"Ma il tuo amico scrive che non si capisce!" - "Eh lo so ma non scrive mica per tutti!" - "E per chi scrive allora?" - "Eh questo poi non lo so..."

Qualche tempo fa mi è capitato fra le mani un libro di tale Robert H. Hopcke, un matto secondo me, il titolo era più o meno questo: “Nulla succede per caso – le coincidenze che cambiano la nostra vita”.  Questo sig. Hopcke, che sarà certamente famoso anche se io non ho idea di chi caspiterina sia, ha scritto un trecento pagine molto dense, pagine che raccontano di Carl, Carl Gustav Jung, uno psicologo, uno psicologo strano, mica Freud, uno che secondo me che ho fatto ragioneria mischia tarocchi e scienza, scarabei e malati di mente, storie fantastiche e sogni, e sostiene che la vita è costellata di “coincidenze significative”, “sincronicità” le chiama. Hopcke cercando di spiegare ed interpretare il pensiero di Jung dice che “la nostra esistenza è una storia e gli eventi sincronistici servono a far si che ce ne rendiamo conto”.

Adesso non la voglio menare con un trattato di psicologia alternativa, tanto più che ripeto ho fatto ragioneria e al massimo se ripasso potrei raccontare della partita doppia, del dare e dell’avere, e di come può succedere che Pasini venga interrogato in scienze per sette volte di seguito, che puo’ sembrare una coincidenza ma in realtà è successo che per fargli uno scherzo qualche suo amico mise 18 volte il 19 nel sacco dei numeri che venivano utilizzati per estrarre a sorte per le interrogazioni a sorpresa. Pasini era il 19… quando si dice il caso… e allora chiamiamole se volete coincidenze, anche se non credo che le interrogazioni di scienze gli abbiano cambiato la vita.
Perché questo cappello iniziale? Così, mi è venuto in mente poco fa, mentre passeggiavo di ritorno da un ristorante, vino e semifreddo alla liquerizia per chiudere, vino e formaggio francese puzzone per aprire, vino e un mistino di fegatelle soffritte con contorno di fagioli borlotti per intermezzare, che detta così può sembrare pesante ma in realtà se lo confrontiamo con la frittata di cipolla e lo strudel di mele del tavolo di fianco sembra la mela cotta che ti servono il giovedì sera all’ospedale. Insomma cena impegnativa che fa riflettere, e quando si riflette a stomaco pieno non sempre c’è la certezza dell’obiettività.

Ecco allora apparire il ricordo di queste coincidenze sincronistiche, e allora può capitare che alle 23.30 non hai sonno e ci pensi, e allora ti chiedi come mai, e soprattutto perché,  può capitare in successione che un giorno  incontri da vicino, da molto vicino, l’amica di una tua amica non proprio amica, che l’avevi vista una volta che ancheggiava di pomeriggio con il rossetto rosso e salutava tutti tranne te, e l’avevi incrociata una  mattina che correva veloce e se tu fossi stato più sveglio forse saresti stato pronto per raggiungerla quando ancora eri in tempo.  E può capitare ancora che un giorno ti trovi spostato da un’altra parte per causa di forza maggiore e non ti cambia molto perché tanto le facce sono sempre le stesse, i luoghi sono sempre gli stessi, ma tu invece sei cambiato, sei cambiato perché hai incrociato di nuovo  l’amica di una tua amica non proprio amica, che ti dice “Ciao!”. “Ciao??”, ma ciao è impegnativo, non il ciao in sè, il tono, il tono del ciao, un tono di quelli che ti fermi un secondo e dici: “Ma cos’è successo?? Ragioniamo un attimo, ha detto ciao? Ho sentito bene?”. Sì, hai sentito bene, non sei mica sordo, perché è qui, anzi perché è lì? Era là! Ma là molto là! Sarà mica una coincidenza.
No tranquillo, non è una coincidenza, non è una coincidenza che ad un tratto tutto inizia a parlare di lei, le tazzine del caffè, lo scarabeo di Jung, l’R3.., gli orecchini che sono rimasti per otto mesi sul tuo comodino, Eros, il sindaco di Castel Bolognese che è indeciso se potare i tigli del viale della stazione, il capo dei muratori che ti ristrutturano la casa, tua figlia, la moglie di Dioscoride Dalmonte, le polverizzazioni al padiglione di fianco la fontana, la morosa di un tuo omonimo che ti sta seduto di fronte, Jigen (il socio di Lupin), i tuoi vicini di casa (quelli dell’appartamento di sopra), la commessa del negozio di Diego Della Valle in Galleria Cavour che non sa se il polso è medio o piccolo, la sua sosia che ti rifà la tesserina nuova per entrare in automatico, la tua amica non proprio amica che dice che in fondo tu non hai niente da perdere e tu le avevi anche fatto gli auguri di Natale, la Tim che non dovevi abbandonarla per la 3, la 3 non scrive mai! Gli occhiali da sole nuovi che li porti anche quando piove, la barachina del Rio Brado che WA non funziona e non c’è un collegamento rapido  con Marradi e allora vai a piedi alla Travatona per vedere se c’è campo, e il campo non c’è. E Sbarzaglia che ti fa la multa sul crocione, e la sveglia alle sette per uscire alle 7.30 e aspettare le 8.18 perchè il caffè se lo prendi preparato è tutta un'altra cosa. E Carlo Zauli, ah sì Carlo Zauli di Romagna che c’eri andato una sera che lei aveva i capelli bagnati e la bicicletta e poi vi è venuta fame e i rumeni e la piadina e il viale della stazione e il parco Tassinari Bertozzi vien dal Mare con la quercia dietro la casa del petroliere che tanto non ti vede perchè è buio e voi siete accecati dall'azabajamento e credete che tutto il resto del mondo sia così. E poi Mina, sì Mina, anzi Mine, sì sono due, la meno nota è la cantante, quella che l’importante è qualcosa che non mi ricordo, e l’altra, la più nota, è la barista che ti sorride ogni volta che te la incontri fuori orario e pensa : “E’ bella la tua amica”. Sì cazzarola, parecchio pure.

Ahh le coincidenze, che strane che sono, scrivono la storia, una storia che inizia in bici, prosegue in macchina, inizia col sole, finisce con la pioggia, un casino di pioggia che non si vedeva da anni in questo periodo, una pioggia così fa venire l’artrosi, mentre il sole faceva riluccicare tutto, faceva anche un po’ sudare, soprattutto la domenica pomeriggio, a luglio, quando correre era da matti, ma i matti perdono la testa e fanno perdere la testa, e succede che ti metti a scrivere delle storie strane, iniziate alle 23.30 e finite alle 1.05, senza capo né coda, scritte per il gusto di riassaporare degli attimi particolari e, anche se  l’ho già detto mille volte, i particolari non te li dimentichi mai. cazzarola, mai…. Buonanotte….

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