E’ stato un sogno breve ma intenso, chiaro nella sua
confusione, è capitato che l’Orco sia andato a trovare Luì in ospedale. Luì era
appena uscito dalla rianimazione, c’era finito perché una macchina l’aveva
stirato sulle strisce pedonali, Luì aveva visto l’auto che si avvicinava a
tutta velocità senza nessuna apparente intenzione di rallentare, ma niente,
imperterrito come sempre ha tirato diritto perché lui non ha paura di niente e sbadapam…. spiaccicato, schiacciato, travolto.
Sulle prime sembrava non ci fosse nulla da fare, sulle seconde ci si è resi
conto che la situazione era grave, decisamente compromessa, ma ancora “un alito di vita
spirava nelle narici del povero Luì senza paura” (ora potete anche un po’ commuovervi
per l’epica del momento narrativo!), quindi ricovero urgente in rianimazione,
tutte le costole rotte, il bacino fratturato, ematoma celebrale, il cuore
ingessato perché l’urto lo aveva spezzato in due. La notizia ha fatto
chiaramente il giro di mezzo mondo, Luì è un personaggio conosciuto, tanto che
l’Orco appreso del fattaccio ha deciso immediatamente di andarlo a trovare in
ospedale.
L’importanza del degente la si capiva subito dal tipo di
visitatori che affollavano la sala d’aspetto, anzi quando l’Orco orrivò
loro se ne stavano andando via, tutti in fila, belli composti, tristi,
malinconici, dietro a grandi occhiali scuri si poteva riconoscere Mina, poi
subito dopo Vinicio Caposella, a due passi Max Gazzè, un po’ perso e
leggermente in disparte Franco Battiato che stava pensando a “tutto l’universo”, poi c'era Gerardina Trovato che si chiedeva se Lui avesse potuto fare ancora l'amore su di una panchina, e infine i Marlene che erano i più tristi di tutti e ancora non si spiegavano com’è che
pur non essendoci stato contatto di mucosa con mucosa Luì si era infettato.
Insomma visitatori d’eccezione senza dubbio.
L’Orco pensando che
Luì potesse leggere aveva portato con se alcuni libri, generi diversi, “Il
piccolo Prinicpe”, “L’Amante” di Margerite Duras, “Romagna Mia” di Cristiano, “Un
giorno”, “Penelope alla Guerra”, “L’uomo
nero e la bicicletta blu”, “La storia dell’Orco – autobiografia incompiuta”,
quest’ultimo un inedito in bozza pronto per le stampe e poi ancora qualcosa d’altro
che adesso non ricordo.
L’Orco ci rimase molto male nel vedere il malandato infortunato, Luì era lì sdraiato su quel
letto tutto ingessato, tutto fasciato, tutto inflebato, con gli occhi aperti e
senza scarpe, parlava piano e guardava di traverso da dietro le occhiaie molto
più profonde del solito, pallido pallido con la barba lunga, uno straccio insomma.
“Luì ciao, come stai??”
“Dai, insomma, pensavo peggio, si va, dolorante, è un po’
scomodo fare la pipì così sistemato, però…”
“Ma sai ho saputo pochi giorni fa, l’ultima volta che ti
avevo visto eri così rigoglioso (tipica espressione da Orco, non fateci caso,
voleva dire felice ma gli parve che rigoglioso fosse più esagerato) e ora sei
qua?! Ma com’è possibile??
“Eh sai io stavo camminando, ho visto la macchina arrivare,
andava a palla, io però me ne sono fregato e ho detto vado avanti, lui ha
frenato ma mica tanto convintamente ed è stato un attimo, sono finito sotto, e
il bello è che mi ha proprio centrato”
“Ma è stata una disgrazia!”
“No, no, voleva centrarmi, l’ho capito dopo, sai era
domenica e l’automobilista andava di corsa perché voleva arrivare presto per
passare una serata piacevole tutta dedicata a una persona che lo stava
aspettando, ha visto me che stavo passeggiando ostinatamente in mezzo alla sua
strada e ha detto (apro virgolette nelle virgolette anche se non so se si può
fare): “valà, valà che in un modo o nell’altro ti sposti”. Aveva ragione!”
“Come aveva ragione?!”
“Sì aveva ragione, io ero in mezzo e lui aveva fretta di
ritornare, lo stavano aspettando, non potevo certo essere io a fargli far
tardi, lo sai che se l’impegno è urgente gli ostacoli si eliminano, io che sono
testardo ho provato a resistere, ma come vedi non è andata bene”
“E adesso, che farai??”
“Ma adesso cercherò di guarire un po’ alla volta, ieri è
passata una mia amica a trovarmi, mi ha detto (di nuovo virgolette nelle
virgolette, portate pazienza è un sogno): “Dai Luì, prendi un po’ di antidolorifico,
inizia con dosi massicce belle forti sette/otto volte al giorno a stomaco
pieno, per un po’ crederai di non riuscire a farne a meno ma non è così, un po’
alla volta riuscirai a diminuire frequenza e dosaggio, tipo drogato con il
metadone, eh?!” – quindi ho pensato che farò così, appena mi tolgono il gesso
dalla faccia!”
“Ma Luì, ma che razza di terapia eh, ma non va bene!”
“Va bene, va bene, me l’ha detto lei, fidati, funziona, l’ha
già provato”
“Ah bè allora, se è così, se sei convinto, fai pure, anzi se
funziona fammi sapere che non si sa mai, potrebbe tornarmi utile”.
Ecco è finito, mi sono svegliato e sono immediatamente
passato al pc per memorizzare tutto, bella roba direte voi, è vero, ma ognuno sogna
quello che si merita….
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