Un pezzetto della storia....

Che cosa succede se, senza spiegare altro, estrai due paginette da un racconto semi-sensato con un filo illogico che nella sua interezza racconta LA storia mentre così invece racconta UN episodio, e lo piazzi su di un blog strano, vediamo.

“E’ un po’ come quando, bambino, la sera prima della gita non riesci a dormire, ci provi in tutti i modi perché se ti addormenti domani arriva prima, ma niente…. ti giri, ti rigiri, “mamma, è ora?”, “noo, dormi che domani sei stanco, sono le due di notte”.
Poi è come quando, un pelino più grande, finisci una vacanza e l’ultimo giorno te ne stai seduto sullo sgabello nel bar dell’albergo e bevi un margarita e guardi fuori, il parcheggio interno, quello dove arrivano i nuovi, quelli della settimana entrante. Bisognerebbe confrontare le espressioni, la tua, la loro. Diverse: per te manca solo Don Backy che ti dice “ancora una volta abbiamo rimasti soli..”, per loro c’è l’eccitazione di chi vuole fare presto a scaricare i bagagli, cambiarsi, fare il bidet,  uscire, gel e profumo, jeans nuovo e mocassino; tu che sorseggi lento il margarita perché pensi che se bevi piano il tempo scorre più lentamente,  loro che si ingozzano una tequila bum bum che devono fare presto perché non c’è tempo da perdere.

E dire che quando sei partito eri quasi convinto che non sarebbe finita mai la tua vacanza, sei salito in macchina salutando tutti quasi come fosse un addio, ma un addio mica triste,  un addio tipo “ciaoooo, io vado” urlato con lo sportello ancora aperto e le valige abbandonate sul marciapiede,  perché sei troppo stordito e quindi sei costretto ad un retromarcia improvvisa per evitare di dover passare sette giorni con le stesse mutande.
E invece ecco l’albergo, ecco il bar, ecco lo sgabello, e tu che guardi fuori con aria nostalgica, margarita che finisce, di fianco a te solo due bimbi piccolissimi e bellissimi che spingono contro il bancone perché vogliono spostarlo e sono convinti che se non ci fosse il barista dall’altra parte a fare resistenza ci potrebbero pure riuscire. E tu li guardi e ti fai coinvolgere tanto che ad un certo punto ti viene perfino voglia di aiutarli, “va che se inizio a spingere pure io lo spostiamo… barista non ce la fai a resistere”, poi desisti perché sei grande e non vorresti farti arrestare per atti vandalici e danni al patrimonio, perché ti conosci e testardo come sei potrebbe finire che pur di spostare il bancone saresti capace di prenderlo a mazzate.

Ed ecco che ripensando ancora un po’ ti dici che “sono davvero testardo come l’orco!” (il discorso diretto è necessario perché rende di più l’idea che si stia parlando con qualcuno, in questo caso te stesso), e così  il fine vacanza diventa una sorta di introspezione (che bene bene non sai neanche cosa vuol dire). Introspezione? Non sarà mica qualcosa che si mangia? Mi pare una sera di aver ordinato qualcosa che si chiamava così in un ristorantino alternativo ma con gusto piazzato lungo il viale di una stazione, che detto così fa molto metropolitano decadente, ma se il viale è alberato, l’aria è calda, tu sei arrivato in bici, “la oste” è un po’ sciroccata ma molto divertente, il vino è di qualità e tu sei a cena col maestro che stai aspettando senza dirlo che arrivi qualcuno, behh, non è così male e forse li hai davvero mangiato un po’ di introspezione.
Aspettando che arrivi qualcuno. Non sai esattamente chi, cioè lo sai ma fai finta di niente, almeno ci provi, perché ti vuoi convincere che tu sei lì per cenare, non per aspettare  qualcuno, e vuoi concentrarti sulla cena, non su qualcuno, e allora attacchi a parlare col maestro e bevete, lui le bollicine, tu no perché ti fanno acidità e ordini un rosso senza passaggi in legno perché questa volta non vuoi tannini per la bocca. Col maestro si parla di tutto, quella sera si parla di rischio, rischio di credito, rischio di mercato, rischio di volo, rischio di farsi male, rischio di essere felice. Il maestro ti spiega che quando voli dovresti sempre portare con te un paracadute, magari non lo tieni sulle spalle, lo metti lì sul sedile di fianco che fa sicurezza e riduce il rischio almeno psicologicamente. Tu insisti che non s’è mai visto un uccello col paracadute e dire che loro di voli se ne intendono, e poi tu il paracadute non lo vuoi, è come andare in giro in macchina con il freno a mano tirato, allora stai fermo, allora non voli. E dopo queste affermazioni apocalittiche fate un brindisi, bollicine e sangiovese, come dire un incontro tra due differenti stili di vita.

Poi qualcuno arriva. Non lo capisci subito che è qualcuno, devi concentrarti per almeno 25 secondi, vedi un sorriso che porca puttana se è sorriso, è sorriso perché è tutto il viso che sorride, è sorriso perché è contagiosissimo,  vedi che qualcuno non è da sola, guardi meglio e sì ce l’ho, mi manca, ce l’ho, però ti concentri subito sull’ultimo ce l’ho e cancelli tutto quello che ti sta attorno, tutto, anche il sangiovese, anche il maestro, anche il viale, anche i tavolini. Il paracadute? Quello era già volato fuori dal finestrino ancora prima di partire. Vedi lo sguardo arrogante che nasconde idee molto chiare anche se dice che non è così, ti vuoi far travolgere dall’Espressione, ti sorprendi perché la prima cosa che ti dice è quello che vorresti sentirti dire e che sai che ti dirà, ti distrai sulle mani laccate con le dita lunghissime, ti ricordi che in un’altra occasione in cui con lei parlavi di lei prendendola in giro le davi del culo basso e lei non gradiva.  Culo basso, effettivamente una contraddizione assoluta visto che per salutarti deve scendere a guvinì  (espressione questa molto conosciuta da chi fa pilates, tipo tavolino dell’Ikea ma con le gambe flesse). L’introspezione nel frattempo si è raffreddata, ma tanto tu non avevi mica fame, perché non è mica vero che eri lì per cenare, eri lì perché aspettavi qualcuno. Ah se lo aspettavi, l’aspettavi perché avevi bisognissimo.
Aspettavi, si avresti aspettato un casino, forse sei ancora lì che aspetti e aspetterai ancora senza dirlo a nessuno perché non è bello che si sappia in giro, poi il ristorante ad un certo punto chiude e va bene che tu praticamente tra quel ristorante ed il tuo spacciatore di caffè preferito che si trova cento metri più avanti ci vivi, però se qualcuno continua a vederti lì magari si chiede: “Ma questo non ce l’ha una casa? Chi aspetta?”. Si ce l’ho, duecento metri a sinistra. Praticamente in mezzo km quadrato negli ultimi mesi è successo di tutto, troppo tutto che forse il maestro aveva ragione, il paracadute sul sedile di fianco serve, ma tanto tu non ascolti nessuno e continuerai a farlo (di non ascoltare), perchè sei testardo come l’orco, oltre che tante altre cose come l’orco. E quindi? Quindi ci vuole solo una gran pazienza…. non serve a niente ma è l'unica cosa che mi viene in mente...."

5 commenti:

  1. E' bello quando vai in un posto perché "aspetti qualcuno"...ci vai con gli amici, fingi di goderti la serata e le chiacchiere, ma in realtà non senti una parola, e i tuoi occhi si muovono come periscopi per scrutare ogni angolo del locale, finché a un tratto non si posano proprio su quella persona, quella che "aspettavi"...perché l'hai vista in quel luogo altre volte, perché sai che frequenta quel posto, perché hai saputo da amici, o magari direttamente da lei, che ci sarebbe andata proprio quella sera, proprio a quella festa...perché ci speri proprio che ci sia, perché solo così la tua serata acquisirà quel senso "speciale" che te la farà ricordare fra le serate degne di nota della tua vita (almeno finché non finirà l'infatuazione per quella determinata persona speciale, che alla fine speciale non lo sarà proprio per niente).
    L'avvistamento, l'avvicinamento, l'accerchiamento...è una caccia all'uomo, un istinto primordiale inscritto nel nostro codice genetico, di fronte al quale tutto il resto scompare (amici, dignità, luoghi circostanti...).
    E' bello anche quando non aspetti nessuno, finalmente cominci a frequentare solo i posti che ti interessano veramente, inizi a goderti la cena, il vino, la compagnia, la musica...perché non è semplice innamorarsi di un tipo da disco quando hai un'anima rock, occorrono un mucchio di drink per riuscire a sopportare l'orrenda cacofonia. Non è semplice nemmeno infatuarsi di un maniaco del prog metal e avventurarsi fino a Ponderano di Biella in capannoni sperduti per assistere a concerti di ignoti insieme a un centinaio di energumeni capelluti. Se poi ti metti con l'unico ragazzo che va ai concerti dei Take That ti toccherà raggiungere un compromesso ballando un lento sulle note di Eternity.
    Quando non aspetti nessuno, finalmente ascolti la tua musica, solo quella. E finalmente incontri l'unica vera persona speciale della tua vita. Te stesso.
    Non hai più bisogno di nessun paracadute, non perdi più tempo ad aspettare e fai moltissima introspezione.
    Da provare.
    Effetti collaterali: sociopatia da lieve a moderata.
    F.

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  2. F non mi piace questa cosa che tutto si brucia, non è così, non mi stancherò mai di dirlo, il fatto che possa capitare 1000 o 100000 volte di sbagliare giudizio su chi è speciale, su chi merita o non merita di essere inseguito, ricordato, rimpianto, aspettato anche per una vita, non vuol affatto dire che non esiste. Basta una volta per dire ne vale la pena, anche se lo dici mentre balli un twist sulle note di un rock acrobatico alle Cupole di Castel Bolognese!

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  3. E a me spiace contraddirti sempre, ma il "non ne vale la pena, mai" è uno dei postulati fondamentali e fondanti del mio pensiero. Inteso in senso ampio.
    Ma non sto mica dicendo che non si debba comunque provare, tentare, sbagliare.
    E non sto neanche dicendo che dobbiamo pensare tutti alla stessa maniera, e nemmeno pretendo di enunciare una verità universale.
    Per me non vale la pena.
    Ma se a te e a tutto il resto del mondo piace illudervi che non sia così andate pure avanti con il vostro Truman Show.
    F

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  4. Ma cosa vuol dire non ne vale la pena mai??? Se così fosse si fermerebbe il mondo! Ne vale la pena fa muovere le cose!!! E non penso solo ai sentimenti ma a tutto ciò che è vita, vale la pena anche essere dei pessimisti cosmici se serve a trovare stimoli!!!

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  5. Sai F che forse hai ragione... Non ne vale la pena!!

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