Il segreto sta negli aggettivi, sì proprio lì, gli aggettivi, lo sostengo da sempre, tutti quelli che ci stanno, tutti dentro la stessa storia, più sono e più è storia.
Che poi tutti siamo concentrati a definire quello che viviamo, a catalogare, a sostantivare, a questo e quello, al giusto e allo sbagliato, la libertà si e la libertà no, ma perdiamo di vista il senso, lo perdiamo di vista e ce lo lasciamo sfuggire.
Ed è proprio per evitare di perde il senso che abbiamo bisogno degli aggettivi, ci servono fantastico, troppo, spettacolare, incredibile, suoermegatop, brutto e bruttissimo, terribile, luminosa, fascinosa, Bella al limite della gnoccaggine… vedete come suona diverso?
Una volta “qualificato”, il segreto è correre il rischio, il rischio di vincere o di perdere, tutto insieme, tutto subito, tutto dopo, tutto sempre, ma anche tutto mai ahimè… o ahinoi… o anche solo ahivoi. L’importante però è fare, insistere, provare, e bisogna fare pervicacemente, ostinatamente, follemente, leggermente, insensatamente, senza paura di avere paura, perché tanto quella ci sarà a prescindere, perché solo l’inutile non fa paura.
Le storie galleggiano su un mare di gocce di caso, di fortuna, di scelte sbagliate o giuste o niente., galleggiano su fatti accaduti e non accaduti, ma anche su un sacco di parole, dette e non dette, dette troppo, non dette per nulla.
Ci vuole del culo, ma ci vuole pure chi la fortuna la sfida, anche se a volte lo dimentichiamo, così… …. In una sorta di Alzheimer adolescenziale la cui unica cura è l’incoscienza dell’agire.
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