Dicevano che mi sei scoppiat(a) dentro al cuore all’improvviso… di Mogol-Bertozzi-Vanoni

Oh, la verità è che le canzoni la mettono giù facile… tragiche, speranzose, divertenti, demenziali, tutte lì a dare risposte e certezze, e anche quando non certezzano, tempo tre minuti e trenta e sono belle che finite.

Perché si fa presto a dire “mi sei scoppiat(a) dentro al cuore all’improvviso, all’improvvise e non so perché”, ah non lo sai perché?!  No vero?! 
Pero finisce che “io lavoro e penso a te, torno a casa e penso a te, le telefono e intanto penso a te”, e credetemi è invalidante sta cosa, quasi come l’incontinenza senza pannolone.

Allora chiami, ti lasci andare e dici: “cara ti amo”!
Lei però “si sente confusa, vuole stare un po’ da sola, perché esce da una storia di tre anni con un tipo”, ma in realtà “è colpa di Alfredo” e del suo amico negro, che a parte “la macchina che c’ha che conta” qualcos’altro da dirle e da darle dovrà averlo pure lui.

E tu lì a interrogarti sul “che cos’è l’amor” e ti metti pure a “chiederlo al vento che sferza il suo lamento”, mentre faresti meglio a fermarti a fare due chiacchiere con “la vaiassa che te la muove e te la squassa”, sarebbe certamente più produttivo, o se non produttivo almeno poi dormi.

Ma in fondo le canzoni lo sanno “che tutto il resto è noia”, e “le tue sono solo, parole, parole, parole”, ma le dici e le scrivi ugualmente perché “io vorrei, non vorrei, ma se vuoi..”, insomma c’hai le idee parecchio confuse e allora fai quello che ti passa per la testa. 
E per la testa ti passa di star lì “a guardare i gatti che guardano nel sole, mentre il mondo sta girando senza fretta”, e invece avresti forse fatto meglio a seguire chi ti spiegava la “differenza tra le ciliegie e le amarene”, ma in fondo no, perché poi “va bene… va bene… va bene così” e hai “sbagliato tante volte sai, che lo sai già”, una in più fa solo mucchia.

Poi ti chiedi “ma cosa hai messo nel caffè che ho bevuto su da te?”, e ti ricordi che il caffè su da lei l’hai bevuto una volta sola e senza zucchero come al solito, un sabato mattina, ma cazzo com’era buono, e davvero ti dici “che sarebbe stato tutto più facile se lei fosse tornata vestita soltanto del bicchiere”, e invece no, no! Non ti sei limitato a quello, no, hai voluto esagerare, hai voluto precisare che “lo sai che cosa c’è? C’è che mi sono innamorato di te!”, e cazzo no (l’ho riscritto), non lo dovevi dire.

Avessi avuto “quattro amici (ragazzi) con la chitarra e un pianoforte sulla spalla” non sarebbe successo sono certo, sarei scappato con loro a Bologna, che “se lì non si perde neanche un bambino” ce l’avrei fatta pure io, anche senza Bonetti.

Ma la vita va così, “piove, piove, guarda come piove” e tu sempre senza ombrello, non lo fai apposta chiaro,  sono solo “errori di distrazione, bastava solo aver pazienza”, pazienza ok, ma non siamo mica a “Maracaibo, col mare forza 9” che dopo cinque minuti torna il sereno “za-za”, no qua siamo in Romagna, a due passi dal mare e poi è anche inverno e si sa che “il mare d’inverno è come un film in bianco e nero visto alla Tv”.

Le canzoni, che bastarde, ti spiegano che  “quello che potremmo fare io e te… non lo puoi neanche credere”, ed è vero così, ma mentre tu lo sai, lei proprio non lo poteva credere davvero!

E sei conscio che se “vuoi vivere una vita luminosa e più fragrante, cancella col coraggio quella supplica dagli occhi tuoi”, ed hai voglia a spiegare a chi te lo chiede che fatichi a respirare per l’assenza come capitava a quell’amico di “Gloria” che gli mancava solo lei nell’aria, ma non è solo supplica, è anche congiuntivite.

E comunque è vero, “nessuno mi può giudicare, nemmeno tu”, anche se “la verità mi fa male lo so”, e pure gli “amici dicevano è tutto sbagliato” ma è facile per loro che non sanno di che parlano, ed in fondo sono gli stessi amici che dopo aver saputo che “hanno ucciso l’uomo ragno e chi sia stato non si sa” sono tutti corsi ad indagare e si sono dimenticati di te.


Io Mogol un po’ lo capisco, così come capisco tutti quelli che causa tallonite o balle piene anziché liberare endorfine correndo  lo fanno scrivendo minchiate, in fondo ognuno prova a liberarsi come può, perché “le canzoni non devono essere belle, devono essere stelle” e “illuminare la notte” così da trovare la strada per raggiungere “il bar Mario” e insieme al commendatore, come sempre, giocare la carta sbagliata quando il buio arriva.
      



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