Conoscevo uno che diceva d’essere cambiato.... mentiva.

Le persone cambiano?

Domanda curiosa alle 23.53 di un 24 giugno qualsiasi, sa di zanzare che ronzano a pochi passi dal solstizio, curiosa che forse non meriterebbe nemmeno una risposta, ma fa fresco questa sera, ed è così che lancio convintamente uno sconcertante e banalissimo no... le persone non cambiano.

A volte “si cambiano”, quello sì, si cambiano i calzini, la camicia, il taglio dei capelli, l’espressione del volto, il dentifricio, la giacca, le scarpe, il medico di base, l’olio nell’auto, l’elettricista e pure il dentista, ma lo fanno senza cambiare davvero.

Altre volte “si adeguano”, anche questo sì, si adeguano al lavoro, al caldo e al freddo, all’Italia fuori dai mondiali, ai 5 stelle al governo, alla fiatella delle 6.45 della vicina di materasso, al sesso, all’ovvio, alle vacanze ad agosto, al capo, alle regole, al potere supremo, al volere della compagnia, ad Amazon, ai tempi del marito dell’amante, ma... anche qui... lo fanno senza cambiare davvero.

Altre volte ancora “si convincono”, questo proprio tanto sì, si convincono che è giusto, che si deve fare e che non si deve fare, che la Nutella fa male e che il vino va moderato, si convincono che l’amore passa, che l’importante è sentirsi giovani dentro, che dagli errori si impara, che i soldi non fanno la felicità, che l’Eutirox prima o poi smetti,  che l’importante è la salute, che io “le corna non le ho”, che ti amo, che non ti amo, che poteva andare peggio, che il merito premia,  che il petrolio si stabilizzerà, ma... ancora una volta, lo fanno senza cambiare davvero.

Le persone non cambiano, se mai deteriorano, gli uomini di più, le donne se possibile anche peggio.
Le convinzioni si incrostano in giustizia di parte, assurgono a carta costituzionale di coppia. L’essere si trasforma in sopraffazione degli spazi altrui per affermare il proprio super io, come un Sigmund Freud qualsiasi.
Le distanze tra “l’è” e “il dovrebbe” diventa incolmabile, i propositi di rinascita dell’uomo nuovo si infrangono in un istante, la stessa velocità con cui passa l’affetto eterno dopo il coito: trevirgolaquattrodecimidisecondo.

Le persone non cambiano, come non cambia la mia pizza preferita, Margherita ben cotta a venti, trenta e quarantacinque anni. 

Il cambiamento è l’illusione di chi vorrebbe viverlo per davvero e di chi l’ascolta per finta: il primo è un frustrato ed il secondo un sognatore.

Ed ora... come sempre... buonanotte, 


11 commenti:

  1. Meglio fingersi felici di una vita che non è come la vogliamo e attendere che la nostalgia passi da sola
    Noemi

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  2. Se è meglio non lo so, spesso è inevitabile

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  3. La verità è che siamo dei finti sicuri di sè. Quando abbiamo la possibilità di cambiare il corso degli avvenimenti e seguire l’istinto, ci areniamo, preferendo stare in un presente dalla finta sensanzione di calore, ma che di fatto dentro di noi continua a scavare vuoti incolmabili

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    1. Concordo, però aggiungo anche che a volte non c’e possibilità di cambiare, a meno di non lasciare cumuli di macerie, e ferite e disastri.
      E al di là di “possibilità” e “natura” c’e un altro elemento che rende il cambiamento interiore impossibile, si chiama convinzione orgogliosa, si sedimenta dentro e sopra di noi, e non se ne va, mai, nemmeno quando ci convinciamo del contrario.
      E come scava l’orgoglio non scava nessuno!!

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  4. Anche se rileggendo e ripensando credo che noi si guardi “il non cambiamento” da sue diverse prospettive: la prima è un ci provo ma non ci riesco, la seconda un potrei ma in fondo non voglio.
    Stesso risultato, due vie!

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  5. È caldo, vorrei dormire , ma non posso perché a breve inizierò il mio turno di lavoro.
    Il colmo, in amore, così come nel lavoro, vivo una relazione a chiamata, si aspetto il mio turno di affetto.
    Ma prima di andare ho una domanda: perché se al denaro tutti riconoscono un valore, una ricchezza, all’amore questo non accade? Perché qualcuno lo allontana, se l’ha a portata di mano lo rifiuta, altri non lo cercano, o peggio lo vorrebbero in pillole, mai tutto fino in fondo

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  6. Ma no! Non è proprio così.
    Ragioniamo un attimo, ragioniamo un po’ dell’amore uomo donna, la coppia.
    Questo amore ha valore, un valore universalmente riconosciuto tra l’altro, forse un po’ abusato nel suo esprimersi spesso platealmente, anzi direi che 9 volte su 10 è mediaticamente sovraesposto, ostinatamente ostentato per farlo sembrare più amore di tutti.
    Lo puoi misurare questo valore?
    Sì, lo puoi misurare in “numero di volte”: numero di volte in cui lui è lei si pensano, si chiamano, si baciano, si parlano, si capiscono, si fanno all’amore, si aiutano, si arrangiano, si fuggono, si cercano, si rispettano, si mandano a fare in culo.
    E sai cosa? Il numero di volte è diverso se le conta lui o se le conta lei.
    Lui dice troppo, lei dice poco, lei tanto, lui meno, lei basta, lui ancora.
    Diciamo che siamo in presenza di divergenze matematiche d’amorosi sensi.
    Ognuno ha i suoi.
    Ed è qui che nascono i problemi, le incomprensioni amorose, gli orgasmi sfasati, le ricerche vane, le rotture di balle, “l’io entro lei esce ma prima cinque minuti ci fermiamo..”.
    Ecco perché la sensazione di un’amore a chiamata, proprio come lo hai descritto tu, ma non è cattiveria è così....
    ... sì è così ogni volta che hai di fronte un quasi amore, eh sì... quasi amore.
    Ma non stare a scervellarti o a roderti, non c’è modo di risolvere, puoi solo aspettare la chiamata o farti chiamare. Magari gratis.
    È cinico? Non lo so, sarà l’età ad avermi opacizzato.
    Quindi “l’amore non quasi” non esiste? Potresti chiedermi! Oh si, certo che esiste, ma ci vuol del culo, e il culo o ce l’hai o non ce l’hai, e se ce l’hai saprai emozionarti a tempo pieno e indeterminato, indeterminato finché dura si intende!

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    1. Ah dimenticavo il denaro, quello semplicemente serve per sopravvivere, e se non sopravvivi è più difficile anche amare serenamente.
      È un dato.

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  7. La mia parte di letto, nella sua parte di vita
    Prendere o lasciare?

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  8. Ora andiamo nel dettaglio e non ho elementi per giudicare, e non so se lo so fare.
    Però, inteso che ogni storia è storia a sè, molto spesso accade quello che tu scrivi, anche a parti invertite, del tipo “la sua parte di letto, nella mia parte di vita”.

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