La nebbia il 18 di giugno c'era, l'ho vista.


“Scusa ma non avevi un appuntamento a Verona alle 20.00?”
“Eh sì, va bè ma riesco, mezz’oretta e ci sono, insomma un tre quarti d’ora via, toh ad andar piano un’oretta…”

Ed è così che in una sera di inizio estate, ma poteva essere tranquillamente un pomeriggio di tarda primavera, decidi consapevolmente di fare tardi, sai che ti dovrai inventare una scusa plausibile per giustificare il ritardo, ok che è un’amica e non rischi, però qualcosa dovrai dire, dovrà essere qualcosa di serio ma non di tragico altrimenti dovresti essere triste, non troppo lavoro perché equivale a "balla matematica", potresti raccontare la verità oppure potresti dire che c’era la nebbia, che a ben pensare non è troppo distante dalla realtà.

“Ciao, scusa il ritardo, è che ho incontrato una nebbia esagerata, non vedevo davvero nulla!”
“La nebbia? A giugno?”
“C’era, lo giuro, a banchi si intende, non fitta fitta però c'era!”
“Sì ok, va bene,  come stai??”

La nebbia a giugno a volte c’è. La nebbia a giugno è molto pericolosa. La nebbia a giugno ti fa fare tardi. La nebbia a giugno ti azabaja. Quel pomeriggio la nebbia c’era.  Era calata verso le 16.58, tu sei ancora in ufficio e ti viene voglia di un aperitivo, allora invii un messaggio, formuli un invito generico non impegnativo che ti possa lasciare una via d’uscita, del tipo: “Io vado a prendere un aperitivo perché devo fare un lungo viaggio in auto”.

Qual è la via d’uscita? “Io vado…”, cioè io vado in ogni caso e se anche a te va piuttosto che andare da sola lasciati fare compagnia da me che poi forse non è così male.

“Bello, ci facciamo un birrozzo??”.

A te la birra non piace molto, pensavi ad un bicchiere di vino, la birra fine a se stessa ti fa acidità, la bevi solo quando mangi la pizza o la piadina, birra e pizza, è un classico, in fondo tu sei classico, però rispondi: “Uauuu, birra, è proprio quello che volevo!”. Ma il bello è che non stai mentendo, ad un tratto ti è davvero venuta voglia di birra, una media (perché dura di più), bionda (perché fa contrasto col capello), fredda (perché tu hai già caldo a sufficienza, direi un caldo della madonna che rende di più l’idea anche se non sta bene).

17.15 e siete seduti all’ombra di un viale, seggiolina di plastica modello Parigi, tavolino di ferro modello Lombardi di Borgo Rivola, due birre medie freddissime  offerte da lei perché tu hai già prenotato una cena di pesce per contraccambiare e non si pensi ad un trucco per scroccare una bevuta, tu al mare ci vuoi andare davvero, saresti pure disposto a firmare un post-datato a garanzia già intestato al ristoratore da lasciare in deposito in una cassetta di sicurezza nella filiale di Riccione, lo fai presente, insisti, “non scherzo”, “giuro” no perché fa troppo melodramma.

17.30 e parte una conversazione complicata sui cromosomi e sul DNA, che può apparire anche un po’ strana come cosa, direi pretenziosa,  non è proprio un argomento da aperitivo e non siamo neanche studiosi del genoma umano, però il dialogo converge sull’importanza dell’X e dell’Y. Uomo donna/donna uomo. Lei mi dice che non ho la faccia, ma c’è un po’ di X in me che la incuriosisce, io un po’ mi offendo: “X a chi? E poi che faccia?”, ma mi offendo per finta, in fondo in lei c’è un poi di Y che la fa apparire molto interessante, è nascosto bene, dietro ad un sacco di X, ma c’è.
 
E comunque sarà per la birra, sarà la nebbiolina estiva, sarà il viale, saranno i cromosomi X/Y, sarà che stai facendo tardi ma non te ne potrebbe fregare di meno, anzi speri di fare ancora più tardi, ma quello finisce che non è un aperitivo normale. Finisce che finisci la birra e sei emozionato e non capisci il perché, provi la stessa emozione che hai provato quella volta che hai comprato la cornice nuova per il tuo splendido quadro tirolese, una chicca di arte naif che fa bella mostra di sé nell’angolo più in vista della tua casa.
Pensi meglio e ti accorgi che stai provando la stessa emozione della la prima volta che ti ha appoggiato la tazzina del caffè sul giornale e dopo averlo bevuto ti ha chiesto: "Posso??".
Insomma, per capirci, un’emozione mica da ridere e non passeggera, un’emozione che ti lascia il retrogusto, è sì perché sei emozionato anche quando sali in macchina e parti alla volta del tuo appuntamento in ritardo di circa due ore, e sei emozionato anche quando arrivi e dici: “Ciao, come stai, è da un sacco che non ci si vede”, e il tuo appuntamento risponde: “Sì, quasi tre anni e arrivi pure tardi, bell’amico che sei! E poi la scusa della nebbia.. a giugno?”.
Ma la nebbia c’era davvero, e  tu lo sai che sei stato un po’ cafone però non sei troppo dispiaciuto, troppo buona la birra nel viale per potersela perdere,  e ti rendi conto di essere davvero cafone quando “bip-bip messaggio sul cellulare” e te ne vai in bagno, e non ne hai bisogno, vai in bagno perché devi rispondere, potresti farlo tranquillamente anche lì al tavolo,  sei con una tua paziente amica storica, non si formalizzerebbe, ma hai bisogno di concentrarti  da solo.

Devi dare una risposta intelligente, lei ti ha detto che ora sta guardando i cartoni animati ma la serata è sta splendida e l'aperitivo divertente e ora voleva solo augurarti la buonanotte, il bagno è angusto e non ti offre il massimo dell'ispirazione, ma tu non puoi fare la figura del banale maschio comune, e dopo prove e riprove, cancellazioni e correzioni, scrivi: “Buonanotte piccola”.

Bravo, intelligente, davvero sopra la media, colpo perfetto, indimenticabile, nessuno avrebbe fatto di meglio.

Torni al tavolo, la tua amica inizia a spazientirsi, tu continui ad essere distratto, oltre ad essere emozionato ora sei anche preoccupato di non aver lasciato il segno giusto, quello del maschio fuori dal comune, quello che "da danno", quello che avrebbe dovuto farle rispondere: “non c’è contatto di mucosa con mucosa e pur mi infetto di te”, che l’hanno già scritto altri ma ti avrebbe davvero fatto piacere sentirtelo dire e a questo punto sarebbe perfetto.

Vorrà dire che per fare colpo dovrai studiare qualcosa di diverso, che so un regalo prezioso, ma non prezioso-ricco,  un regalo prezioso che parli di te, che le faccia capire che per lei faresti  tutto,  anche regalarle il tuo bellissimo quadro francese di fine ottocento,  olio su tela, tratto deciso per un mix di romanticismo e passione che sei certo le piacerebbe moltissimo, poi pensi che quello potrebbe essere troppo, con quello potrebbe anche innamorarsi subito e non vuoi esagerare, vincere ma non stravincere!!

Poi ritorni, sono passati due giorni dal tuo aperitivo sul viale, sei ancora un po’ perso in quella strana emozione, anzi sei un po' perso punto, e anche un po’ preoccupato per il colpo mancato, quello del danno, pensi, vagheggi con la mente e con la macchina finchè non parcheggi di fronte a casa, ad un tratto in pieno centro ed in pieno giorno vedi lei che arriva in bici, capello semi bagnato, maglietta e costume da bagno senza gonna.

Quando ti vede si ferma: “Ciao, sei tornato? Com’è andata?”, e tu: “Bene dai, tutto bene, ma… posso farti una domanda?”, “Sì certo!”, “Ma… da dove vieni?”, “Piscina, sono andata in piscina!”, “Ahh, piscina… ma… scusa… e la gonna?!”, “La gonna?” risponde lei e si guarda e non diventa rossa ma sorride: “Ahh la gonna, opsss, credo di averla dimenticata negli spogliatoi… sai… sono un po’ distratta, non so bene cos’è ma c’è qualcosa in questi giorni che mi sta, mi sta… non saprei come dire, ecco, sì insomma, mi sta dando  un po’ ... un po'... mi sta dando un po' danno…”.

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