Il settimo giorno anziché salutarmi: “Ciò ma te non ridi mai?”
E io le dico “Ma non dovresti dire soccia?!”.
Da lì ha iniziato a raccontarmi la sua vita, un pezzo alla volta, tra un cappuccino e un the alla menta tiepido ma non troppo.
Mi ha confessato che anche lei ride poco, e non perché “ho i denti brutti” - ci ha tenuto a sottolineare - ma perché non c’è niente da ridere.
“Se ti svegli ogni mattina alle 4.30 e devi preparare la colazione a Camilla senza fare troppo rumore, e devi lavarti denti-faccia e fare bidet al buio perché l’appartamento è piccolo e il bagno confina proprio con la camera di Camilla e la porta è a vetri, e mentre prendi il primo caffè (sempre al buio) scrolli le foto del padre di Camilla (nonché tuo maledettissimo ex) che su IG posta mentre sta a Bangkok con quella strafottutissima Ludmilla di anni 29 che mi dici? Poi uscita, dopo aver baciato Camilla sulla guancia guardandola dolcemente per 32 secondi e dopo aver chiamato la zia per sapere a che punto è ché non è ancora lì, devi fare 780 km a piedi perché tu non hai il garage e la sera prima hai parcheggiato a Vergato, beh parte in salita ammettilo e questo già non ti stimola il sorriso”.
“Va beh, ma la guerra? Pensa alla guerra, che dovrebbero dire loro?”.
Giuro che l’ho detto, lì con un mini bombolone alla crema tra le mani, non so da dove mi sia uscita a 52 anni ancora nemmeno compiuti.
Lei mi ha guardato perplessa: “ti facevo più originale”.
Touché.
Il giorno dopo mi ha raccontato del suo ex.
Negli ultimi 5 anni, Camilla ne ha 12, l’ha presa e rilasciata tre volte, anzi “mi sono fatta prendere e rilasciare tre volte”, la prima per una più “ribelle” ha scoperto poi, la seconda era una più “affine” e la terza una più giovane e con le tette più grosse senza virgolette.
Ogni volta è tornato, ogni volta non mi ha promesso niente, ogni volta se n’è andato quando già la nuova storia era iniziata.
(E io non posso non ripensare a ciò che un tempo mi disse un saggio: “ma te ti sei mai andato a comprare un paio di jeans nuovi in mutande” - nda).
“E perché l’hai ripreso?!”
“Mah cosa vuoi, che fossi innamorata?!”
“A me lo chiedi? Ti conosco da ieri e pure di vista”
“Ma forse all’inizio lo ero, forse pure dopo la prima e la seconda, magari anche dopo la terza…”
“Sono tre, quindi sei ancora innamorata?!”
“No, se ci penso dopo la terza non più, ma non per quello ma perché mi sono resa conto di chi avevo davvero di fronte”
“E chi avevi?”
“Uno coglione. Un coglione incapace di stare solo, di amare davvero, un racconta balle, un insoddisfatto cronico, un narcisista che trovava piacere nella mia ossequiosa venerazione di cui non riesce a fare a meno ma che in fondo detesta. Uno che non mi ha mai detto la verità tutta in una volta, che ha sempre lasciato che la scoprissi io da sola, da amici, da conoscenti, per caso. Un codardo.”
Rumori di sottofondo.
“Allora il mio caffè…”
“E un attimo non vedi che sto parlando?!”…
“Ah, capisco”
“Ma non so se capisci, forse mi giudichi, ma mi rendo conto che è normale.”
“Ma sinceramente non giudico affatto, ascolto e credo di capire”
“In realtà l’ho fatto quasi sempre e solo per Camilla, al novantotto per cento direi, si novantotto”
“E l’altro due per cento*
“Eh l’altro due per cento per me… ciò (è spuntata la vena di Zattaglia). Avevo voglia di crederci, avevo voglia di vedere quello che non c’era, avevo voglia di pensare che il suo non fosse solo un opportunismo d’accatto ma un qualcosa di non ancora compreso fino in fondo, che il tempo avrebbe chiarito. Tutte cazzate. Lui, e non ti dico come si chiama perché non voglio più pronunciare il suo nome, mi ha usata, una tappabuchi, oh una che lo faceva godere eh, ma null’altro. Una tappabuchi part time, da tenere lì finché non fosse sbucato qualcosa di più stuzzicante.”
“Sei severa”
“Severa un par di balle, sono realista. Perché voi uomini siete così, dei paraculi”
“Oh non iniziare a generalizzare che mi fai girare le scatole”
“E io me ne frego, ti ho raccontato un cliché, la storia di Giorgia è la storia di mille donne, e forse di tre uomini, noi non siamo così”
“No è vero, a volte siete peggio, molto peggio”
Se non avessi l’abitudine di alzarmi molto presto non avrei mai avuto occasione di conoscere la storia di Giorgia, da Gamberini devi arrivare prima delle 7.30 altrimenti la folla ti assale, e quando la folla assale anche Giorgia deve concentrarsi sui caffè.
Da allora la osservo ogni giorno, non è male, gli occhi sono grandi, tristi, neri, profondi, spenti, si illuminano solo quando dice “Camilla”; le mani sono curate, lo smalto rosso, i capelli lunghi, le labbra morbide (all’apparenza). Non sorride, non sorride mai, ma è gentile, non gentile per finta al limite dello smieloso, gentile vera, perché è così.
È ancor innamorata di quel suo ex che nemmeno nomina, e se beccasse Ludmilla per strada sono certo che la stirerebbe con l’auto, anche se sa che la colpa non è di lei ma di lui, ma schiacciare Ludmilla con l’auto le darebbe comunque massimo godimento.
Due giorni fa, a tre mesi più o meno dal primo pezzetto le ho chiesto: “Ma perché hai raccontato tutta questa roba a me?”.
“Perché tu non sorridi mai, te l’ho detto, e non fai il piacione”
“E che c’entra? Alle 7 di mattina sto pensando ai dazi di Trump, come potrei sorridere? E tantomeno fare il piacione?”
“La tua aria seriosa mi ha fatto capire che sai ascoltare”
“Al bancone del ba?r”
“Sì al bancone del bar”
“Giorgia promettimi una cosa però, stavolta Andrea mandalo a fare in culo davvero”
“E come sai che si chiama così?!”
“Ce l’hai tatuato sul braccio….”
Gli incontri che si fanno al bar devono essere interessanti…io non lo so, non posso saperlo perché non mi è mai successo . Se dovesse capitare poi, me ne stupirei tantissimo…adesso mi metto in attesa, magari trovo anch’io un uomo che non sorride mai pronto ad ascoltare la mia storia e chissà, tra un cappuccio ed un caffè, potrebbe anche nascere qualcosa
RispondiEliminaBar, ristoranti, passeggio, è tutto interessante per chi ha occhi per guardare e voglia di farlo.
RispondiEliminaPoi ci sono io, che so fare solo ad osservare.
Osservare e’ ok
EliminaRaccontare e’ ok
Ma anche buttarsi , perché esistono ancora persone belle che meritano di essere vissute
Indubbiamente, hai ragione, ma vedi…. credo ci siano anche persone che sarebbe meglio non incontrare mai, i prosciugatori, quelli che un po’ qua un po’ la prendono tutto il prendibile, senza soluzione di continuità, prima uno poi l’altro, a seconda della convenienza del momento.
RispondiEliminaAllora credimi, soprattutto ad una certa età meglio raccontare, o si rischia di diventare come loro.