E poi finisce che fai tardi in ufficio.
E’ venerdì e non dovresti fare tardi, settimana corta o week end lungo,
dipende dalla prospettiva da cui guardi.
Fai tardi perché? Perché hai troppo da fare o perché non hai niente da
fare, a ben pensare anche in questo caso è questione di prospettiva.
Beh, esci tardi insomma.
Il manuale del “single” quarantenne sancisce che all’uscita dall’ufficio
deve scattare l’aperitivo, per inciso l’aperitivo non si prende, si fa. “Ci
facciamo un aperitivo?”, “Abbiamo fatto l’aperitivo”, quasi vivessimo in un
mondo di baristi, anzi scusate di barman. Il mio amico cantante
oriundo-americano del lago di Garda direbbe: “Tu voi fa l’aperitivo, l’aperitivo,
ma si nato in Italy” e aggiungerebbe “It’s soo good” (scritto così!), ma questa
è un’altra storia e l’ho già raccontata, quindi torniamo all’aperitivo del
single di tendenza e ai suoi rituali, soprattutto ai suoi “chi”.
Sono affascinato dal “chi” perché probabilmente vorrei capire a quale “chi”
appartengo io.
All’aperitivo il venerdì trovi diverse categorie di “chi”.
Uno dei “chi” più frequenti e' l'impegnato-single
che non può stare senza far niente nemmeno dieci minuti, l’aperitivo è la
giusta occasione per impiegare il tempo che va dallo spegnimento delle luci
dell’ufficio al momento in cui prende posto al ristorante blasonato quattro
cucchiai e tre calici. La serata inizia tardi, tardi per cenare intendo, il
ristorante in questione è frequentato da gente top, che fa comunication e
socializzazione interattiva, l’impegnato-single, individuo meglio la categoria,
è impegnato perché ha sempre un sacco da fare, tanto da fare che è “single di
conseguenza”. Solitamente l’impegnato-single è maschio, l’equivalente femminile
è la carrierista-single, discende dal vitellone anni 70, è solitamente un
nipote, figlio di fratello, che è non mica come quel buono a nulla dello zio, “c’ho
da fare veramente io”, “faccio business, bevo buon vino, bollicine, buon wisky
e folleggio, non capisco una minchia di niente ma sono un piacione, e mi piace
fare il piacione”, l’occhiale giusto, il muscolo giusto, la scarpina giusta, il
jeans giusto, la pochette giusta.
L’impegnato single non è mai separato, né tantomeno divorziato, nelle
vene ha sangue da vitellone con il fiuto per l’affare, l’impegnato single è
single per scelta salvo poi piangere ogni sera per la propria situazione di
solitudine. Solitamente l’impegnato-single piange in bagno, di fronte allo
specchio, con la luce principale spenta e la lucina dello specchio accesa, si
guarda per compiacersi e per autocommiserarsi: “Cazz… sono single, sono bello,
sono molto bello, sono intelligente, tutte mi vogliono ma io sono troppo
impegnato per concedermi” e subito dopo si chiede “..e allora perché piango?”,
poi si accorge di essere troppo impegnato per rispondere quindi spegne la luce
e abbandona la scena. Solitamente gli amici del locale lo chiamano per cognome,
cognome preceduto da articolo determinativo (il Rossi, il Neri, il Della
Gherardesca…), quando lo salutano strascicano le parole: “ciaaaoo Neriii, ci
vediamo domaniiii seraaaa…”, E lui immancabilmente: “Oeh, non so se riesco, c’ho
da fare”.
Il contrario dell’impegnato-single è il “single afflitto”, anche qui il
genere è tipicamente maschile, se proprio vogliamo trovare un equivalente
femminile si potrebbe pensare alla “ziona ammalata” alla continua ricerca del
sentimento vero e che s’innamora costantemente del “single poligamo”, tipica
categoria maschile dotata di elevato senso pratico esperto di statistica e di
grandi numeri, in sostanza ogni lasciata è persa e “ogni buco è trincea” come
diceva una mia conoscente.
Il single afflitto fa l’aperitivo abbastanza presto, verso le 16.30,
non beve vino ma nove volte su dieci ordina un’acqua tonica con ghiaccio non
troppo freddo e magari una fettina di limone, a parte s’intende. L’afflitto non
mangia gli stuzzichini, il barman nemmeno glieli serve, al massimo gli smolla
una ciotolina di noccioline cariche di sale, di quelle che sporcano le dita,
unte, secche, sporche.
Il single afflitto solitamente ha pochi capelli e con la forfora, non è
necessariamente brutto o mal vestito, ha la forfora e l’espressione rassegnata.
Beve l’acqua tonica, non parla con nessuno, legge un giornale di cronaca
locale, guarda il calendario delle sagre a cui non andrà perché c’è troppa
confusione, paga, prende lo scontrino che conserva con cura, saluta
cordialmente, esce dal locale, va a casa, cucina una paillard, due patate
lesse, si lava i denti, mette il pigiama di flanella e va a letto. Letto a una
piazza, forse tre-quarti di piazza, ha venduto il matrimoniale perché vuole
fugare il pensiero. Punta la radio sveglia, e usa il sapone secco contro la
forfora.
Altro “chi” molto interessante è il single di ritorno, da non
confondere con il ritorno del single, molto più agguerrito. Il single di
ritorno è acido. Non prende l’aperitivo, prende un caffè deca, guarda gli altri
che bevono e pensa: “ridi, ridi, va là che non dura mica”. La variante
femminile è “la single agitata”, donna falsissima che ti guarda e mentre ti
ringrazia per averle offerto da bere sorride e inizia a chiederti: “Ma vivi da
solo? Che lavoro fai? Hai figli? Hai mai tradito tua moglie? La tradiresti su
tu ne avessi una? Russi? Ti lavi i piedi prima di andare a letto? Quando hai le
prossime ferie? Dormi con il pigiama o senza? Ti piacciono le donne con i
calzettoni di lana grossa? Sai stirare? Il venerdì esci con gli amici? Ti piace
il calcio? Fai la pipì in piedi o seduto? Io amo a 360 gradi, tu?”, poi
aggiungono “…così, solo per parlare del più e del meno, sei un tipo
interessante come se ne trovano pochi, mi piace sapere come vivi!”.
Il single di ritorno nove volte su dieci va in ansia da prestazione
quando non si addormenta prima. Il single di ritorno solitamente si accoppia
con la “zitella problematica”, variante celebrale della “ziona ammalata”.
Infine abbiamo la categoria peggiore, anzi non peggiore stramba: il
single-misterioso. Non si sa esattamente chi è, non si sa se è davvero single,
si dice che abbia molte donne ma lo si vede sempre solo e lui dice di essere
solo, il suo aperitivo preferito è un vinello rosso scuro barricato (barricato perché
fa più mistero), mentre beve legge, legge quotidiani di tutti i tipi,
preferibilmente legge di sera quando la notizia è già vecchia ma legge in
profondità (arriva un po’ dopo ma è preciso). Il single misterioso non parla
quasi mai, sussurra, “Vorrei un Vigorerello signora”, dice buongiorno e
buonasera, non dice ciao. Quando entra nel locale c’è chi lo scambia per uno
della finanza e chi per un testimone di geova pentito. Il single misterioso ha
sempre un paio di storie finite male alle spalle, qualche volta un figlio,
qualche volta un cane, qualche volta due (due figli e due cani), nessuno di
questi vive con lui, il single-misterioso è solo.
Il single misterioso fa poco sport, lo fa di nascosto, non è costante. Il single misterioso qualche
volta è amante, amante di un’impegnata non single, in quel caso è single-part
time con la sindrome da week-end e festività natalizie. Il
single-misterioso-amante è sempre a scadenza, da consumarsi preferibilmente
entro il, però da consumare tutto, ed infatti di solito le storie sono brevi ma
intense e fanno curriculum, aumentano l’alone di mistero. A volte, poche poche,
il single misterioso si innamora (le altre si commuove), se è sincero lo
ammette altrimenti lo pensa e basta. Il single misterioso è geloso, è geloso
del suo status, del suo amore, del suo lavoro. Il single misterioso è
possessivo al limite dell’egoismo.
Il single misterioso fa un sacco di km in macchina, va non si capisce
bene dove, lui va, conosce tutto e tutti, saluta a destra e a manca ma lo fa
distrattamente, il single misterioso e il più single di tutti, si crogiola
nella single-tudine, diventa la sua copertina (di cashmere pero’… se non è un morto di fame). Il
single-misterioso è maschio, ha vissuto molto, è giovane ma non troppo ma
contemporaneamente non invecchia, matura, diventa interessante, (interessante
le prime tre settimane a dire il vero perché dopo rompe le balle),il capello si
brizzola, è solcato da rughe di espressione, un’espressione misteriosa però,
non porta mai il cappello. Il single misterioso ad un certo punto scompare,
nessuno sa più dov’è, cosa fa, quando lo fa, nessuno sa più nulla di lui, il
mistero prende il sopravvento.
E’ venerdì, non si dovrebbe far tardi in ufficio, la settimana corta,
il week end lungo, nulla da fare o troppo da fare, la prospettiva da cui
guardi, il mistero, i zioni, le zione, la gelosia , il possesso…. no, non si
dovrebbe far tardi in ufficio.