Pensieri di una calda sera di primavera

Guarda che poi è buffo, la sera c'è un gran traffico di pensare, soprattutto quando fa caldo, e le finestre sono "semisocchiuse tuttoattaccato", pensieri che vagano, un andirivieni, un pensare a volte silenzioso e altre volte ingombrante di decibel.
Tutti convinti dell'unicità delle proprie riflessioni, quando invece sono mille i pensieri che si sfiorano, che si scontrano, che si incontrano, che si sovrappongono, che per alcuni divergono nella-stessa-stanza-sullo-stesso-divano-nello-stesso-letto, e che per altri convergono invece sugli stessi istanti-desideri-aneliti pur a decine di metri-kilometri di distanza.
Insopportabili e irrinunciabili.
Quando la sera fa caldo, quando la primavera è lì che fa l'amore con l'estate, è più facile pensare, sognare, incazzarsi, riflettersi, fare bilanci, prendere o non prendere decisioni, avventate o meditate, irreversibili o provvisorie... "ah se fosse"... "ah se sarà"... "ah se sarebbe"... il pensare è l'arte del possibile e pure dell'impossibile.
Pensare è la più grande delle contraddizioni, perché puoi trovarti nel giro di pochi istanti lanciato verso la partenza o bloccato nel tuo quotidiano, seduto lato finestrino fila 3B di un Boing 747 o sul sedile posteriore di una Panda Country usata del 1998.
Puoi pensare ad un chiringuito a Barcellona, ma pure ad un chiosco della piadina al passo della Colla.
Pensare è uno sguardo lanciato sulla strada di fronte, con quell'espressione un po' così che sa di distratto con gli occhiali.
Sì è buffo, è buffo osservare quanto gli uomini (anche le donne, mi riferisco al genere... quello umano!), rubino tempo al fare prigionieri del pensare.
Sarebbe stato, sarà, fu, è tutto più facile se si fosse capaci di abbandonarsi ad una calda, razionale, inutile, incoscienza...