PRESSIONE 80-120. L'INSODDISFAZIONE

Qualche tempo fa un’amica mi ha chiesto: “Ma perché tu scrivi sempre dell’amore??”

Ora non ricordo che cosa le risposi allora, forse un tentativo di frase ad effetto per fare colpo, per sembrare profondo, una roba da piacione immagino, o potrei aver giocato la carta dell’intellettualoide autodidatta e disastrato che ha vissuto troppo intensamente, una roba che un’altra mia amica, tale Rak, mi avrebbe risposto: “Ma parla come mangi”. Amica questa con il dono della sintesi efficace. Una specialista.
In realtà, e ci pensavo ieri mentre camminavo sulla sabbia bagnata, io non scrivo dell’amore. Scrivo spesso di uomini, di donne, della favolosa età di mezzo comunemente nota come “quarant’anni”, scrivo di incasinamenti e complicazioni, scrivo di quello che vedo oppure anche solo di quello che mi sembra di vedere.
Ma non scrivo dell’amore, semplicemente scrivo di insoddisfazione.
Sì di insoddisfazione, perché è questa la molla, è l’insoddisfazione che muove il mondo.

“Stasera cosa facciamo? Usciamo? Sì ma poi dove andiamo se usciamo? Al cinema? Sì ma poi a vedere che cosa? E a che ora? Oppure restiamo in casa? Sì ma poi cosa facciamo se restiamo in casa? Guardiamo la tv? Si ma poi che cosa?  O leggiamo un libro? O facciamo l’amore? Eh cosa dici? Facciamo l'amore???”
“Ma oggi è mercoledì!”

“Ok, allora cosa facciamo? Prepariamo gli gnocchi per domani? E perché allora non andiamo a casa di Ricki a giocare a pinella? Sì però c’è pure la Fede a casa di Ricki, e che noia quella donna… Va bè guardiamo i Cesaroni.”
Insoddisfazione, questo potrebbe essere uno degli esempi tipici del sintomo evidente dell'insoddisfazione latente,  il brodo primordiale da cui tutto nasce.
I Cesaroni come via d’uscita, la soluzione che chiude la serata.
Esistono varianti che possono chiamarsi Milena Gabanelli per i livorosi giustizialisti che soffrono la mancanza di un sesso davvero soddisfacente; oppure Top Crime e Giallo per i gelosi con la sindrome del tradimento becero dietro l’angolo; oppure per gli inguardibili romantici quel programma di Enzo Miccio di cui non ricordo  il nome che racconta di come ci si può sposare sentendosi  George Clooney  pure a Torpignattara.
Insoddisfazione. E’ questa la molla.

E dopo centoventisette serate del tipo di quella sopra descritta ecco che succede un fatto, ora lo racconto.  (Il corsivo sta a significare che mi inserisco io, io narratore intendo).
Un minimo di ambientazione per capire meglio il senso: bar sotto l’ufficio, pausa pranzo, due colleghe, una delle due è quella dei Cesaroni, l’altra la sera prima è andata a letto con il gatto alle 20.45, una con l’insalata di sedano, l’altra con la bresaola, acqua leggermente frizzante per trasgredire, silenzio interrotto da sospiri..., poi... arriva lui… alto, elegante, brizzolato, abbronzato, aitante, penetrante, tenebroso, con il Rolex e il gabardine che lascia intravedere una giacca sartoriale e sotto la giacca la camicia leggermente sbottonata, le iniziali al quinto bottone, i polsini slacciati, naturalmente Tods, un filo di barba, un filo di pancia, il filo di scozia del calzino, una lacrima di profumo inebriante….

Signorina buongiorno, le chiederei un caffè… alto per favore”
E spalle al bancone si gira verso le due colleghe, sorride, si avvicina…

“Buongiorno signore, posso?”
Vuole il quotidiano appoggiato sulla sedia vuota che sta sotto la borsa nera della ragazza che dorme con il gatto, Pachino si chiama, il gatto intendo.

“Certo, abbiamo già letto, prego, prego…” - è la sig.ra Cesaroni che parla, e mentre lo fa un rossore leggero parte da dentro, dalla pancia,  non è timidezza ma adrenalina, il cuore accelera, pressione arteriosa che passa da 80-120 a 85-160, sudore freddo, l’acqua sul tavolo diventa da leggermente frizzante a gasata della madonna, le gambe si accavallano, il tacco nove diventa un dodici, le labbra si posizionano in status cuore ammiccante e mentre tutto questo succede, con tono basso per non farsi sentire da lui, ma deciso per farsi sentire dall’amica collega, aggiunge:
“L’ho visto prima io, se provi a fare la gattamorta come al solito ti caccio sotto con la macchina, e poi tu hai già Alberto e anche il tuo vicino di casa, e dormi col gatto perché Alberto è sposato e il tuo vicino di casa russa e non ha il becco di un quattrino”

“Ok, ma anche tu hai Angelo, sposati da quattro anni se non sbaglio?!”
“Acida! Ecco cosa sei, acida. Ma fa niente, tu stammi vicino, seguimi e non prendere iniziativa”  questa l’ho copiata ma secondo me qui ci sta bene.

“Lucia il caffè lo prendo al banco, tutto il giorno a sedere e stasera non riesco nemmeno in palestra…. Ma Lucia per favore puoi aggiungere un po’ di cacao… come hai fatto per il Signore??”
lui, professionista di altri tempi con l’esperienza del maledetto, il capello del vissuto, il tono di voce dell’uomo che non deve chiedere mai…

Ottima scelta il cacao, è fantastico, mi raccomando non aggiunga zucchero, sarebbe un delitto, ucciderebbe il piacere… ah sono imperdonabile, un vero cafone, dimenticavo… io sono Carlo!” - e la stretta di mano è decisa, al limite del vigoroso, prolungata e con lo sguardo che si conficca negli occhi di lei.

“Piacere mio… io sono Agnese” – e la stretta di mano è decisa ma arrendevole subito dopo il primo secondo, prolungata ma leggermente sfuggente, con lo sguardo che si lascia trafiggere per poi lasciarsi lentamente cadere, abbassandosi, in una finta malinconia spezzata da un sorriso che ha portato un raggio di sole in una giornata nebbiosa – insomma una puttanata di farsa all'Italiana per suscitare interesse. Due attori. Due professionisti.
Adesso non vado oltre con i dettagli, non sto a raccontare di come si siano scambiati il numero di telefono, l’indirizzo della casa al mare di lui che è sempre libera durante l’autunno-inverno, non starò a raccontare di come lei si sia iscritta ad un corso di Inglese, poi ad un corso di Pilates, poi ad corso di taglio e cucito acrobatico e del perché non abbia visto né l’ultima puntata dei Cesaroni su Canale 5 e nemmeno la replica su Mediaset Extra, no sarebbe troppa roba per un racconto breve, però dirò il perché: insoddisfazione... questa è stata la molla.

Insoddisfazione per una pressione arteriosa costantemente 80-120, piatta, normale, e dire che prima, prima di conoscere Angelo, l’obiettivo era quello, 80-120. Sì, una scelta matura, consapevole, un uomo d’oro, una casa, un cane, un figlio, una figlia, le vacanze in Sardegna, la birra, il cinema,  la pinella da Ricky, i mille interessi in comune… poi? Poi, l’insoddisfazione, infida, bastarda, subdola (abbondo con gli aggettivi che ho letto da qualche parte che danno fascino!), l’insoddisfazione che attanaglia, e Angelo che si distrae, trascura, fa tardi la sera e non si accorge di nulla, sicuro di sé e sicuro di lei, sicuro di loro forse, a ben guardare un poco insoddisfatto pure lui,  Angelo che non cerca più, che non è più curioso, che si è fatto critico sul giro vita, critico sulla coscia nonostante il metro e cinquanta di gamba, critico sul culo a suo dire un po’ flaccido,  che si è assuefatto alla sveltina del sabato sera con la luce spenta e pare torni a vivere, ma solo apparentemente sia chiaro, durante  la settimana you-porn, qualla della vacanza in Sardegna.
L’insoddisfazione. Che roba.

Ma è tutta così? Non lo so. Forse no, io osservo, qualcuno mi racconta, qualcuno mi dice di aver sentito dire, poi a pranzo sono sempre fuori casa, frequento i bar sotto l’ufficio e spesso mi capita di incontrare insalate di sedano e bresaola, e conosco Carlo, uno-dieci-cento Carlo, e conosco pure Angelo, uno-dieci-cento Angelo, e se devo essere sincere Carlo e Angelo non sono poi così diversi, dipende solo da chi guarda e da dove li incontri, al bar in pausa pranzo oppure la sera dopo cena. E anche Agnese, non è così cinica e libidinosa, ma solo insoddisfatta. E non è una colpa essere insoddisfatti, è una conseguenza del vivere, una roba così, un modo per dire: “Hei Angelo di merda vuoi accorgerti di nuovo di me o no? Guarda che la mia gamba di 150 cm fa, e fa pure un bel po’ se voglio (e spesso voglio), e  il sedere flaccido non è il mio ma quello di tua sorella!!”. E Angelo spesso se ne accorge, di solito dopo nove mesi, massimo dodici, ma se ne accorge, e recupera, perché in fondo è così che deve andare, se l’è sposata lui Agnese, mica Carlo.
Ma è tutta così? Non lo so. Forse no, forse qualcuno si innamora, io non lo so, io parlo di uomini e di donne, non di amore, non ne sono capace, non sono mica innamorato adesso. Lo sono stato? Sì, due volte, ma era tanto tempo fa, non mi ricordo mica o se mi ricordo l’ho voluto pure dimenticare, non perchè non sia stato tremendamente fantastico, ma così, per non fare nostalgia. E mi è capitata tutta questa roba qua? Non lo so. Forse no, ma era diverso, era diverso perché una volta ero giovane ed ero pure soddisfatto, anzi soddisfattissimo, e l'altra volta ero diversamente giovane, diversamente giovane tipo quarantenne, ed ero altrettanto soddisfatto, ed ambo le volte se qualcuna mangiava insalata di sedano nel bar sotto l'ufficio io, sinceramente, manco me ne accorgevo.

Ah dimenticavo, per gli amanti del "vogliamo sapere come è andata a finire", vi dico che la storia di Carlo e Agnese è durata fino alla fine dell’inverno successivo, quasi primavera, quando la casa al mare di Carlo “si è di nuovo occupata”, è arrivata Elisa, la fidanzata di Carlo, e più o meno nello stesso periodo Angelo si è accorto che forse le gambe di Agnese non sono così male, anzi, e anche il suo sedere dopo l’inverno in palestra e il corso di pilates e di inglese è un po’ meno flaccido, anzi...
Tutti soddisfatti quindi, tutti tranne la collega di Agnese, non so il suo nome, so solo che continua a mangiare bresaola nel bar sotto l’ufficio e a dormire col gatto. Porella.... vittima delle circostanze, e soprattutto vittima della moglie di Alberto che ha scoperto tutto, un macello...