Faenza-Barcellona-Faenza, come dire 40anni e ritorno...

“Allora si parte? Ryanair? Barcellona? Aprile? Maggio? Tutti? Qualcuno? Nessuno?”,  “A che ora ci troviamo??” “20.45 al Linus?”, “Sì, ok, va bene ma.... l’aereo parte alle 5.15 del giorno dopo a Rimini in provincia di Forli-Cesena, non sarà un po’ presto…”, “Presto?? Ma no, e poi perché vuoi cambiare tutte queste abitudini tutte in una volta, il ritrovo è sempre alle 20.45”, “Sì, ok hai ragione, allora io vengo a piedi, ho trovato un parcheggino comodo comodo di fronte casa che non lo posso abbandonare”, “Va bene, ti passo a prendere io allora…”

Sono vent’anni che ci conosciamo, sono vent’anni che non siamo mai partiti tutti assieme. C’è sempre stato qualche impedimento oggettivo, prima c’era il popolo da sfamare e io dovevo fare la pizza, e venerdì e sabato e domenica e Natale e Santo Stefano e Pasqua, e al massimo gli altri prendevano la scala mobile che li portava dal parcheggio al Primo Piano figurati l’aereo. Poi la moto, ma una carovana Harley, Suzuki, Honda, Alfa Romeo e Bmw col cardano non era troppo comoda, perché quando provavi a parcheggiare l’Alfa sul cavalletto di fronte all’Anitona non ci stava, e poi il gel con il casco non è mai andato d’accordo. E poi c’era il territorio da difendere e la rotonda di Bagnacavallo da presidiare che al massimo per stare assieme qualche volta siamo andati a fare outing misurandoci il tasso alcolemico a vicenda non prima di aver dimostrato di avere il numero di cellulare del Maresciallo, perché altrimenti ti ritirava la patente, anche se c’era lui di pattuglia: “Se non hai il mio numero non sei mio amico e se sei ubriaco ti ritiro!”, “Ma Capitano ho bevuto pochissimo!”, “Non cercare di corrompermi con i complimenti, 0,501543% sei fradicio!”, “Ma no Colonnello, non è vero, c’eri anche tu a brindare con noi, dai ti ricordi… il maestro di cerimonie, il taglio classico, il mistino senza cassata perché a Roberto gli fa male?!!”, “Niente da fare, fammi vedere se hai il mio numero di cellulare!”, “Generale non fare così, tre mesi senza patente non si può stare, ho perso il telefono, anzi ho perso il tuo numero perché il touch screen è una merda e pigio tutto sbagliato, però dai se mi perdoni ti offro una pasta da Fred e Vilma come ai vecchi tempi”.
E altre volte ancora il Maestro doveva volare sopra l’Atlantico per andare a vendere un due-trecento pallet di piastrelle 120*120 a Bill Clinton. Pare che la stanza ovale, quella di Monica, sia rivestita made in Faenza.  E nemmeno la neve è riuscita a portarci tutti assieme perché lo snow sì e gli sci no, no anzi gli sci sì e lo snow no, e poi i tempi sfalsati. Ehh effettivamente i tempi sfalsati  c’hanno messo del loro, prima si fidanzava uno che poi si mollava ma quando era fidanzato non si poteva, e poi si sposava l’altro che non si mollava e faceva un figlio e per un po’ non c’era, e poi un altro che se ne andava a vivere lontano lontano, lontano tipo Bologna che non potevamo mica fare tutta quella strada per andare a trovarlo e lui che sta sempre chiuso in casa e non può ritornare a Faenza, poi si sposava un altro che ha fatto talmente tutto in fretta che sembra quasi che non si sia nemmeno sposato, poi un secondo figlio fatto apposta per fidanzarsi con la figlia dell’altro, e poi ancora il lavoro e poi ancora Giuda Iscariota che a volte scompare e a volte ritorna come il Figliol Prodigo. Insomma, tempi sfalsati.

Ma stavolta si va, ehh sì, stavolta si va, l’abbiamo deciso a casa di Marco, a casa di Marco perché è lui che sponsorizza il viaggio per via di un scommessa persa o mi pare che al massimo abbia pareggiato, comunque in ogni caso paga lui e ci sembrava bello dargli la possibilità di prenotare da casa sua.  Abbiamo deciso di deciderlo una di quelle sere che ci ha invitato a mangiare la pizza in tavernetta,  che non ho ancora capito perché siamo quasi sempre dispari tipo uomo-donna-uomo-donna-uomo-donna-uomo e immancabilmente Lorenzo chiede: “Solo???”, che non sta proprio bene bene ma il Maresciallo si sa che è un cinico. E quindi abbiamo fatto l’itinerario: Barcellona, Sagrada Familia, la via del Santo che passa da quelle parti, il Chiostro di Maddalena, la pinacoteca di Dalì, il museo di Franco, la biblioteca di Stato, un corso di spagnolo, a letto alle 22 in piedi alle 5.45 per il rosario in ginocchio sui ceci. L’itinerario è stato stampato e distribuito alle donna-donna-donna presenti alla serata (ne è avanzato uno e non ho ancora capito bene perché), in modo che le ragazze sappiano sempre dove si trovano gli uomo-uomo-uomo,  così che possano essere  tranquille perché noi ci teniamo alla tranquillità.  Insomma un viaggio della madonna.   Va bè... se avanza un po’ di tempo un salto alle Ramblas per fare un due filmati con il telefonino, che poi ci servono per completare il video della nostra vita iniziato tra i tavoli di Tiffany quando tutti avevamo ancora i capelli neri e soprattutto i capelli, ci sta, tranquillo ma ci sta... sì così... magari una sera che andiamo a letto alle 22.15 anziché alle 22.
Sì dai, questa volta si parte, magari è meglio prendere la caparra anticipata, far firmare due cambiali, un impegno scritto col sangue, far deliberare tutto del Consiglio Comunale, mettere in atto una serie di ricatti per cui tutti quelli che sanno qualcosa di qualcun altro si impegnano a tacere solo se si parte tutti insieme,  e si va.  Riepilogando: partenza 5.15, ritrovo la sera prima 20.45, brindisi benaugurante,  volo di classe, non so quale ma di classe, durante il viaggio breve discussione su come fare il colpo della vita che ci farà diventare tutti ricchi sfondati, atterraggio, convenzionalmente 40 anni per tutti, rientro. Spettacolo come al solito, grandissimo come negli ultimi vent’anni di Compagnia!!

Il resto della storia dopo il rientro….

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