Lo sburo, lo zerbino e....

“Ma perché sei sempre arrabbiato?” – “Arrabiato? No, non sono arrabbiato!” – “Non è vero, sei insopportabile quando fai così, mi sono rotta” – “… … …” – “… … …” – “Cosa fai perché stai zitto?” – “Ti sei rotta?? Ti sei rotta?? Ti stai rompendo??” . Click.

“Ciao sono io!” – “Io, io nel senso di tu? Ma ciao, ma… …. non dovevamo sentirci più?” – “Sì però ho cambiato idea, se arrivo tra un’oretta??” – “Un oretta? Bè… mai più? Un oretta?? Va bene, sta bene per un oretta”. Click.

Ecco dietro a queste due telefonate sta la fenomenologia dell’uomo moderno, sì, moderno.

Da qui si può capire tutto, cioè bisogna interpretare e consequenziare (esiste consequenziare, si può dire, lo so io),

Partiamo dall’inizio, dalla prima telefonata, non è importante il perché, cioè non è importante ai fini della nostra analisi, lei “si è rotta”, lui “click”, (si potrebbero anche invertire le parti cioè lui si è rotto è lei click, ma io la vedo dal punto di vista maschile ancora  per adesso), comunque questo è. Ecco allora che scattano le tre tipologie di uomo: l’uomo "zerbino" e l’uomo "sburo",  dove sburo è un misto tra duro e sburò, e poi c’è la versione "sburo sburo" che è un misto tra duro e duro maledetto, ma questa non so se sarò in grado di descriverla, fa quasi paura.
E’ il fare o il non fare la seconda telefonata che discrimina lo zerbino dallo sburo, per lo sburo sburo vediamo dopo…  magari un cenno. Lo sburo passa nel giro di tre secondi alla seconda telefonata, perché lo sburo ha sempre una telefonata di scorta da fare, una porta lasciata volutamente semiaperta, dall’altra parte c’è sempre normalmente una donna che sa vivere e lo sa che lo sburo in fondo è un semplice e se chiama è perché è arrabbiato o scazzato o anche scaricato  e quando arriverà dopo un’oretta sarà nervoso e dirà: “oggi davvero è stata una giornataccia al lavoro, per fortuna che ci sei tu, ma perché non dovevamo vederci più?”. Lei non chiede niente, non risponde, non commenta, perché tanto sa che partirebbero una serie di racconti senza capo né coda, finti come l’ottone, infarciti di parole inglesi, in cui tutto inizia con un grossissimo problema con una trattativa internazionale che lui aveva la soluzione in tasca ma il suo capo non l’ha voluto ascoltare e l’azienda in questo modo andrà al collasso e lui che lo sapeva e se anziché tarpargli le ali lo avessero ascoltato il fatturato sarebbe centuplicato in tre giorni, in realtà lui il pomeriggio ha giocato a Ruzzle e perso tre partite e comprato la ruota di una moto su e-Bay. La donna che sa vivere tutto questo lo sa, e abbozza.  Per completare la propria strategia da manuale, lo sburo, subito dopo il click alla prima telefonata spegne il telefonino e lo chiude in cassetto e prende l’altro telefono segreto che se per caso chiama un suo amico che vuole andare a vedere la partita è pronto e chiude la porta lasciata semi aperta. Perché nella vita ci sono delle priorità.
Lo sburo sa che è importante lasciare il telefonino spento almeno 36 ore, anche perché per un po’ di tempo lo sburo è effettivamente impegnato, o con la partita o con la donna che sa vivere, poi comunque una volta riacceso si controlla se sono arrivate chiamate, se sono arrivate (e questo mette lo sburo in posizione di enorme forza relativa) si lascia acceso e si aspetta di essere richiamati, alle prime tre richiamate non si risponde, il risultato migliore è se le richiamate arrivano in successione rapida di tre secondi l’una dall’altra, alla quarta, che normalmente arriva dopo mezz’ora, si risponde con un silenzio e nove volte su dieci dall’altra parte si sente: “… … dobbiamo vederci stronzo,  mi hai fatto stare male, perché hai spento? Perché non mi rispondevi?”. Lo sburo ghigna in silenzio e dice: “volevo stare solo, avevo bisogno di riflettere, sono stato male”. Apoteosi. 147 punti. “Ci vediamo??”, “Non lo so”, “Dai?”, “Va bene, passo io da te tra un’oretta”. Si perché prima lo sburo deve chiamare un suo amico per raccontare come è andata la sera prima, dovrà raccontare con dovizia di particolari la sua serata alla Rocco, che sarà tale anche se lui era a vedere la partita con un altro.
Se non ci sono chiamate la situazione si complica e allora è bene tenere spento per altre 36 ore poi si vedrà. Sono i rischi del mestiere.

Invece l’uomo zerbino, l’uomo zerbino la seconda telefonata non la fa, per prima cosa perché anche se la facesse e arrivasse a casa della donna che sa vivere non racconterebbe della trattativa internazionale ma il discorso finirebbe sulla prima telefonata perché vuole sapere cosa ne pensa lei e la donna che sa vivere a quel punto lo caccerebbe a calci nel sedere, poi perché l’uomo zerbino non spegne il telefono ma manda un messaggio dopo 3 secondi dal “click”: “scusami, non volevo essere duro”. Apoteosi. -276 punti. Non volevo essere duro? Ma per piacere!!! Ma se l’ultima volta che sei stato duro è quando sei andato a far la spesa alle Cicogne e hai detto alla commessa del banco salumi: “Signora questa volta però il prosciutto me lo dia senza la cotenna… per favore si intende!”. L’uomo zerbino ha perso, ha perso interesse, dignità, la consecutio logica è: “Guarda, ho riflettuto, meriti di più, non puoi soffrire per me, ti penserò sempre, però è meglio se non ci vediamo più, ciao..”. La telefonata è necessariamente breve perché stanno arrivando messaggi con tentativo di chiamata da parte di un altro, uno sburo probabilmente.  L’uomo zerbino sprofonda, click lo fa la sua testa, diventa verde e per fortuna che al telefono non si vede, balbetta, quasi singhiozza, potrebbe sfuggire pure un “ti prego…”  ma desiste, passa alla fase tonnellate di rose, foto dei momenti  più belli, forse anche foto dei monumenti più importanti, messaggi strappalacrime. Due alternative: silenzio oppure lei accetta di ri-uscire perché vuole vendicarsi dello sburo di turno che è andato a vedere la partita di pallone dando buca all’ultimo momento.
   
Poi... a volte..., raramente però, c’è chi si ferma sul perché della prima telefonata, magari lui è veramente arrabbiato, più che arrabbiato triste, non vorrebbe ma è così, triste perché forse è davvero un periodo duro, duro perché non ci sono trattative internazionali ma tanti problemi locali che lui cerca di risolvere velocemente per essere più tranquillo e razionale ma non è sempre facile, ed il bello è che vorrebbe risolverli per essere più  sereno, più sereno per lei tra l’altro. Sì perché a volte c’è qualcuno che ama fare le cose per lei e non per compiacere modello zerbino ma perché prova un piacere personale in questo, è davvero quello che vuole e se non ci riesce o non ci riesce come vorrebbe, perché non può o perché non gli viene consentito, ecco allora si innervosisce, si intristisce, e diventa pure antipatico. Chi pensa alla prima telefonata non lo so collocare in una categoria, è un pensatore che ci tiene forse. Cosa vuol dire?  Il “ci tiene” si capisce, ci tiene a lei, molto, potrebbe essere pure moltissimo, forse anche un’esagerazione, ci tiene perché altrimenti non sarebbe teso-arrabbiato-antipatico; il “pensatore” invece dipende a cosa pensa. Il pensatore che ci tiene di solito pensa semplicemente a lei, non a loro, a lei,  e per questo a volte non dorme molto, pensa che forse sarebbe meglio di no, ma non vuole, e bisogna sforzarsi perché non è mica facile, pensa che cazzo come sarebbe cattivo il caffè da solo (attenzione non da solo in assoluto, da solo senza di lei!!) e allora pensa che chissenefrega se deve fare i trecento per arrivare alle 8,45 a diciotto km di distanza, se una cosa si vuol fare si fa,  sempre,  anche se dura 5 minuti, perché a volte 5 minuti possono essere intensissimi.  Ecco di solito il pensatore che ci tiene pensa a come si possono fare  le cose difficili, anche quelle difficilissime,  non è detto che ci riesca ma ci pensa, anche la notte, anzi forse la notte pensa a come si possono fare le cose impossibili...
 
E lo "sburo sburo"?  Behh, lo "sburo sburo" non avrebbe nemmeno fatto la prima telefonata perché lui lo sapeva già che sarebbe finita così….

 

 

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