua coetanea, s'è persa spacciata per quello lì che fa l'interessante con tutti quegli anni di più.

E invece arrivano quando è troppo tardi, le riconosci all'improvviso davanti allo specchio, una sera come tante, un po' ne sei compiaciuto, ma un altro po' t'incazzi, perché la tua coetanea oggi "c'ha" l'amante ventenne chè quello con le rughe l'ha già vissuto allora.

I tempi ingannano, c'è chi arriva sempre un attimo prima e chi sempre un attimo dopo, come i peli sul petto in fase adolescenziale, i puntuali sono rari, e sono sempre quelli, quelli con la faccia da pirla e l'animo da Scamarcio in Jhon Wick 2.

Ed è per questo che ad un certo punto si cerca di compensare, sì... di compensare: la pancia con il fascino, la barba bianca con "l'interessantezza d'animo", il Rolex finto con lo Swatch originale, le multiprestazioni con la fiducia, i mancati sorrisi con gli sguardi, il motorino con la macchina TurboDiesel, l'amore con la presenza, l'amore con la compagnia, l'amore con i figli, l'amore con il ti voglio bene, la passione con le parole, l'incomunicabilità con i regali, le serate annoianti in felpa e calzettoni con le partite di calcetto con l'arbitro in autoreggenti, il "che pena che mi fai" con il "non ho visto niente".

Compromessi.

Sì le rughe portano al compromesso. L'avevo capito io.

Ma da questo bisogna fuggire, e le iniezioni di botox vanno fatte dentro, bisogna ringiovanire le viscere.

Mille modi per farlo, il primo è la libertà, il secondo l'istinto, il terzo le telefonate a notte fonda, i film brutti in jeans e maglietta senza calzini, i messaggi all'improvviso, l'esaltazione del quotidiano, l'intesa, il ci penso dopo, i libri, il cinema, le patatine, un bicchiere di vino, il mare, il negare sempre, innamorarsi, oziare, la Sambuca Molinari, iperattivarsi, ricordare e dimenticarsi, perdersi e ritrovarsi, ma anche ritrovarsi senza essersi persi e poi il lavoro, il tempo libero se c'è, gli ideali, le idee, i sogni, ah sì i sogni...

Insomma, tutto e il suo contrario, con una sola regola, la voglia di fare.

Ecco, bene, così per chiudere... pensavo anche un'altra roba: ma davvero, che culo che non ho le rughe... 

Ci facciamo un selfie??

E Dire che giovedì 23 mi sembrava pure un'ottima serata per scrivere, di quelle che finisci tardi in ufficio, l'auto sostitutiva è più lenta del solito, ceni in libertà d'orario, bevi acqua del rubinetto, due passi, un caffè, due extracomunitari, tre comunitari, una ragazza persa che vaga in centro, locali luccicosi, altri luccicanti, Bones sul canale 37, le Palladium, lo zenzero, tante idee molto confuse, i gruppi che si fanno i selfie, i single che si fanno i selfie, le coppie che si fanno i selfie.

Ma niente, non ho l'ispirazione.

E allora continuò ad osservare, volevo scrivere "continuo" ma poi il correttore ha corretto ed è uscito "continuò", lo lascio così, quell'accento sulla "ò" mi sembra pure più musicale: "continuò ad osservare. Chi? Io!", terza persona maiestatis, una licenza letteraria.

Dicevo osservare comunque, sì, osservare e pensare, e la domanda che ne esce questa sera è una sola: "ma i selfie... a che cosa di straminchia servono??".


Io credo che dipende.


Ci sono i selfie che lei manda a lui per un saluto veloce, rassicurante, uno smile in carne e pixel, sono quelli con la faccia a cuore, lo sguardo a cuore e il sorriso a cuore.

Sono a mezzo busto, solo la parte sopra.

E ci sono invece i selfie che lei manda a "lui l'altro", per un saluto veloce uguale ma più intenso, conturbante, uno smile in carne e autoreggenti, sono quelli con la faccia sfacciata, lo sguardo sfacciato e il sorriso sfacciato.

Sono a mezzo busto, solo la parte sotto.


Poi ci sono i selfie di circostanza, quelli che li devi fare perché altrimenti poi il piatto con i tagliolini in seppia al tartufo bianco su letto di misticanza si offende.

C'è chi va a cena solo per fotografare il piatto, non mangia nulla, prova solo la messa a fuoco della forchetta, sono dei testimoni culinari, tipo "io c'ero e c'ho le prove". 


Poi ci sono i selfie giustificanti, sono quelli che solitamente fa lui per testimoniare la sua presenza in quel posto e a quell'ora, o comunque per scongiurare la sua presenza in un altro posto sempre a quell'ora.

Il selfista giustificante si crea una banca dati sempre pronta all'uso, un selfie per tutte le stagioni e per tutte le ore del giorno, un selfie pronto ad essere utilizzato in caso di emergenza: "io ero lì che mi stavo fotografando con i miei amici sul divano, la birra, le pantofole, i tacchetti da calcio, il racchettone sulla sabbia, i libri, le bandiere, il meccanico, l'uscita da scuola della figlia di mia cugina di terzo grado". 

Perché ho parlato solo di selfista giustificante al maschile e non anche al lei? 

Perché lei per giustificarsi non selfa, due minuti prima scrive: "entro a yoga, spengo il telefono per tre ore, vado in meditazione e saluti al sole". 

Sono le tre e un quarto di notte, effettivamente lo yoga tiene svegli.


Poi ci sono i selfisti protagonisti, quelli che io c'ero.

Poi ci sono i selfisti solitari, fotografano stanze vuote per dire che "io non c'ero".


Poi ci sono le selfiste vanesie, quelle che c'e l'ho solo io e adesso te la faccio vedere.

Poi il selfista timido, sempre solo e rigorosamente di spalle.


Poi il selfista da viaggio, una vita in vacanza, 28 trasferte all'anno, un fancazzista con la passione per la fotografia.


Poi i selfie per dire a lei che: "guarda come sto bene senza di te, brutta stronza bastarda maledetta vacca boia".

Poi i selfie per dire a lui che: "ma la pianti di rompere le balle con quelle foto patetiche che se me ne fregava di come stavi ero ancora lì a limonare con te??".


Poi ci sono i selfie al buio, li fanno quelli brutti brutti perché altrimenti poi si spaventano riguardandoli.


Poi c'è il selfie con il vip che sorride, prima almeno con l'autografo potevi fingere che te l'aveva fatto volentieri, adesso la faccia scazzata non gliela cancelli manco morto.


Poi c'è il selfie ginecologico, tipo ecografia sulla spiaggia, talmente ravvicinato e talmente nudo che non fa sexy, fa senso, non vedi le forme, vedi le vene, le arterie e la parte superficiale del derma.


Poi, poi, poi, una vita col telefonino in mano....

È così, sì, sì, effettivamente questo total social ha i suoi lati terrificanti, opportunità d'incontro, di scontro, di comunicare, di svaccare, anche di sbavare, di politicizzare, di tradire, di far finta di essere fedeli, di mostrarsi, di curiosare nella vita degli altri, di incasinarsi,  di prepararsi prima per gli appuntamenti al buio, di far finta di esistere, e pure di non esistere, congelandosi, cancellandosi, smettendo di selfarsi. 


Bene, è giovedì 23, adesso cerco l'ispirazione per scrivere qualcosa, prima però mi faccio un selfie.


Agro-dolce

Ora dico io, cena con misticanza di campo, tonno, zenzero, bacche di goji, poche gocce di Sangiovese riserva, una festa di contrasti alle 21.28 in un calice di media ampiezza.
Contrasti, sì... e pensi tipo caldo-freddo, bello-brutto, alto-basso, passione-apatia, zucchero-sale, dodici-ballerina, notaio-operaio, agro e dolce, la passione e la responsabilità, saliva e scendeva, l'amore e l'indifferenza (pensavi odio eh??), le coincidenze e le occasioni (perse o colte?), la soddisfazione e l'insoddisfazione.
Dici sì quando dovresti dire no, e poi forse per dire sì, e poi noi, e sì, e no, e "poi adesso vediamo", ma cosa stai a vedere cosa che sai già tutto???
È tutto molto labile, un confine sconfinato, "oltremodo interessante", come quando diventi grande e continui a sentirti giovane, e ti rifugi nell'abitudine e nell'impulsività, a volte pensi troppo e a volte troppo poco, e i pensieri si rincorrono, verso dove poi è tutto da capire, e sarebbe sempre bene andare e mai restare.
E si continua a giocare con le parole, perché è divertente in fondo, scrivere è il rifugio della fantasia e leggere ne è cibo.
Da grande oltre che il cuoco vorrei fare lo scrittore.