Qualche dubbio continua a venirmi solo quando entro in un bar e chiedo
un caffè, tre volte su quattro la barista di turno mi guarda e mi fa: “Due?”. “No,
uno… grazie” è la risposta tipica, ho chiesto un caffè, sono io non noi, sono
entrato in uno... non in due! Giuro, mi capita spessissimo, e la barista di solito
è talmente convinta nel chiedermi "due?", che mi guardo attorno per controllare se mi sono dimenticato
che qualcuno mi sta facendo compagnia. Non ho una risposta al perché di questo
fraintendimento da bancone, forse biascico mentre parlo e non si capisce, o
forse statisticamente il caffè si prende in due e la domanda sorge spontanea, riflesso
incondizionato da deformazione professionale, o forse ho la faccia da “due”, e
questo sarebbe davvero strano, perché io mi sento molto tipo da “uno” e dovrei
ripensarmi se così non fosse. Ecco comunque, a parte sta cosa, tutto il resto della
mia analisi ha dato una risposta univoca: sono single.
L’ho capito subito, anzi l’ho capito prima di subito, qualche tempo fa per l’esattezza, ho fatto un esperimento,
facile facile a dire il vero, chiunque ci può provare, si fa così: si prende un
giorno, uno qualsiasi, il mercoledì ad esempio, o la domenica, la domenica
pomeriggio più tipicamente, si prende che arriva un messaggino, uno di quelli
che vanno per la maggiore, uno di quelli sui gruppi di whats app ad esempio, oppure
un banalissimo sms, uno che più o meno fa così: “Hei ciao, andiamo a cena al mare questa sera?”.
Premetto: domenica pomeriggio di metà ottobre oppure mercoledì sera di metà
dicembre che fanno più prova del nove. Alla domanda così posta il single può/deve reagire
solo in un modo (in corsivo il pensare, in stampatello l’agire
o il dire): “Domenica pomeriggio? Ho mia
figlia? No. Ho voglia di andare? Sì?”, “Ok, a che ora ci vediamo? Passo io
o passi tu?”. Se tutto questo succede e se succede nell’arco di 34 secondi dall’arrivo
del messaggio la risposta è solo una: puoi definirti single.
Bene, ho già raccontato molto dei single in questi anni, ma
continua ad essere un argomento che mi affascina, il single quarantenne,
categoria a rischio, meriterebbe di essere salvaguardata, e credo di scriverne
così spesso proprio per questo, per sensibilizzare, mica perché single è bello no…, non dico questo…., è bello o è brutto
dipende, dipende dal come, dal dove e dal perché.
Ma come si capiscono il come,
il dove ed il perché? Con un esperimento, facciamolo, eccolo: il single solitamente dorme solo,
non sempre, spesso però capita. Dove? Nel suo letto, e questo è importante, sì perché l’esperimento sia
attendibile il letto deve essere suo, troppo facile dormire nel letto d’altre,
non è mica impegnativo, non coinvolge, fa albergo, a volte ostello, qualche volta stazione delle corriere, mentre per capire davvero il letto
deve essere suo e basta. Diverso sarebbe per il “non single” che si trova, per
una serie di circostanze non ben definite, a dormire in assenza di legittima
partner, allora in quel caso "il dove" sarebbe il letto di lei, lei nel senso dell’altra,
ma questo è un esperimento che qui non rileva e rischia di fare casino, quindi
passiamo oltre! Dicevo allora dormire, sì dormire..., quella cosa che solitamente
si fa dopo aver fatto altro, perché dormire è intimo, molto intimo, e dormire
nello stesso letto lo è ancora di più. Il Single vero solitamente non ama
condividere il letto, il Single vero, quello abituato, all’idea di dover
condividere il materasso con lei per tutta la notte attacca così (ricordati che pensare è corsivo!): “Certo
che sono molto felice se ti fermi da me questa notte” - ”Cazzo no, no non ti fermare ti prego! Ti prego, ti prego, ti prego, si lo
so che te l’ho chiesto io, è vero, è
vero ma non me l’avevi ancora data, vai
via, vai via per favore, ho sonno, ho caldo, voglio guardare la tv, leggere,
sudare, alzarmi a fare la pipì! Ti prego, ti prego, ti prego… vai via! Ci vediamo domani o forse è meglio il mese
prossimo, ma non fermarti qui a dormire, per favore non lo fare!!” - “Certo
che mi fa piacere se resti a dormire con me, russo un po’ ma mi perdonerai,
domani mattina devo essere in ufficio alle cinque ma cosa vuoi... è presto, tre
ore riusciamo a riposarci comunque, ah dimenticavo, io dormo con la luce e la
tv accesa, soffro di insonnia da buio, una roba rara, mi servono luce e rumore
assordante altrimenti non riesco a prender sonno…. però davvero sono contentissimo
se resti (però davvero è devastante, è come mi piaci abbastanza - nda)!!” – “Se riesco a farti uscire
da qui entro dieci minuti mi sbronzo con la sambuca, giuro che lo faccio!”.
Ecco il single abituato fa così, quanto
appena raccontato sono il dove ed il come, e sono un come ed un dove che fanno
bella la vita del single che dorme solo nel suo letto, lo fa scientemente, lo
vuole e non se ne duole. E "il perché"? Dicevo che il perché è l’ultima cosa che
serve per capire se single è bello oppure no. Seguendo la logica dell’esperimento il
“perché” lo si capisce non appena finito di fare altro, si fosse pure in
cucina, sul Chesterfield o sul pavimento
del bagno, si finisce di fare altro e ci si risveglia appiccicati nel cuore
della notte… nel letto, e più che appiccicati direi incastrati, i capelli lunghi e neri di lei sul
cuscino di lui e il profumo di lei sul
lenzuolo di lui, sul materasso di lui, sul copriletto di lui e sulla pedana del
bagno di lui. Sono le otto e lui, il single, deve essere in ufficio alle otto e
venti e nonostante questo dice: “no, aspetta, restiamo ancora un po', ancora tre ore, facciamo in tempo dai, è
presto”, e mentre dice questo: “Ma perché è
già finito? Ti prego, ti prego, ti prego, sveglia di merda non suonare….ahhhh”.
Ecco se il perché è questo allora single è brutto.
Bello, brutto, comunque single. Ora abbiamo anche una serie
di criteri oggettivi per capire se sì o se no, e se bello o se brutto. E’
importante, perché se il single quarantenne improvvisa e non fa la giusta
analisi, rischia di cadere nell’errore da “inesorabile orologio biologico ”,
sindrome tipicamente femminile fino a qualche tempo fa , ma che
ultimamente colpisce pure molti uomini,
sembra sia contagiosa, per ora non c’è cura, l’unica possibilità è la
prevenzione, l’autoanalisi. La sindrome da orologio biologico porta l’uomo
single a fare sciocchezze, tipo convincersi che c’è assolutamente bisogno che
"qualcuna" dorma di fianco a lui, che "qualcuna" si svegli di fianco a lui, senza
un vero perché o percome o perdove, una "qualcuna" indistinta, indefinita, una “piuttosto che
niente” se vogliamo riallacciarci ad un’altra roba raccontata qualche mese fa,
una cosa triste insomma. Ed è per questo che analizzo, per evitare che questa roba triste abbia la meglio. Plin-plin (segnale di messaggio entrante – nda): “Andiamo a mangiare la paste… al mare, ora?”. “C’è mia figlia? No.”. Digito risposta, 22 secondi: “Infilo i jeans, la camica, esco, ci vediamo da te…”. Sono single, sì sono sicuro, ho le prove. Bello, brutto? Non lo so. Perchè? Forse perchè il mio letto non profuma più da un po’ o... almeno... non me ne sono più accorto…..