Che sanno di altrove...

‪Non c’è nulla di peggio delle coincidenze a metà, degli incontri fortuiti abortiti per caso, delle passeggiate all’aperto che sanno di altrove.‬
Camminare lungo il corso, sfiorando vetrine e cani, persone e storie, scarpe da ginnastica, uomini in fuga e donne che scendono a comprar sigarette e ritornano deluse per averlo fatto, di ritornare intendo, fa umanità.
Basta osservare: gli sguardi, le espressioni, i capelli raccolti, i passi veloci, le insoddisfazioni latenti, lo zigzagare da una parte all’altra dello stesso marciapiede senza saper dove metter le mani.
È divertente osservare, osservare e immaginare il dopo, entrare nell’intimo per carpire un sentimento che non ci appartiene ma traspare.
Farsi i fatti altrui senza nessun fondamento alimenta la fantasia, immaginarsi le vite confrontandole con la propria nutre i sogni e addomestica la realtà.
Raccontare gli attimi rilassa, viverli agita, non so che cosa sia meglio.

7 commenti:

  1. Non c’e nulla di peggio di quello che poteva essere e non sarà, anzi una cosa peggiore c’è: quello che è e che non cambierà mai....

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  2. Io credo che quasi niente “non cambierà mai”, che lo faccia in meglio beh... ecco... su questo nutro qualche dubbio in più!

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  3. E aggiungerò la peggiore delle frasi fatte: “per riuscire bisogna crederci sempre”.
    È una puttanata, ma a volte le illusioni aiutano a far passare il tempo.

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  4. Tu hai fede? Perché li si trova una gran mano

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  5. Quanti attimi spesi nell’attesa di ciò che non arriverà, perché è così, si spera che cambi proprio quello che potremmo cambiare solo noi

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  6. Oh certo è molto vero, ma cosa vuoi, siam fatti così.
    Diamo all’attimo il peso di un niente, inseguiamo il tempo cercando di superarlo con l’obiettivo di rubargli qualche possibilità in più... senza mai riuscirci tra l’altro, così da poterci poi prontamente giustificare: “sono arrivato troppo tardi”.
    Invece semplicemente non siamo arrivati, perché insensatamente abbiamo scelto altro, o lo abbiamo subito, oppure abbiamo sbagliato tutto.
    Il risultato non cambia.
    Intrappolati in una convenzione, che sembra una roba altisonante detta così, ma in realtà è una banale cagata che sta per: “siamo vittime di noi stessi, triturati dal quotidiano e figli di un’emozione che a tratti illumina il futuro, poi si spegne”.
    In sostanza siamo epopea di una vita alla rincorsa sempre in mezzo alla strada del dubbio.

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