Emozionante

Dici l’emozione non è un sentimento... no, non credo... l’emozione è l’essenza del sentimento, l’emozione pervade, parte dalla pancia, svicola sulle labbra quando ti abbandoni alla sincerità, l’emozione diventa brivido, l’emozione diventa la lingua non scritta e non parlata che più di ogni altra cosa avvicina i cuori, e le menti, e la pelle, e le lacrime che si fondono in un sorriso.

Gli emozionati vivono, intensamente, maledettamente, e pure noiosamente, superano il tempo, gli eventi, si sovrappongono, si incrociano, si pensano, se lo dicono o non se lo dicono chissenefrega, lo sanno.

L’emozione è come la cioccolata che mangiavi da bambino, ti resta impressa tra la quinta e la sesta papilla gustativa, lato sinistro, in fondo verso il centro, complicata da trovare come il gusto del perfetto, ma ti abbandoni alla ricerca, durante, prima e anche dopo.
L’emozione è come un bicchiere di vino rosso, ti inebria, ti possiede, lascia attorno un retrogusto di marmellata di more raccolte direttamente tra i rovi a 500 metri d’altezza.

L’emozione è il detto non detto che si capisce, pure a sborantamila km di distanza, è azzurra e rossa, come il sole che tramonta sul mare “allarovescio” tutto attaccato.
È la salsedine che resta appicciata a quei raggi che si sono tuffati nell’orizzonte per rendere tutto ancora più vero.

L’emozione è un’isola, ma anche un ponte, è un brivido, l’ho già detto lo so, ma sono nato ripetitivo, non posso farci nulla, aggiungo solo raro, anzi diciamo pure rarissimo, e penso al brivido, non a me.

E quindi sì, forse l’emozione non è “un sentimento”... ma... sicuramente... è “sentimento”.

Punto.
Basta.
Tutto qua.

Papà...

“Papà...” a me piace così, ché “babbo” mi sa di Geppetto, non mi da sapore, e non mi fa sentire il prurito della barba che punge sulla mia pelle di bambino.

“Babbo” fa grande, e non c’ho voglia di essere grande, che poi da grandi è un attimo diventare tristi, e non c’ho voglia di essere triste.

“Papà” invece fa romantica continuità, fa Lui-io-Lei, fa sorrisi che passano da un viso all’altro senza che si siano mai conosciuti, fa di me un ponte di ricordi che attraversano il tempo, da un senso e racconta mille perché.

Perché troppo presto, perché io troppo piccolo e lui troppo giovane, perché in Lei crescono le stesse espressioni del viso che Lui ha lasciato a me. 
Quasi un Post-it da non so dove per ricordarmi che il bello si trasforma e ti raggiunge di nuovo prima o poi.

“Papà” fa curiosità, che la curiosità è ciò che lo ha reso capace di essere incosciente ed entusiasta, di bruciare gli attimi alla costante ricerca di qualcosa di nuovo, capace di ripetersi nei luoghi di un quotidiano che riscopriva ogni volta diverso in un’apparenza di tranquillizzante routine.

“Papà” fa quella sola volta che ho davvero raccontato me stesso parlando di Lui.

“Papà” fa generosità, quella che io non ho. 

“Papà” fa orgoglio, fa la fissa per le case, fa fumo di Super rosse senza filtro, fa vili voltagabbana, fa guantini senza dita, fa Alfa GT, fa mamma, fa nonno, fa un tempo che fu e un tempo che è.

Ricordare è dolce, indispensabile, giusto, sciocco, bello, difficile.
Questo è un mio ricordo, scriverlo mi piace di più.