La nostalgia è dei deboli? No, non ci credo...

Ho quasi finito di leggere un libro, “Resistere non serve” credo di averne già parlato da qualche parte, poco più di trecento pagine, ho impiegato le prime 70 a capire di cosa raccontava, il senso, il senso della storia, tutto troppo incasinato, non mi piacevano né il senso né la storia, sono andato avanti lo stesso, non riesco quasi mai ad abbandonare un libro prima di averlo finito nemmeno se mi fa schifo, mi sembra un’incompiuta, magari leggo velocemente senza seguire il filo, non memorizzo i nomi né i luoghi né il significato delle frasi, ma vado avanti. E’ un difetto, lo so, anche un po’ stupido, chi mi obbliga a proseguire in qualcosa che non mi piace? Mah… nessuno fondamentalmente se non il mio carattere un po’ sciocco (lo faccio solo con i libri però!!).  Non vi racconto del libro, sarebbe la recensione di un incompetente, poi non mi piace interpretare e criticare quello che altri vogliono dire, mica c’ero nella testa dell’autore. Tutto questo preambolo per dire cosa allora? A questo punto del mio scritto ancora non lo so,  posso dire che da pagina 100 in poi la storia ha iniziato a catalizzare la mia attenzione, sarà che si parlava di bancari, donne, intrighi, dietrologiche cospirazioni, fanta-finanza, politica, forze occulte tipo spectre,  ancora donne, ancora bancari, sarà che come sosteneva una intellettuale da bar che ho avuto occasione di incontrare in passato (mi permetto di ri-elaborare sintetizzandone il profondo pensare): “i bancari sono attratti dal mondo dei bancari, chissà che cosa ci troveranno poi??”. Be’ ecco da pagina 100 mi sono fatto prendere,  non l’ho ancora finito perché temo la fine sarà tragica,  oppure semplicemente non felice,  quindi prendo tempo,  tergiverso, intramezzo con la scrittura, la corsa, gli aperitivi, la tv, non mi piacciono le storie che finiscono male o semplicemente che non finiscono come pare a me.

Poi ad un tratto, poco fa, l’autore, il Walter Siti, ha piazzato lì, quasi verso la fine, sta domanda: “…e la nostalgia non è già di per se stessa un segno di debolezza?”.  Cazzarola. E se fosse vero? Decontestualizzo per un attimo, decontestualizzo perché non ho più pensato alla storia che stavo leggendo, ho pensato al nostalgico.  No perché io ho sempre creduto che la nostalgia fosse sì un segno, anzi un sogno, ma non di debolezza. Forse il segno di un sogno che è svampato.  Il nostalgico io lo immagino uno che inizia a far sogni ricorrenti e ripetitivi quando sente la mancanza, la mancanza di qualcuno o di qualcosa o anche solo di una situazione.  Il nostalgico però io lo facevo uno forte, uno che ha il coraggio di ricordare, di crogiolarsi, un malinconico che sorride, qualche volta che si incazza pure, ma non un debole. Un debole è uno che fugge il ricordo quando questo è troppo ingombrante, un debole io me lo immagino ogni sera a cena con una “piuttosto” diversa, uno che nel rapporto di coppia per fingere di non inzerbirnarsi contraddice anche quando la pensa allo stesso modo (ricordate il p.c.??), uno che guarda sempre avanti perché avanti c’è sempre una possibile alternativa, un nostalgico è uno che ha combattuto fino alla fine per l’alternativa che stava dietro e dopo se la ricorda, anche troppo, ma d'altra parte cosa fai? Combatti fino alla fine per qualcosa che non vale nemmeno la pena essere ricordato con grande rammarico? (e se l’hai persa, l’alternativa, e se ne valeva davvero la pena, il rammarico c’ha da essere).
E adesso? Adesso salta fuori che “la nostalgia è un segno di debolezza”. E io che mi chiedo pure: “se fosse vero?”. C’è qualcosa che non va. Ho provato la stessa sensazione di quando una volta un mio amico, mi pare si chiamasse Luì, mi raccontò di una sua ex che incontrò dopo qualche tempo: “Ciao, come stai?” – “Ma, benino, dai bene.. si va!” – “Sei solo?” – “Ora?” – “No scemo, nella vita!” – “Sì” – “Perché? Neanche qualche storiella così?” – “No, che senso avrebbe, lo sai no?” – “Sì lo so, ti fa onore però è un peccato…” – “Peccato cosa?” – “No così, mi sembra uno spreco” – “Ah, ok, uno spreco… ho capito… uno spreco… tu me lo dici… ok… ho capito” – “Ciao eh..” – “Ciao a presto”. Ecco la stessa sensazione. Una convinzione che vacilla.

Basta non voglio più leggere libri impegnati, adesso vado a comprare Fabio Volo, la fine la decide lui, se non mi piace la cambio.

1 commento:

  1. Daniel Pennac ha scritto un libro sui diritti del lettore, fra i quali è compreso anche il diritto di abbandonare la lettura di un libro che non ci piace. Io mi avvalgo spesso di questo diritto e pertanto non capisco come faccia tu invece a costringerti ad arrivare fino in fondo a certi libri. Ma se lo fai solo con i libri tutto sommato dovrei imparare da te...meglio con i libri che con gli studi, il lavoro, le relazioni... Non riesco ad arrivare in fondo ad un libro che non mi piace, ma sono riuscita a prendere una laurea che non c'entra nulla con me. Mi fermo qui con gli esempi autoriferiti.
    Per quanto riguarda la nostalgia credo di essere d'accordo con Siti. La nostalgia è un crogiolarsi nel passato, è il ricordo di momenti belli che sono terminati, magari perché si sono trasformati in qualcosa d'altro, o magari perché è terminata una fase della vita, o magari perché è finito definitivamente ciò che rendeva quei momenti così preziosi; è il ricordo di persone che possono essere ancora al nostro fianco, ma magari in maniera diversa, o persone che proprio non ci sono più e non potranno mai più esserci; è il pensiero di noi, di come eravamo, con i nostri sogni e le nostre ingenuità, prima di sbattere contro il muro della vita. La nostalgia è qualcosa che ti dipinge sul volto un sorriso malinconico rivolto al passato. Ma il passato è un tempo che non esiste, e tu sai cosa penso di chi perde tempo a pensare a cose che non esistono (malocchio, influssi zodiacali, dei...). Deboli.
    E quindi sì, direi che la nostalgia è un segno di debolezza, ma non mi sentirei di affermare in maniera assoluta che un nostalgico è un debole. Credo che anche le persone forti possano mostrare segni di cedimento e allo stesso modo credo che i deboli possano trovare risorse inaspettate. E se i sorrisi malinconici sono accompagnati dal coraggio di ricordare, di combattere, di incazzarsi, di stare da soli in mancanza dell'alternativa giusta, in questo caso è più probabile che ci troviamo di fronte ad una persona forte.
    F

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