Poi ad un tratto, poco fa, l’autore, il Walter Siti, ha
piazzato lì, quasi verso la fine, sta domanda: “…e la nostalgia non è già di
per se stessa un segno di debolezza?”. Cazzarola.
E se fosse vero? Decontestualizzo per un attimo, decontestualizzo perché non ho
più pensato alla storia che stavo leggendo, ho pensato al nostalgico. No perché io ho sempre creduto che la nostalgia
fosse sì un segno, anzi un sogno, ma non di debolezza. Forse il segno di un
sogno che è svampato. Il nostalgico io
lo immagino uno che inizia a far sogni ricorrenti e ripetitivi quando sente la
mancanza, la mancanza di qualcuno o di qualcosa o anche solo di una situazione.
Il nostalgico però io lo facevo uno
forte, uno che ha il coraggio di ricordare, di crogiolarsi, un malinconico che
sorride, qualche volta che si incazza pure, ma non un debole. Un debole è uno
che fugge il ricordo quando questo è troppo ingombrante, un debole io me lo
immagino ogni sera a cena con una “piuttosto” diversa, uno che nel rapporto di
coppia per fingere di non inzerbirnarsi contraddice anche quando la pensa allo
stesso modo (ricordate il p.c.??), uno che guarda sempre avanti perché avanti c’è
sempre una possibile alternativa, un nostalgico è uno che ha combattuto fino
alla fine per l’alternativa che stava dietro e dopo se la ricorda, anche
troppo, ma d'altra parte cosa fai? Combatti fino alla fine per qualcosa che non vale nemmeno
la pena essere ricordato con grande rammarico? (e se l’hai persa, l’alternativa, e se ne
valeva davvero la pena, il rammarico c’ha da essere).
E adesso? Adesso
salta fuori che “la nostalgia è un segno di debolezza”. E io che mi chiedo
pure: “se fosse vero?”. C’è qualcosa che non va. Ho provato la stessa
sensazione di quando una volta un mio amico, mi pare si chiamasse Luì, mi raccontò
di una sua ex che incontrò dopo qualche tempo: “Ciao, come stai?” – “Ma,
benino, dai bene.. si va!” – “Sei solo?” – “Ora?” – “No scemo, nella vita!” – “Sì”
– “Perché? Neanche qualche storiella così?” – “No, che senso avrebbe, lo sai no?”
– “Sì lo so, ti fa onore però è un peccato…” – “Peccato cosa?” – “No così, mi
sembra uno spreco” – “Ah, ok, uno spreco… ho capito… uno spreco… tu me lo dici…
ok… ho capito” – “Ciao eh..” – “Ciao a presto”. Ecco la stessa sensazione. Una
convinzione che vacilla.Basta non voglio più leggere libri impegnati, adesso vado a comprare Fabio Volo, la fine la decide lui, se non mi piace la cambio.
Daniel Pennac ha scritto un libro sui diritti del lettore, fra i quali è compreso anche il diritto di abbandonare la lettura di un libro che non ci piace. Io mi avvalgo spesso di questo diritto e pertanto non capisco come faccia tu invece a costringerti ad arrivare fino in fondo a certi libri. Ma se lo fai solo con i libri tutto sommato dovrei imparare da te...meglio con i libri che con gli studi, il lavoro, le relazioni... Non riesco ad arrivare in fondo ad un libro che non mi piace, ma sono riuscita a prendere una laurea che non c'entra nulla con me. Mi fermo qui con gli esempi autoriferiti.
RispondiEliminaPer quanto riguarda la nostalgia credo di essere d'accordo con Siti. La nostalgia è un crogiolarsi nel passato, è il ricordo di momenti belli che sono terminati, magari perché si sono trasformati in qualcosa d'altro, o magari perché è terminata una fase della vita, o magari perché è finito definitivamente ciò che rendeva quei momenti così preziosi; è il ricordo di persone che possono essere ancora al nostro fianco, ma magari in maniera diversa, o persone che proprio non ci sono più e non potranno mai più esserci; è il pensiero di noi, di come eravamo, con i nostri sogni e le nostre ingenuità, prima di sbattere contro il muro della vita. La nostalgia è qualcosa che ti dipinge sul volto un sorriso malinconico rivolto al passato. Ma il passato è un tempo che non esiste, e tu sai cosa penso di chi perde tempo a pensare a cose che non esistono (malocchio, influssi zodiacali, dei...). Deboli.
E quindi sì, direi che la nostalgia è un segno di debolezza, ma non mi sentirei di affermare in maniera assoluta che un nostalgico è un debole. Credo che anche le persone forti possano mostrare segni di cedimento e allo stesso modo credo che i deboli possano trovare risorse inaspettate. E se i sorrisi malinconici sono accompagnati dal coraggio di ricordare, di combattere, di incazzarsi, di stare da soli in mancanza dell'alternativa giusta, in questo caso è più probabile che ci troviamo di fronte ad una persona forte.
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