Amor che nulla amato

C’era una volta, tanto tempo fa, un uomo che cercava l’amore, non il sesso, non la coppia, non una donna, non una famiglia-dei figli-una casa, cercava proprio l’amore.

Cercava quello che Dante un giorno definì “l’amore che non è altro che unimento spirituale de l’anima e de la cosa amata..” , al di là del fatto che sparare all’inizio (o alla fine) di un racconto una citazione dotta fingendo di conoscere a menadito anche il resto del pensiero del pensatore fa sempre un certo effetto sul lettore, a volte anche solo effetto coglione, quello che quell’uomo cercava era proprio questo: l’amplesso tra un’anima e la cosa amata.

Lo cercava da anni, e lo cercava ancora oggi che giovanissimo non lo era più da un po’, lo cercava in ogni dove e in ogni quando, lo cercava la sera, la mattina, e qualche volta pure il pomeriggio; lo cercava al lavoro, durante il tempo libero, in bagno appena sveglio mentre lavandosi i denti si osservava riflesso allo specchio con un’aria di compatimento per quegli occhi gonfi ed ogni giorno un po’ più spenti.

Lo cercava in auto mentre cambiava stazioni alla radio, lo cercava in Autogrill, lo cercava tra le pagine di un quotidiano, poi tra le pagine di un libro, poi tra le pagine della Settimana Enigmistica, poi tra le pagine di una collezione anni ottanta del periodico “Le Ore” (molto corpo e un po’ meno anima), poi tra le pagine di un’agenda del 2003; lo cercava mentre passeggiava la sera dopo cena.. così... due passi per digerire.

Lo cercava a pranzo la domenica, a merenda il mercoledì, a colazione il venerdì.

Insomma, la ricerca era diventata una delle sue ragioni di vita, non l’unica ma certamente una delle più assillanti.

Era curioso di capire come far accoppiare l’anima dell’uno con il corpo dell’altra, o anche viceversa, poiché l’accoppiamento anima/corpo - dice sempre il Dante (o almeno credo lo dica) - gode della proprietà commutativa: cambiando l’ordine delle posizioni il risultato non muta (si insomma, un po’ cambia, ma non molto).

Lo cercava perché ne sentiva la mancanza, un suo amico gli aveva assicurato di averlo trovato, non gli aveva detto esattamente né dove, né come, nè quante, ma c’era riuscito. 

Suo cugino poi gli disse di averlo trovato in Lucia, lui Lucia non l'ha mai vista nemmeno al matrimonio di suo cugino, quel giorno era febbricitante e non si presentò ma suo cugino si sposò ugualmente.

Una sua amica poi gli aveva raccontato di esserci andata molto vicina un giorno che aveva incontrato un tipo e dopo un anno se l’era portato a convivere e avevano fatto tanti bambini e avevano comprato un cane, una cyclette, un body di pizzo col perizoma, un sex toys, una borsa di Luis Vuitton e una 500 Elettrica, acquisto quest’ultimo che le aveva fatto conoscere Giulio (il venditore della concessionaria Fiat di via Fate Bene Fratelli) con cui aveva da tre mesi una storia clandestina alla luce del sole (eco-love-sex).

Lo cercava perché credeva che l’orgasmo intellettuale (quello dell’anima) mixato con l’orgasmo classico (quello del corpo) è cosa rara che merita di essere voluta e pure vissuta.

Lo cercava perché voleva dimostrare a Paolo Fox che Saturno contro a lui gli faceva una pippa.

Lo cercava perché senza amore si sentiva a metà, e considerando che non era neanche Dante, non era un bel sentirsi.

Lo cercava perché nella vita qualcosa bisognerà pur fare oltre che lavorare e lavarsi i piedi.

Lo cercava perché voleva essere libero, libero soprattutto di essere libero di vivere, e credeva che amando davvero ci sarebbe riuscito.

Lo cercava perché in lui c’era la stoffa dell’esploratore.

Lo cercava perché lo voleva.

Lo voleva sì, lo voleva e punto, perché l’amore è parte di ciascuno di noi, e anche se quale parte esattamente non so è normale ricercare la completezza dell’essere, servono tutti i pezzi per essere felici.

Il suo modo di cercare subì una profonda evoluzione con il tempo, iniziò con il costruire storie d’amore a tavolino, le progettava e le realizzava, ne progettò tre o quattro, ne realizzò altrettante, peccato non sia mai stato un granché a disegnare, il risultato fu uno schifo.

Proseguì allora con relazioni d’istinto, brevi-caotiche-brucianti e senza progetto, una successione di insensatezze, sudate-goderecce-lascive, ma non sembrava proprio amore quando la sera rientrava a casa finalmente solo.

Si lanciò anche in storie da manuale, fatte per bene, seguendo le regole scritte da altri, gli architetti del sentimento, quelli bravi che sapevano come fare, il risultato non cambiò, dell’amore nemmeno l’ombra.

Poi si diede alla toccata e fuga, nel senso che toccava in superficie, osservava la reazione, aspettava un sussulto dell’anima (la sua) prima di togliersi i jeans e i calzini, ed in assenza di sussulto fuggiva senza lasciare traccia. Questo è stato il periodo più in bianco della sua strampalata esistenza, e non mi riferisco alla dieta s’intende.

Poi scrisse a Uomini e Donne, ma Maria De Filippi lo scartò perché all’incontro in redazione le chiese se poteva fare cambio con il Maurizio Costanzo Show.

Poi non fece più a nulla, si mise ad aspettare che fosse l’amore a trovare lui -  “ah va che se l’unimento ha da essere l’unimento sarà senza che io cerchi più niente”  - ma non aveva fatto i conti con il Covid, l’unimento era in lock down, non poteva uscire dalla zona rossa, solo asporto, e l’amore… si sa… non si asporta.