SOGNI

Mercoledì.
Il mercoledì è una sera perfetta per sognare, dico sognare davvero, quel sognare agitato che arriva all’improvviso, quel sognare di notte, il sogno inconscio, e anche un po’ incosciente, quello rem, quei sogni figli del tempo e del sonno e anche un po’ figli di buona donna.

E non un “i have a dream” buono per le illusioni, no, no, dico proprio un sogno incontrollato e fine a se stesso.
O fine a non so bene che cosa.

Il mercoledì i sogni sembran più veri, hanno lo stesso sapore acido della realtà.

Mi capita spesso di sognare in questo giorno che ha segnato il mio tempo, un sacco di cose succedono, succedevano e succederanno il mercoledì.
Coincidenze? Non so, credo piuttosto sincronicità, giusto per citare uno Jung qualsiasi.

La notte amplifica le emozioni, sarà che il buio e il silenzio lasciano entrare il vero, e il vero agita, spiazza e mette a nudo.

E io credo che i sogni altro non siano che emozioni fuggite dal nascondiglio in cui sono state rinchiuse.
Ed è per questo che ci accorgiamo di loro solo nel durante per poi volercene  inconsapevolmente dimenticare subito dopo.  

Proprio come i sogni.

Perché è così che accade, nel mentre sembra tutto vero poi ti svegli e puff, tutto svanito. 

Due sono le possibilità perché questo non sia: raccontarne immediatamente o prendere nota. 
Raccontare da consapevolezza, scrivere aiuta a trasformare il verosimile in mito.

Poi il giovedì mattina ti svegli, e pensi, ma il pensare non è nitido, il sogno si confonde mano a mano che i minuti passano, arrivi al lavello e prima di passare il filo interdentale sei già al 50%, il collutorio farà sparire l’altra metà, ti resta solo una sensazione, sai che è successo ma non sai cosa, eppure ti sembrava così vero, quasi fosse realmente accaduto. 

Mah...

E poi l’auto, il caffè, la brioche, i semafori, le rotonde, l’ufficio, il telefono, un susseguirsi di quotidiano che si sublima nello scorrere delle ore, finché non è di nuovo sera, e poi notte, e vorresti ripartire da lì, lì dove avevi lasciato un 24ore prima, ma niente, non ce la si fa perché non ricordi né dove avevi lasciato e né tantomeno cosa, l’ho già detto... e allora, ecco allora non resta che dormirci sopra... magari aspettando il prossimo mercoledì.


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