Il bravo ragazzo dal cuore spezzato che vorrebbe diventare maledetto...

Questo è un esperimento, è uno scritto su commissione, è la prima volta che lo faccio, non so se sono capace, però “F” mi ha chiesto qualche giorno fa: “…ora però devi parlare del bravo ragazzo dal cuore spezzato che diventa un maledetto!”.

Perché l’abbia chiesto a me lo ignoro, io non ho competenza in materia, non sono mica diventato un maledetto, sono un bravo ragazzo, un po’ usato forse, ma bravo, mi hanno pure regalato una medaglietta con su inciso “Bravo Ragazzo”, e si sa scripta manent…. Però l’ha chiesto a me, e  visto che non mi tiro mai indietro provo a fare un due tre ragionamenti.
Il tema è spinoso perché si rischia di cadere nel parlare troppo dell’una o dell’altra cosa, troppo del bravo ragazzo e delle sue caratteristiche o troppo del cuore che si spezza, perdendo di vista il punto focale: “il bravo ragazzo può diventare maledetto?”.

Io voglio partire da un assunto, perché mi piace avere dei punti fermi, almeno in teoria : bravi si nasce, cattivi pure, i cambiamenti sono apparenti e dettati dalla convenienza o dalla difficoltà del momento.
Il più flessibile dei due è certo il maledetto, è quello “più disposto” a fingere di cambiare per ottenere ciò che vuole, il maledetto sa essere romantico, rude, scostante, presente, sfuggente, fuggitivo, difensore degli oppressi, poeta, esperto di calcio, un modaiolo con i jeans biodegradabili e la spilletta di Greenpeace, si trova a suo agio in società come in terza classe nella metropolitana di Napoli, sempre un po’ snob, aristocraticamente snob ma con il capello lungo, che si vede che ha sofferto dalla cicatrice che ha sullo zigomo sinistro, appena appena sottolineata da un velo di fondotinta, un passato da sportivo di successo ora seniores nella locale squadra di qualsivoglia sport.

Al maledetto il cuore non si spezza, è flessibile, al massimo si piega: “…quella donna (mai ragazza, sempre donna – nda) mi ha piegato il cuore…” . Questo è il suo vantaggio, cuore flessibile che si adatta alla situazione, volto sempre sofferente con una velatura di mistero e l’ironia tagliente di chi lascia le battute sempre a metà ma tutti ridono ugualmente.
Quindi diventare così partendo da tutt’altro è cosa niente affatto semplice.

Sì perché il bravo ragazzo è invece rigido. Lui fa le cose per bene, dice per favore-grazie-prego, sorride educatamente, dice “scusi signorina”, buongiorno e buonasera, “posso entrare?”, “disturbo?”, offre la cena, il caffè, l’aperitivo, il long-drink, sì lo so che questo spesso lo fa pure il maledetto, ma il bravo ragazzo lo fa anche dopo che la lei di turno “gliel’ha data”, il maledetto solo prima. No non sono un qualunquista, fate una statistica, al massimo dopo la terza volta il maledetto ha dimenticato a casa il portafogli. Altra differenza abissale è il “ti amo”, il bravo ragazzo dice “ti amo” dopo il primo bacio con la lingua, spesso anche dopo il primo bacio sulla guancia, e lo dice convinto, il maledetto invece dice “ti amerei, ma…”, e lo dice l’ultima volta che vede una donna, quando deve spiegare che le vuole troppo bene per restare con lei, lei che merita molto di più… (il maledetto questo l’ha imparato dalle donne, prima dicono sta minchiata poi passano al silenzio chiarificatore, ma questa è un’altra storia…). Ecco allora che quando una storia finisce il maledetto-flessibile in questo modo lascia sempre una porta aperta, un pertugio da cui eventualmente riaffacciarsi, il bravo ragazzo rigido invece, avendo dato tutto l’assoluto che aveva nei primi cinque minuti, si auto-squalifica da solo. Ma la differenza prima è che il maledetto spezza, il bravo ragazzo si fa spezzare.
Ed ecco allora che arriviamo al secondo elemento: il cuore spezzato. Il cuore spezzato è una roba grave,  si perché fa sofferenza vera, fa insonnia, fa tachicardia, fa Xanax, fa telefonate patetiche che riascoltate a mente fredda farebbero venir voglia di tentare il suicidio per la vergogna, fa crisi di gelosia convulsa con spasmo addominale, fa errore continuo, fa fuggire l’80% delle persone che stanno attorno (l’altro 20% dice sempre di sì ma non ascolta una parola di ciò che il cuore spezzato dice), fa melodramma, e tutto quello che può venirvi in mente.

Quindi bravo ragazzo rigido con cuore spezzato ad un certo punto, solitamente dopo un periodo di tempo variabile che verosimilmente è pari a quanto è durata la storia che ha prodotto il disastro, decide che è ora di basta. E dice: “Ah sì!!!” – dice proprio così: “Ah sì!!” – “Ah sì, bene, adesso basta! Adesso si cambia, ora esco e poi zac… se è capace lei sono capace anch’io”, che lo sa perfettamente che non è vero ma ci crede un casino, ci crede come quando dice “ti amo”, e allora inizia la sua improbabile collezione. La partenza è sempre ambiziosa, si lancia sulla strafiga di turno, che irrimediabilmente lo snobba, dopo tre tentativi falliti si lancia sulla normale (single o non single non importa) che da un po’ di corda, perché “lo spezzato” (chiamiamolo così per semplicità) si impegna, vuole raggiungere l’obiettivo, è attento, e la ragazza abbozza, le piace farsi corteggiare con tanta insistenza, lo annusa e cerca di capire, al che possono succedere due cose: ci sta, non ci sta. Se ci sta, “lo spezzato” ha un bisogno impellente di raccontarlo a tutti: “Hai visto è? Sono capace anch’io, e lei… poverina… mi spiace, mi ha solo incontrato sulla sua strada…”. Se non ci sta scende ancora di uno scalino, un mio vecchio amico diceva: “il leone colpisce la gazzella zoppa quando ha fame..”, lo so che il paragone è azzardato e potrebbe aumentare il disprezzo che le donne stanno iniziando a provare per questa storia, ma chi me lo raccontava era un maledetto vero, forse un po’ troppo maledetto ma la sapeva lunga. Quindi dicevo scende di uno scalino e non scarta più nulla: “spezzato razzolatore folle con la testa sempre e comunque da un’altra parte”.
Poi irrimediabilmente capita un fatto, un fatto grave, nel suo continuo e spericolato razzolare “lo spezzato” ad un certo punto inciampa in una ragazza che… che… che ad un certo punto lo bacia, ma lo bacia  guardandolo negli occhi, con una certa intensità,  e lui all’improvviso, cianotico e  balbettante, inizia con: “Grazie, posso offrirti qualcosa da bere? Hai caldo? Hai freddo? Andiamo a cena, ti passo a prendere alle 19.00? Alle 20.00? Alle 21.00? Dimmi tu, quando vuoi. Hai visto quel pulloverino in vetrina, ti piace, posso regalartene tre? Sei bella sai? Molto. Sei dolcissima sai? Molto. Sei un casino sai? Molto”.

Nooo, di nuovo, dopo averla riaccompagnata a casa, la prima sera, con lei che non gliel’ha ancora data, lui le scrive prima di addormentarsi un: “Ti amo sai?! Molto”, ed è finita, “lo spezzato” inizia il nuovo circolo vizioso, fatto di rigidità e cecità, con il suo cuore che si appresta a rimediare una nuova profondo crepa.
Ecco “F”, spero di averti risposto, e comunque per fortuna che io mi sono innamorato solo due volte per ora… perché lo sai che io sono bravo, me l’hanno detto, e questa sarebbe la mia fine. Forse…

L'epopea del bravo ragazzo e il bastardo maledetto


Non va più… il bravo ragazzo non va più…  probabilmente non è mai andato,  anzi togliamo pure probabilmente:  il bravo ragazzo non è mai andato. 
Sì… le mamme c’hanno provato e ci provano a cercare di venderlo come occasione da non perdere, sia le mamme dei presunti “bravi ragazzi” che le mamme delle presunte “aspiranti fidanzate di bravi ragazze”, tutte coalizzate per favorire il maritazzo, con le mamme di lui a spiegare: “Guarda che è un’ occasione, tu sei un po’ semplice, se non la prendi al volo mica ti ricapita, non fare lo scemo, devi dire sì” e le mamme di lei a insistere: “Guarda che è un’occasione, lui è un po’ semplice, se tu non fossi mia figlia ti direi che sei un po’ zoccola, però fidati, non lo lasciar scappare, che tanto poi fai quello che ti pare dopo il secondo figlio…”.  E si badi…  molte storie si sono pure formalizzate in fidanzamenti ufficiali, qualcun’altra è servita a far recuperare la storia precedente, qualcuna ha partorito pure matrimonio e figli,  mica per l’intervento delle mamme no...  è chiaro, ma perché lei (lei… la parte femmina della futura coppia) una sera che era triste e sconsolata e disperata,  perché l’altro, il maledetto-bastardo-figlio di brava donna-con il male di vivere che gli scorre nelle vene ha preferito uscire con la sua migliore amica (sua di lei intendo…), ecco una sera di quelle, dopo aver detto in bagno, piangendo e guardandosi allo specchio: “basta, adesso basta, vado con il primo che capita”, che non è una novità in assoluto ma in quella situazione fa atmosfera, ecco dopo aver detto questo, ha incontrato fuori dalla porta di casa il “bravo ragazzo”.
Il bravo ragazzo c’ha normalmente l’impermeabile. Beige. E la sciarpa… grigia. E le scarpe con la suola di gomma che così non scivola pure se c’è ghiaccio, e il fazzoletto di cotone nella tasca del jeans a vita alta, e la riga da una parte, oppure il gel sul capello corto senza eccessi. E lo sguardo buono, e la voce bassa, pacata, modesta, non invadente.  E quando il bravo ragazzo vede la ragazza “lacrimante”, le offre il suo fazzoletto per consentirle di asciugarsi le lacrime, e aggiunge: “Fa freddo, non è bello piangere per strada, andiamo a prendere un the così mi racconti cos’è successo ché non lo sopporto di vederti in questo stato…”, e lo dice delicatamente, in un buon Italiano, sintassi genuina ma discretamente forbita, rassicurante.

La ragazza sulle prime si lascia pure avvolgere da questo inaspettato tocco di dolcezza, sincero eh… attenzione! Mica un paraculo maledetto,  semplicemente e sinceramente preoccupato di quelle lacrime.  E oltre a farsi avvolgere si crogiola pure, sì, delicatamente crogiolata, che sarà  un po’ il the caldo, un po’ le lacrime amare, un po’ la zoccola della sua ex migliore amica, che normalmente, subito dopo, si lascia pure andare in un: “sai che si sta molto bene con te? Sai che è stata una fortuna averti incontrato proprio oggi? Sai che non mi era mai capitato di provare una sensazione del genere”.
Ecco a questa frase, “…non mi era mai capitato di provare una sensazione del genere…”, il bravo ragazzo perde ogni tipo di razionalità. Ci crede, ci crede davvero il poveretto, perché il bravo ragazzo è sincero, se lui dice una cosa la dice perché la pensa, se lui fa una cosa la fa perché la vuole davvero, e poi ha voglia di sentirselo dire, ha voglia di sentirsi dire “..non mi era mai capitato…” da una splendida ragazza mora con gli occhi vissuti e le labbra carnose, ha voglia di pensare: “ecco me l’avevano detto che quando meno te l’aspetti arriva…”, ha voglia di pensarci e di crederci. Il bravo ragazzo è semplice, l’abbiamo già detto, e in quanto semplice crede, crede nella giustizia del mondo, nel bene per il bene, nell’amore per l’amore… (ah crede nell’amore il tapino!!) e nei miracoli. Sì, crede nei miracoli… San Bravo Ragazzo.  

Ecco allora per un attimo ritorniamo invece al maledetto in compagnia della migliore amica, che lui al contrario del bravo ragazzo “va sempre”, il bravo ragazzo non va, il maledetto va sempre, ripetuto due volte per dare enfasi.  Il maledetto di solito appena ha finito di occuparsi dell’amica la scarica, non la scarica nel senso de  “la molla”, la scarica nel senso di la porta sotto casa e la fa scendere, oppure se era in casa di lei è lui ad allontanarsi con finto e struggente dolore, dicendo in entrambi i casi una frase che fa più o meno così: “…bene, sono stato bene stasera, come non mi succedeva da troppo-tanto-tantissimo tempo… però… sai… è terribile, è  terribile… è dura…”, e lei: “Dimmi, cosa è dura? Sono qui per ascoltarti…”, e lui: “Guarda no, non potresti capire adesso, non voglio rovinare questa splendida serata…. sei troppo speciale… sei troppo unica… sei troppo importante, non voglio rovinare tutto…. ne parleremo… ora vai, vai e pensa a me, io resterò un po’ solo… ho bisogno di pensare…”, e lei: “capisco a domani… amor… scusa, dicevo solo… a domani…”, e lui: “…ti chiamo, notte…”.
Appena lei è scesa (o lui è uscito), scatta il messaggio maledetto all’altra (l’amica del the con il bravo ragazzo): “…ho provato a fare a meno di te, non ci riesco, lo so che è troppo tardi, però è giusto che io te lo dica…”.

Il bravo ragazzo è già morto. Affogato nel the. Il bravo ragazzo il giorno dopo scrive a lei: “Come stai? Passata?”, e lei risponde all’altro: “Stasera ci sono, passi da me?”. Il bravo ragazzo dopo un po’ insiste: “So che stai lavorando e sei impegnata, però volevo solo dirti che ti penso”, e lei risponde all’altro: “Stasera ti rovino, dovrai implorarmi di smettere”. Il bravo ragazzo in pausa pranzo, dopo sei ore di mancate risposte: “Ehi, tutto bene? Io sono qui… se vuoi, ti ascolto”, e lei risponde, mentre è già in macchina con il maledetto: “Ciao, oggi giornata difficile, sto pensando, sei davvero dolce, però ora ho bisogno di stare un po’ sola, devo ricaricarmi, ci sentiamo nei prossimi giorni, ti chiamo io, grazie eh? Grazie davvero”. E il bravo ragazzo: “Quando vuoi, capisco, è dura, tu sappi però che io ci sono”.
Il bravo ragazzo indossa l’impermeabile beige e scende al bar di sotto a mangiare un panino, lei invece toglie l’impermeabile e sale in casa di lui (il maledetto)… non ha fame…

I bravi ragazzi non vanno più….

Voglia e bisogno...

Lo spunto per scrivere questo racconto mi è venuto qualche giorno fa, vado solo ora che ho anche la febbre e forse sono in delirio perché prima non ho avuto tempo, non pensate a qualche arcana ragione per cui ho atteso il momento giusto, era giusto anche qualche giorno fa.

A interrogarmi su quanto seguirà mi ha convinto una mia amica on-line, che qualche volta sono riuscito ad incontrare pure dal vero, la quale dopo aver  letto il mio post su FB in cui dicevo che tra voglia e bisogno c’è un abisso,  mi ha scritto più o meno così: “sto cercando di ubriacarmi, mi serve del vino…”. In realtà secondo me lei non voleva ubriacarsi per questa cosa, ma dato che io sono un egocentrico che si crede motore dell’universo, sono abituato a millantare, che ai fini della storia fa molta più scena.... sì perché ti da un’aria da protagonista che alla fine sta sempre bene.
Ecco però che si deve fare una premessa, sì perché credo che il messaggio non sia passato come io lo intendevo, prima di tutto si deve capire bene che cos’è “bisogno” e che cos’è ”voglia” e per farlo mi servirò di quanto mi disse molto tempo fa un'altra mia amica con i tacchi: “Non ho voglia di vederti… ne ho proprio bisogno!”. E forse ci sarebbero voluti anche due punti esclamativi anziché uno per dare più enfasi.

Ora non voglio raccontare di quella storia ché non ha senso né raccontarla e né tantomeno farlo adesso, però se rileggerete la frase tutta di un fiato, senza pausa sui puntini che servono solo per un fine estetico letterario, bè ecco vi renderete conto della enorme differenza. Si capisce subito  che cos’è bisogno e che cos’è voglia.
E si capisce subito che non è: “ho bisogno che mi vai a comprare il detersivo al Conad perché c’è l’offerta e io ho la macchina dal gommista”, è qualcosa di molto diverso. E’ piuttosto: “ho bisogno che mi fai entrare aria nei polmoni perché altrimenti non riesco più a respirare e sai che se non respiro non sto affatto bene? E sai che l’aria come la fai entrare tu non la fa entrare nessuno? Anzi sai che  nessuno la fa entrare?”. Ecco il detersivo in offerta è importante ma l’ossigeno di più. E non fermatevi a riflettere sul è vero o non è vero, non è importante questo, è il concetto quello che conta.

Poi c’è la voglia. La voglia nel rapporto uomo donna può assumere diverse sfaccettature, ad esempio una potrebbe essere: “ho voglia di trombare oggi pomeriggio”, e questo solitamente lo dice l’uomo,  anche se non sempre e soprattutto sempre di meno, e sarebbe bene aggiungesse pure “con te”, perché altrimenti il desiderio avrebbe tutto un altro sapore. E non dico che sia brutto avere voglia di passare una piacevole mezz’ora in compagnia della propria ragazza  per condividere le vette sublimi del piacere terreno (mi sento vivo quando mi lascio andare a questi azzardi poetici! E in prima battuta avevo scritto compagna ma da quando ha vinto Renzi è meglio non esagerare, poi avevo scritto anche un'ora ma è meglio non creare troppa aspettativa che poi c'è da far brutta figura ). No non è brutto aver questo tipo di voglia, se però con il tono della frase di prima qualcuno vi dicesse: “ho assolutamente bisogno di trombare con te questa mattina!” e  ve lo dicesse mentre siete in ufficio, oppure in fila al Conad alla ricerca del  detersivo, o dal gommista, o sotto ad un albero del viale della stazione, o in uno scantinato pieno di scatoloni polverosi e pure un po’ sudaticci, bè si capisce subito che è tutta un’altra cosa. Se poi ve lo dice il gommista è diverso ancora.
La voglia è anche: “ho voglia di vederti sai? Sono già tre ore piene che non ci incontriamo, cosa dici vengo?”, è bello certo, è molto bello, anche se la chiamata arriva mentre siete in fila alla cassa a pagare il detersivo. Ma vi immaginate che cosa significa invece: “ho bisogno di vederti subito, anzi avrei avuto bisogno di vederti già mezz’ora fa, non pensare ti chieda se posso venire perché sono già arrivato”? Daiiii la differenza è abissale, non c’è storia, neanche se lui o lei arrivano e dalla foga fanno cadere il fustino.

Ecco credo non sia necessario spiegare oltre, credo che questi tre quattro banalissimi esempi rendano l’idea, se proprio non fosse chiaro provate a pensare al post, non post su FB,  il post nel senso di dopo, il post bisogno, quando successo il fatto vi accorgerete che la voglia è passata dopo la soddisfazione, almeno per un po’, mentre il bisogno resta, forse anche troppo.
Poi se domani riceverete un messaggio con su-scritto: “ho voglia di trombare con te”, ecco non state a litigare per colpa mia, c’è un abisso è vero, però poi non si può avere sempre tutto dalla vita!!!

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Un'amica mi ha chiesto: "quale il racconto che hai scritto che ti piace di meno e quello che ti piace di più?".
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