La malinconia

La malinconia a volte ti accarezza e a volte si lascia accarezzare, non sai perché succede ma succede.

È dolce lasciarsi cullare dal tempo, dai ricordi e dal futuro a cui ti aggrappi per vivere il presente.
Dolce e sciocco, perché la malinconia inganna, edulcorando lo scomodo di un passato che comunque è successo.

Il malinconico scrive così, frasi a cazzo per darsi un’aria da tormentato, come il marito che non c’ha voglia di fare all’amore con la povera moglie e si trasforma in un distrutto dal lavoro, quando invece è solo inappetenza coniugale da sentimento stantio.

La malinconia servita a piccole dosi dopo cena aiuta la digestione, meglio se accompagnata da un buon rhum.

L’uomo è molto più malinconico della donna, la donna pensa alle occasioni perse e al tempo sprecato che viene inesorabilmente scandito dal suo orologio biologico, e surroga; l’uomo invece nella malinconia si crogiola, qualcuno perché è un ottimo modo per conquistare donne guaste, qualcun’altro perché è un’ottima scusa per non lasciarsi catturare da donne guaste appena conquistate.

Come spesso faccio voglio dare colore e luogo a ciò di cui scrivo, e allora dico che la malinconia è bianca sotto e nera sopra, la trovi a Zattaglia, è insistente, ha il vento tra i capelli, è giovane, ha il sapore delle troppe notti insonni, è anche rossa come i baci, salata come il mare, dolce come le fragole, amara come il caffè, fredda come la neve, calda e avvolgente come il fuoco di un caminetto acceso, intensa come alcuni piaceri, assurda come i perché irrisolti.

C’è pure una malinconia bambina che sta a capo di tutto, colpisce chi ha voluto rifugiarvisi sin dalla tenera età.

E sì, non sai perché succede ma succede, e succederà ancora, perché dalla malinconia non si guarisce, mai.