E non sono certo un tipo senza idee, anzi, forse ne ho pure
troppe, semplicemente non le voglio fare, non voglio idearmi, non mi va, perdo
il tempo, ecco passo il tempo perdendo il tempo, questa mi pare la giusta
definizione. Intanto poi ho trentanove-anni-e-tre-quarti, potrò permettermi di
perdere ancora un po’ di tempo. O no? Sì lo so che qualcuno (il narratore ad
esempio!!) potrebbe pensare che questa è una bella scusa del menga e che in
realtà perdo il tempo perché mi sono incagliato, ma non è vero, diciamo che non
lo è del tutto, diciamo che è verosimile!
Comunque non c’è parcheggio, anche se sul lato destro in
zona parchimetro che non funziona c’è un auto che sta cercando di uscire. E’ un
macchinone grande, grigio, con le gomme termiche, lo stemmone bello lucido,
trazione posteriore, dimenticavo che il grigio è metallizzato con polvere di perle di ostrica (è un
colore nuovo che ho letto una recensione su Quattroruote), antennino con navigatore, jacuzzi
per il body massagge in acqua tonica con una fettina di limone, specchietti
retrovisori esterni riscaldati-antiappananti-inclinati antiriflesso. C’è solo un problema, anzi due: non si
schioda dal parcheggio e lo sportello destro è a due-virgola-quattordici millimetri dal
tronco di un albero secolare che aspetta solo di distruggere la fiancata.
Io lo guardo e mi permetto di far notare, con la delicatezza
che mi contraddistingue: “Guardi, che se non toglie l’ammasso di neve su cui è
salito col posteriore non ne esce”. “Si
lo so, guardi che ho fatto i corsi di guida sulla neve io, mi servirebbe un
badile”, e poi così dicendo parte a razzo e va verso la scuola di fronte dove
poi sono stati allestiti i seggi elettorali, lo vedo entrare agitandosi, supera
la fila, salterella e scompare. Io aspetto, non so se lo faccio per vedere lo
sportello che si accartoccia sul tiglio o perché in fondo sono buono e se vedo
un tipo in difficoltà, anche se è un pataca, non riesco a lasciarlo lì.
Due minuti ed esce senza badile, e dire che un badile in una
scuola c’ha da essere, come possono farne a meno, io sono già pronto a spingere
l’auto con le mani, poi mi giro sulla destra e vedo questa scena: coppia di
libanesi (li riconosco dallo sguardo e poi lei ha i brufoli), sono bassi, con un
bimbo piccolo che dorme su di un girellino in alluminio senza capote ma con un
ombrello rosso e rotto appoggiato sopra,
escono solo le scarpe del piccolo. Il padre cammina con una pala rossa sulla
spalla destra e sorride. Io mi avvicino e gli chiedo: “Scusa, scusa, c’è un
signore in difficoltà, si è piantato con la macchinona, è entrato in una massa
di neve (dico massa perché lo capiscono anche in Libano), non esce, serve il tuo badile, gli dai una mano??”. “Certo,
certo, ci penso io, faccio io” e intanto il Miki Biasion dei poveri sta ritornando
alla macchina. Quando vede la scena va in estasi, “Grazie, grazie, grazie a te
e a te, ascolta mi spali la neve, ci accordiamo sul compenso?”, io lo guardo e
penso: “perchè mi ringrazi pataca, guarda che io l’ho fatto per il tiglio”, mentre il libanese dice: “no,
no, io non compenso, non voglio niente, ti aiuto gratis” e la moglie del
libanese: “Ma veramente, se vuoi dare una mano a mio figlio,
dorme, sai , c’è crisi”, e la crisi c’è davvero, il ragazzo spala la neve con
la scarpa estiva nera e il calzino bianco corto, che giuro non mi ha fatto bene
vedere sta scena. La moglie del libanese e Miki iniziano una trattativa serrata
che porta ad un compenso omnicomprensivo di 10 euro, comprensivo anche delle
battute stupide del pilota, la moglie è soddisfatta, il libanese invece è
orgoglioso, a lui non interessano i dieci euro, si vede che lo fa per vincere
la sua personale battaglia col giaccio e con gli Italiani ricchi che hanno
bisogno di lui, io invece mi avvicino al passeggino che è stato completamente
abbandonato a se stesso, bambino compreso, sono preoccupato che il bambino
possa morire soffocato dall’ombrello o scomparire rapito da un vecchietto con la
faccia gentile che sta guardando tutta la scena e sta pensando che quel povero
bambino starebbe meglio con lui.
Fatta, la neve è spalata, il libanese saluta e dice: “Capo,
hai visto bel lavoro”, il capo dice: “No, non sono il tuo capo ed è meglio per
te perché sono uno spaccamaroni”, e io penso “Sei un pataca principalmente, ho
fatto bene a tenere per il tiglio”. E’ fatta, uscito, mi dice pure, “Grazie
anche a te, posso offrirti un caffè?”. “No grazie, ne ho già presi 25 oggi,
sono a posto…”, poi strascicando la frase perché in fondo mi si è rivolto con
tono gentile aggiungo “… piuttosto che farmi offrire qualcosa da te vado a
chiedere l’elemosina al mercatino di Santo Stefano con il tipo che è messo male”,
ma lo dico piano perché in fondo lui è felice, il libanese pure, la moglie del
libanese ancora di più, ed io ho perso un’oretta buona.
L’impegno che non volevo impegnarmi insiste via sms: “dlin, dlin”, “…dai
se ti liberi…”! Io non rispondo ma avrei voluto scrivere: “…non mi libero, mi
sono impegnato apposta per non liberarmi, sono qua che sto favorendo scambi
economici e culturali tra il libano e un pataca di Bologna, sto salvando un
uomo e la sua macchina, non mi libero, anch’io al tuo posto insisterei però
devi sapere che è inutile, non mi libero, e poi nevica e il navigatore e la
vetrina in galleria che devo fare il regalo a-ricorrente, quindi lasciami
perdere che poi ho anche la testa impegnata da un pensiero fisso e da sei cose
variabili (oggi è domenica e Luì si ferma
a sei – nota di narattore) , e poi lo sai che io sono fedele e non importa
se sono single, sono fedele a me stesso, mi conosci, perché insisti? Perché insisti
che non mi piacciono gli insistenti”, però essendo io notoriamente buono decido
di pensare anche da buono e sempre dentro di me aggiungo “Dai scherzavo, oggi
non riesco davvero, però un giorno sì. Magari ti chiamo io, ehh? Promesso.”.
Ogni volta che nella vita ho detto “ti chiamo io”, hanno
sempre chiamato loro, sempre, regolare, mentre ogni volta che ho detto “Mi
chiami?”, loro hanno detto sempre sì, ma io sono ancora lì che aspetto. Forse
hanno perso il mio numero, o forse hanno perso il loro o forse hanno perso il
telefono, comunque io aspetto ancora, in un caso sono sei anni che aspetto,
forse si è trasferita all'estero.
E questa è una regola d’oro anche se non sono capace di
applicarla, ci penso anche in via Santo Stefano mentre avanzo sotto il porticato, è
statistico oltre che umano, e mi viene in mente come quella volta in spiaggia
di sera che poi il giorno dopo sono andato in pausa pranzo con la cravatta e un
sacco di scale, di corsa, poi non mi sono fatto sentire per dieci giorni e lei
ha richiamato dicendomi, “Mi sono molto preoccupata nel non sentirti, stai
bene?” e io: “Sì, dai, discretamente, sai ho perso il telefono”, “Il mio
numero??”, “No, no, il mio telefono!” , “Ahh poverino mi dispiace! Ma… ora con
cosa rispondi??”, “Mi sono fatto fare un duplicato!”, “Ahh, geniale. Mahh,
dicevo…, ci vediamo stasera?”. Che
invece fa il controaltare con quella volta che io : “Ti amo, voglio sposarti,
fare tre/sei figli con te, ci sono-ci sarò-ci saremo sempre, ho comprato tre
telefoni tutti uguali per essere sempre reperibile, ho attivato un numero
verde, puoi chiamarmi anche al 111 attivo 24 ore su 24, ho chiesto il part-time,
ho svaligiato Benini per comprarti l’anello, ho…”, e lei “Sì dai, ascolta ne
parliamo, magari quando torno dal Sharm, devo vedere un paio di arabi per una
questione di lavoro.. Ciao ehh, stai bene, ti chiamo, ti chiamo io appena torno…”
Vetrina in galleria aperta, negozio chiuso, regalino
a-ricorrente taglia “m” per polsi medi in bella vista, colore sorridente che
chissà se fa pandan con un tubino nero bello bello che magari alla prima
occasione lo potrà indossare e che poi magari
poi mi faccio mandare una foto?
(cosa dite? Anche
questa andrà a Sharm? No, stavolta è diverso, a Sharm no? Magari Baleari cinque
giorni, non di più perché altrimenti si annoia? Ma Luì in fondo non pensa a
questo, Luì il regalino lo cerca perché ha detto che quel colore che sorride
sta troppo bene su quel polso taglia “m”, e poi si abbina al taglio degli occhi
e al colore del capello, e al sorriso, sì si abbina al sorriso, e allora perché deve privarsi della gioia di
vedere sta cosa? E ve l’ho detto, quando Luì una cosa la vuol fare la fa,
vediamo se la prossima volta avrà voglia di raccontarmela…)