Ecco provo a raccontartelo dall’inizio, anzi, ti racconto l’inizio
perché la fine ancora non l’ho pensata.
C’era una volta un bimbotto magro, con la testa grande, i
capelli a caschetto senza gel, suonava il pianoforte ma non era capace, a dire
il vero cantava meglio di come suonava ed il che è tutto dire, la pelle scura,
timido, gli occhi marroni e le occhiaie verdognole tendenti al nero quando era
ammalato oppure quando era arrabbiato, non era proprio bello bello, aveva
cinque anni e voleva sempre stare con i grandi, voleva intervenire nelle loro conversazioni, le
imposizioni lo infastidivano, si atteggiava ad adulto senza sapere che una
volta cresciuto si sarebbe atteggiato a bambino, e avrebbe voluto parlare con i
piccoli, avrebbe voluto che Qualcuno di grande gli desse consigli, non li
avrebbe seguiti nemmeno allora però ne avrebbe sentito il bisogno. Quel bimbotto sopravvalutava la propria forza, tanto che decise pure di sfidare a duello John Lazzano, due metri
contro uno, Davide e Golia. Vinse Golia.
“Mamma, Papà , qui non si tocca, qui è alta, non vedo i
piedi, torniamo indietro”… “No, smettila, si tocca, guarda… quelle sono le tue
dita” … “No, affogo, l’acqua mi arriva alla bocca, bevo!”. Si tocca è relativo
per un bambino di cinque anni che non sa nuotare e non vuole imparare, non
vuole imparare perché non sopporta di essere imparato, vuol fare da solo e
visto che da solo non riesce vuol fare senza. Il tempo è passato, il bambino è cresciuto,
ama frequentare sempre gli stessi posti, le stesse spiagge, gli stessi mari,
anche durante l’inverno, è cresciuto ma in fondo è rimasto lo stesso, tanto che
non sa ancora nuotare e non vuole nemmeno imparare, perché se decide che non vuole, non vuole, il tempo non serve a nulla.
E’ febbraio, c’è un po’ di sole ma fa freddo (un bravo
contafavole direbbe “un pallido sole tenta invano di riscaldare la sabbia, ma
niente, non ce la fa…”), il suo papà non c’è più, oddio non c’è più, è da un po’
che non si fa vedere, un po’ tanto a dire la verità, troppo mi sembra eccessivo
per una favola, il bimbo lo cerca lì attorno, vorrebbe dirgli “guarda papà che
adesso tocco anch’io, andiamo a fare il bagno?!”, ma cosa vuoi, forse si è
nascosto bene, i papà ad un certo punto
si nascondono molto bene, è sempre stato così, però per raccontarti l’inizio
questa volta c’è tempo. Dicevo è febbraio, il bimbo cresciuto passeggia lungo
la spiaggia, alle spalle il delfinario, è chiuso, i delfini in questo periodo
dell’anno sono in letargo, come l’orco, i più forti si sveglieranno di nuovo a
primavera, i più deboli solo ad estate inoltrata, si sveglieranno per fare il
loro spettacolo e mangiare qualche sardina, non salata però, fresca, anche un
po’ di tonno, non in scatola però, fresco.
E allora che fa il bambino sulla spiaggia se il delfinario è chiuso? Mahh...
passeggia, respira, si annoia, legge, zoppica per via del
menisco e della sabbia (che poi non lo so se è il menisco, ma dirlo fa molto sportivo
vissuto e rende la favola più avventurosa), scatta foto, scatta foto stupide perché vuole spedirle
lontano, vuole spedirle per raccontare quello che sta vedendo in quel momento,
è un modo per soddisfare la sua voglia di condivisione, una condivisione a
distanza, sarebbe più interessante se la
distanza avesse voglia di condividere con lui, ma lui se ne frega (non è vero) e
scatto lo stesso, e spedisce lo stesso, non è uguale ma cosa vuoi… se una cosa la vuol fare la fa, e
se è solo con la distanza che vuol condividere, accetta.
Fotografa anche il cacciatore di molluschi, ha la barba
bianca, molto più bianca della tua, raccoglie molluschi di frodo, è un
bracconiere ittico, ha un retino piccolo piccolo per non dare nell’occhio, un passamontagna calato solo a metà per
proteggersi dal vento e per fare mistero. Tira vento, sì… una leggera
brezzolina, fredda fredda che ti vien voglia di entrare nella cabina del
bagnino, il bagnino che conservava il portafogli marrone e grosso del tuo papà,
chissà che fine ha fatto, forse si è nascosto anche lui (il bagnino, non il
portafogli, quello ce l’hai tu!). Il portafogli era grosso perché il tuo papà
conservava tutto, carte, cartine, cartacce, lettere, di solito lo portava nella
tasca dietro dei pantaloni oppure lo lasciava alla tua mamma per conservarlo
nella borsa, ma solo quando era “vestito di nuovo”, al mare però non c’era la tasca dietro nel
costume e la tua mamma non aveva la borsa, quindi lo lasciava al bagnino. Anche
tu una volta volevi portare il portafogli nella tasca dietro dei pantaloni, ti
piaceva, faceva grande, poi però hai scoperto che il portafogli si rovinava, i
pantaloni pure e oggi hai deciso di portarlo nella tasca della giacca, ma non è
la stessa cosa, si è perso il fascino, così come ti piaceva un sacco lasciarlo
nella borsa, ma ora non hai la borsa giusta e quindi lo porti nella giacca.
Insomma, hai un portafogli senza fascino, speriamo nel bagnino.
Una barchetta bianca sta navigando di fronte a te, è piccola
e inclinata, si muove a due metri dalla riva, ondeggia da far paura, è bianca
con una riga rossa sul fianco, il nome non si legge, è scritto in piccolo, è
sbiadito. Chissà se il capitano sa nuotare? Se quel bimbotto avesse imparato a
nuotare forse ora sarebbe capitano pure lui, anzi tenente, tenente di vascello.
Mi piace esagerare.
Scricciolo sai che un cane bruttissimo e tozzo con le
orecchie nere e il muso schiacciato sta facendo la pipì sul pattino del bagnino
semisepolto sotto la sabbia? E’ davvero brutto quel cagnetto, era molto più
bello Zorro, molto più bello anche se mi ha morso sul dito che adesso ogni
estate mi si secca l’unghia, ma dov’è andato Zorro? Si è nascosto anche lui,
ohe ma qui si nascondono tutti?
Nevica, si ora sta nevicando e mi viene voglia di andare a far due passi,
anzi no, veramente ho voglia di “bobbare”. Bobbare? Sì! Dicasi bobbare la pratica del tipico sport
invernale da discesa che per essere fatto proprio bene bene abbisogna di un bob
rosso, con la cupolina blu, con due posti blu che è sempre più grande di quello
dei tuoi amici, che hai trovato una sera quando sei ritornato a casa con la tua
mamma e il tuo papà non si era ancora nascosto, e quando ha visto la tua faccia
si è messo a ridere, e rideva nello stesso modo e con la stessa espressione che
oggi, anzi ieri, aveva quel bimbotto che non sapeva e non sa nuotare.
Avevo detto che avrei raccontato l’inizio e non ti sembra?
No, ti assicuro… è iniziato tutto così.
E' bellissimo. Sono commossa. Non so davvero resistere alla potenza espressiva del flashback che ti catapulta direttamente nell'infanzia del protagonista della storia che stai leggendo, del film che stai guardando, della serie televisiva di cui non ti perdi una puntata. Quel personaggio che credi conoscere, di cui hai condiviso le vicissitudini e le sofferenze, le gioie e le avventure, ti si rivela all'improvviso sotto una luce ancora nuova, piena di significati che fino a quel momento non avevi colto. E' semplicemente affascinante vedere come nei comportamenti del bambino ci siano già i tratti dell'uomo che sarà. Il bimbotto testardo e orgoglioso che vuole fare da solo, altrimenti fa senza. E magari a quarant'anni ha fatto senza molte cose, perché "se non vuole non vuole" (alla fine i quarantenni fanno i capricci come i bambini), perché l'orgoglio non ti si stacca di dosso facilmente, e di orgoglio si può anche morire.
RispondiEliminaI padri a un certo punto si nascondono... non mi piace. Chiamala causa di forza maggiore, ma non dire che si è nascosto, lo fa sembrare un cattivo padre (ma forse sono io, che sono portata a pensare sempre il peggio possibile nei confronti della categoria), e non mi sembra assolutamente il caso di questo signore dal portafogli marrone e grosso, che cerca di insegnare al figlio cocciuto come si nuota per poter fare il bagno insieme.
E poi capita che i bimbotti diventino padri a loro volta, e capita di tornare indietro nel tempo perché c'è una scricciolina che vuole sapere tutto dall'inizio.
Vuol sapere del mare, del bagnino, del bob rosso e blu, di John Lazzano (che vorrei proprio sapere chi è...), di Zorro, e di quel bimbo soprattutto, quel bimbo di cui ama la versione quarantenne.
E lui invece? Lui la ama, la sua versione quarantenne?
Quel bimbo di cinque anni sarebbe fiero dell'uomo che è diventato?
Perché quando torni indietro nel tempo, quando torni lì dove tutto è iniziato, dove tutto stava avendo inizio, certe domande ti attendono al varco.
F