Se non è pronto che soccorso è?!

“Il 112 sta nel 118 1 volta e  resta 6… chiamo? Vado? 6 per 6 è 36 resta 0? No, non resta niente se c’è per! Adesso mi siedo, passa… si passa…. se non passa  magari vado… sudo… sudo freddo…. 34, 35, 38,48, 52….”

Giulio quando qualcosa non va fa di conto, i numeri lo aiutano a razionalizzare, a distrarsi concentrandosi su altro, lo fa da sempre, fin da ragazzino, glielo aveva insegnato indirettamente John Lazzano, un italo-napoletano-newyorkese che si trasferì in Romagna all’inizio degli anni ‘80 anziché in Ohio, probabilmente per rompere le balle a Giulio, e lui per distrarsi iniziò a contare, contava i minuti che mancavano al suono della campanella, così si sarebbe finalmente liberato di quel buzzurro fino al giorno dopo. 

E pure quella sera per fermare la testa che girava e il respiro che si faceva affannato provò con i numeri, Giulio era solo, contare non serviva ed essendo in prossimità del PS entró.

“Dica?!”

“Mmm, prima mi siedo un attimo e poi dico… “ buio e orecchie fischianti.

Si svegliò poco dopo, cloruro di sodio allo 0,9% d’ordinanza, barella lato medicina d’urgenza, stordito ma vigile, oppure vigile ma stordito, fate voi.

“Scusa infermiera carina voglio andare a casa, posso?”

Lei con una felpa blu Emergenza, aperta sulla classica casacca bianca a V con bordino rosso, che lasciava intendere una terza abbondante su cui lo stetoscopio poggiava rilassato, osservava Giulio con un sorriso gentile, gli occhiali neri, i capelli lisci. Federica il nome sulla targhetta, matricola ho14431, o almeno a Giulio così parve.

“Veramente è un pelino presto, dobbiamo ancora capire bene bene che succede, hai così fretta di abbandonarci?!”

“Sexy il tu della Federica” pensò. 

“Mah…. è tutto passato, sei molto simpatica, mi tratterrei a lungo con te, ma devo rientrare, ho l’auto col parchimetro in esaurimento!”

“Ora aspettiamo il dottore e un paio di esiti, hai avuto una crisi vagovasale, stai sereno e rilassati un pochetto, poi chiamiamo qualcuno che ti riporti a casa”

“Federica ho la patente, giuro!”

“Ma non puoi guidare!”

“Non sono in stato di ebrezza, ho bevuto solo caffè!”

Sorrise. Intorno era un formicaio.

Nella seggiola accanto Antonella, una mano fasciata, un occhio nero e un’escoriazione sulla guancia sinistra, era caduta con la bici a pedalata assistita salendo lungo uno sterrato qualsiasi in provincia di Forlì Cesena.

Come lo so? Lo raccontava a tutti, infermieri, pazienti, portantini dell’elimedica, Giulio, Federica, il parroco passato in PS per la benedizione pasquale.

Sulle poltroncine plasticate della sala d’attesa Eros, il figlio del medico anestesista, la madre era uscita con i colleghi d’ufficio per una cena aziendale, il padre - reperibile - era stato chiamato in turno, l’alternativa era abbandonare l’Eros per strada o portarlo in ospedale con lui. Delle due l’una, optò per la seconda in attesa dello zio Christian, desiderato al più presto per il recupero del bambino. 

Poi un signore agitato con problemi di prostata, un turnatore mica da ridere bagno-sala d’attesa-bagno, il problema però non era lui, a parte la necessità ripetuta di fare pipì il resto tutto a posto, era lì per Ancilla, la moglie, aveva fatto un’indigestione di cotiche e fagioli, lo stafff medico stava decidendo  tra lavanda gastrica o Citrosodina masticabile, andarono sul cloruro di sodio 0,9% (buono per tutte le occasioni evidentemente) e vigile attesa.

Poi Fulvio e Carlotta, i due della sala gessi. Hanno una storia anche se lei è sposata, si capisce perfettamente da come si sfiorano sistematicamente le mani ogni volta che entrano ed escono dall’ascensore. La loro potrebbe essere una relazione un po’ spigolosa, ma certamente duratura, sono fatti l’uno per l’altra, lui il gesso lei la garza, lui stampella lei seggetta, lui calcio e lei osteoporosi. Li ho visti limonare all’uscita vicino alla colonnina di ricarica Eni Plenitude (nda), erano belli, lei di più.

Infine Enzo, vero nome Moammed, non aveva nulla ma aveva freddo, e lì in PS si sentiva a suo agio. Parlava con tutti, rideva con tutti, voleva giocare a dadi con Eros, ma temeva che in caso di vittoria il padre non avrebbe pagato il suo debito per circonvenzione di minorissimo e anzi lo avrebbe pure denunciato alla Polizia di Stato.

“Dottore allora io vado?!”

“Ma Giulio, ma dove va d solo? Ha i battiti a tre come le formiche!!”

“Ma dottore passo al bar, caffè doppio e via si sale almeno a 50, e io sono già in linea”

“Guardi Giulio è un errore, lei si assume ogni responsabilità”

Un’ambulanza stava salendo la rampa a sirene spiegate, tutto intorno agitazione e pronti all’azione, un incidente tra due auto, tre feriti, uno abbastanza grave ma non in pericolo di vita, la fidanzata illesa piangeva e lo guardava, lui le stringeva la mano, qualche graffio sul dorso dava alla scena un qualcosa di delicato.

Giulio approfittò della confusione e prese l’uscita, 175 euro di ticket e un senso di spossatezza lo accompagnarono fino al parcheggio, si ricordò allora che l’intermezzo ospedaliero gli aveva fatto saltare il concerto,. A due passi da lui stava uscendo Federica, in abiti borghesi ancora più bella, salutò Giulio con un sorriso, lui la guardò allontanarsi dal lato opposto, ad attenderla un’auto di grossa cilindrata, dalla distanza non riusciva a  vedere nitidamente, ma gli parve di riconoscere il guidatore…. ne era quasi certo, con quel ciuffo laccato poteva essere solo lui… direttamente da New York (quartiere Little Italy) il mitico John Lazzano….. un nome una garanzia: uno scassa balle sesquipedale.




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