L'orco incagliato

Questa mattina, leggendo il Giornale durante un cappuccino tristissimo perché si sentiva solo, ho incontrato questa frase di Oriana Fallaci (scrittrice spettacolare, intelligente come un uomo intelligente e stronza come una donna affascinante) che faceva più o meno così: “Sapete, ogni scrittore ha il proprio argomento, un tema e vi ritorna sempre, qualunque cosa scriva, perfino quando sembra che scriva di altro…”.

Fuori pioveva piano, faceva anche un po’ freddo, tutto era molto grigio, umido, le strisce pedonali di fronte al bar viscide e pericolosissime, anche quelle in via Canal Grande erano viscide, che all’apparenza non c’entra niente ma secondo me vale la pena sottolinearlo.

Ora forse la Fallaci mentre diceva questa cosa pensava agli scrittori professionisti, quelli dei libri, non agli scrivani da blog, però in fondo nella sua apparente abanalità, come sempre, ha colto nel segno. Non che su questo abbia costruito la sua conferenza e tantomeno voglio farlo io che non sono neanche capace, però mi son convinto che il concetto spiega la mia fissazione per l’orco e la voglia di raccontare dei fatti che girano attorno a lui. L’orco oggi è il mio tema, uno scrittore vero scrive di amore, di passioni, di giallo, di storia, fa inchiesta, fa piangere o fa ridere, io invece scrivo di orchi e questo in parte spiega perché non riuscirò mai a pubblicare un libro, ma non importa, è solo per precisare.

L’orco l’abbiamo lasciato che non era per niente tecnico, correva sì, forse sarebbe più corretto dire che annaspava, un giorno ha deciso pure di correre col tacco 12 però è caduto mentre faceva una pausa sul tetto di una piadineria vista mare, si è quasi rotto un ginocchio tanto che ora corre con la ginocchiera, tacco 12 da ginnastica e ginocchiera da sciatica, panta attillato e maglietta fasciante che lascia intravedere un addominale non proprio proprio scolpito ma un bel po’ rassicurante, quel rassicurante che può pure inebriare se lo guardi di fronte e non di profilo.  Il ginocchio quasi rotto l’ha reso però più riflessivo, oddio riflessivo…, un po’ meno impulsivo, oddio meno impulsivo…, più equilibrato, oddio più equlibrato… eehh.. il ginocchio quasi rotto non ha assolutamente cambiato la condizione dell’orco: l’orco è matto.

Ora non piove quasi più, fa un po’ meno freddo, ancora tutto è grigio, le strisce pedonali in via Canal Grande continuano ad essere viscide, quelle di fronte al bar pure.

L’orco nel suo correre zoppicante si è fatto pure fermare dai Carabinieri, l’ha fermato il maresciallo, il capo dei Carabinieri: “Scusi lei… cosa corre?”, “Maahh, io veramente…, si corro perché ho fretta, corro perché ho un sacco di cose da fare, corro perché poi c’è qualcuno che scappa, corro perché già sono arrivato tardi una volta che se fossi arrivato al momento giusto forse poi sarebbe stato diverso. Ecco sì corro per questo, per recuperare il tempo giusto! Ho deciso che è questa la risposta!”. “Guardi che non si recupera il tempo giusto, e poi cos’è il tempo giusto? Il tempo è tempo e giusto è giusto, il tempo arriva quando arriva”, “Sì, fa presto lei Maresciallo a dire così, e quindi cosa mi consiglia?”, “Ma cosa vuole che le consigli?  Io faccio l’etilometro, faccio le contravvenzioni, faccio le indagini, pedino, seguo, vigilo, faccio i turni di notte, controllo gli insonni, non lo so che cosa consigliare…, correre comporta dei  rischi, ma pure stare fermi comporta rischi e quindi forse piuttosto che non fare è meglio fare, e quindi piuttosto che star fermi è meglio correre, sempre che ne valga la pena. Ma ne vale pena o no?”. “Ne vale la pena??? Cioè lei mi chiede se ne vale la pena?? Ma Maresciallo oggi piove, è nuvoloso, le strisce pedonali sono viscide, ma lei ha visto il verde com’è verde? E il giallo com’è giallo? E il sole com’è sole? E la terra? No ma lei l’ha mai vista una terra così, così..., così eccezionalmente terra? E l’aria, lo sente il profumo dell’aria, sa di primavera!”, “Macchè primavera che siamo a gennaio e deve ancora nevicare, ma lei è ubriaco? Guardi che le faccio il test? Anzi no lei è matto, sì decisamente lei è matto.  E allora sa cosa le dico? E continui a correre che tanto matto lo è è già e di peggio le può capitare ben poco”.

Non piove più, sono andate via anche le nuvole, non si sono dissolte, si sono nascoste dietro al sole, al sole primaverile di inizio gennaio, le strisce pedonali sono asciutte, quelle in via Canal Grande no, forse c’è una perdita d’acqua nelle tubature di Hera.

Quindi vedete che si può scrivere di niente per raccontare tutto girando attorno a un tema che diventa ricorrente, lo scrivano come lo scrittore ha le sue fissazioni, anzi direi i suoi incagli, incagli che escono fuori con grande frequenza, direi quotidianamente, fino a quando il giallo è giallo, il verde è verde, il sole è sole e  l’orco lascia le porte aperte ma non entra perché sta troppo bene fuori  e se ne frega se poi gli tocca di passare una vita per strada, perché lo scrivano che racconta dell’orco è troppo affascinato-preso-dipendente  da quello che sta fuori dalla porta e vuole continuare a raccontare di questo, vuol far vivere al suo personaggio nuove disastrose avventure che però danno il senso a tutta la storia. Una storia che,  per inciso,  lo scrivano  non riuscirebbe neanche ad immaginare senza l’orco che corre.

Ed ecco allora che la domanda che chiude questo capitolo, una sorta di morale della storia,  non puo’ essere che una: “Quindi???”.

3 commenti:

  1. Neanche tre righe e già mi fai incavolare tre volte!
    1- Oriana Fallaci: "Lettera a un bambino mai nato" è uno dei primi libri che ho desiderato fortemente di scaraventare contro un muro; 2- intelligente come un uomo intelligente: quindi meno di una donna intelligente, è questo che intendevi, vero?!? 3- davvero non capisco il fascino della stronzaggine, a meno di essere neanche tanto velatamente masochisti irrecuperabili...
    Chissà se faccio in tempo a tornare con Fedor alla festa a Skvoresniki...
    La citazione della Fallaci però è molto vera, e credo che valga un po' per tutti, per gli scrittori professionisti, per i blogger, per gli scrivani, per gli orchi, per le chiacchiere da bar. Ognuno di noi canta la sua canzone, dal primo all'ultimo giorno, e siamo tutti in qualche modo dei narratori.
    E ti contraddico assolutamente quando dici che gli orchi non sono tema da scrittori veri. Mi offendi Tolkien, insomma!
    Il tuo orco certamente è un po' diverso dai suoi...un orco sui generis, che corre e s'avventura su inquietanti tacchi 12 e nonostante tutte le disavventure e le ginocchia rotte vuol comunque continuare a correre. Forse perché è solo perseverando che si raggiungono i propri obiettivi, o forse perché è la corsa in sè che è bella, anche se al termine non c'è la certezza del premio. Non lo sa neanche lui, è un orco confuso, bloccato, matto, disturbato, sospeso, arenato (incagliato mi sa troppo da gergo bancario!), che vuole una risposta...ma da chi? Il maresciallo è un uomo pratico, concreto, un uomo che ha le sue certezze, che sa quello che deve fare e sa come farlo e non si fa troppe domande sul verde, il giallo e il sole e la terra, non ha risposte per l'orco, anzi a momenti gli fa pure la multa. Ognuno canta la sua canzone e ognuno ha le sue risposte. Il maresciallo pedina, segue, vigila. L'orco corre. Io mi fermo. Il tempo giusto per l'orco è quello della corsa, ma a volte fermandosi si arriva più lontano.
    Ne vale la pena? Mai.
    L'ideale sarebbe in fondo non partecipare neanche alla corsa
    F

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  2. "F" da te non mi aspettavo una critica così di retroguardia all'intelligenza dell'uomo intelligente, piuttosto mi sarei atteso un "trovarne di uomini intelligenti"! In quanto al fascino della stronzaggine effettivamente avrei dovuto usare altra definizione tipo "il fascino di una sicurezza sfrontata che innesca una competizione ammirata che ti spinge a dire io con quella non andrei d'accordo nemmeno un secondo ma non riesco a farne a meno perché cavolo... mmm... ne ho bisogno!".
    Poi l'orco e la sua corsa... Io lo immagino correre per un obiettivo non per il solo gusto di correre e se si ferma come lo raggiunge il suo obiettivo? Non ne vale mai la pena? Mai non credo, fuggo gli assoluti (ora!), direi piuttosto ne vale la pena quando decidi che sia così, e' vero poi c'è la sconfitta, poi c'è la rabbia, poi la delusione, ah la delusione, poi il "cazzarola chi me lo ha fatto fare", ma c'è anche la passione, la passione che sta dietro-sopra-di fianco agli obiettivi veri, la passione sragionevole, la passione dell'orco insomma, testa grossa, cervello fino, goffo ma vero, fuori dagli schemi, quarantenne che torna indietro insomma. Ne vale la pena? Forse no, ma è lo stesso....

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  3. Era solo una risposta piccata alla tua provocazione, ritengo che l'intelligenza sia indipendente dal genere. Quanto al fatto che sia rara, non certo solo fra gli uomini...E' inoltre provato che individui anche molto intelligenti dimostrino un decadimento preoccupante delle loro facoltà nelle relazioni con il sesso opposto. Quindi l'intelligenza non dipende dal genere, ma può essere influenzata dalle relazioni fra i generi. Negativamente, per lo più.
    Molto meglio la nuova definizione di "stronza affascinante", il concetto è ora molto più chiaro e condivisibile e non evoca immagini BDSM.
    Non dubito che l'orco abbia il suo obiettivo, però al momento non mi sembra che abbia le idee tanto chiare...e quindi mi sembra che, per lo meno in questo momento, stia correndo per il gusto di correre. Comunque perché non vuole fermarsi.
    Neanche io credo negli assoluti, però peso le cose sulla bilancia. E quando Y è maggiore di X, e lo è sempre, allora per me significa che non ne vale la pena. Poi uno può decidere quello che vuole. Alla fine è solo la nostra decisione che attribuisce il valore alle cose. Il nostro desiderio di illuderci, la nostra impossibilità ad agire diversamente.
    F

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