Comunque… torniamo a
noi, dicevo è la seconda, la prima parlava di me e del mio scricciolino,
questa sera invece ho pensato di scrivere qualcosa per qualcuno che magari si
sveglia all’improvviso durante la notte e fatica a riprendere sonno, e non ha
nemmeno niente da leggere, e quindi si
dovrebbe alzare, cercare un libro di gradimento, accendere la luce, sfogliare le pagine,
leggere in silenzio, invece questa la
può leggere sul telefonino ad esempio, sotto le coperte ed un clic, luce spenta
ed un touch ed è già arrivata, legge e due minuti e dorme. La può leggere anche
in bagno mentre fai la pipì, non è impegnativa, è corta, è una favola dalla
morale incerta!!
Allora c’era davvero una volta, c’era una volta che una
piccola ragazza ad un certo punto della propria vita, non si capisce bene
perché, non si capisce bene percome, le venne il vizio di sognare. Ogni
sera lo stesso sogno, al massimo avrà
saltato tre volte, cinque se contiamo le
ultime due notti, una perché aveva
mangiato pesante, due perché aveva bevuto troppo, tre perché faceva freddo, le
ultime due non lo so, non lo so perché immaginarsi tutto non è mica facile, una
volta che la conoscevo quella ragazza che mi raccontava tutto, o quasi, le
storie mi venivano via belle fluide che mixavo il vero al verosimile, il facile
al difficile, il lento alla corsa, oggi
un po’ meno… però… Comunque il sogno era strano, senza volto,
anzi meglio… senza il volto del
protagonista, oppure con tanti volti che portavano allo stesso punto, però un sogno bello, di quelli che ti fanno
star bene, che se ti svegli ti scoccia. La ragazza sognava, si lasciava andare
a quella sensazione di tepore, di passione, di comprensione, di “completezza”
(dicasi completezza quando due persone si incastrano perfettamente sia
fisicamente che psicologicamente, tanto
da formare un insieme unico molto difficile da smontare), stava bene ma poi si
svegliava, si svegliava e si riaddormentava e poi risognava, e poi magari le veniva voglia di mangiare un
cioccolatino “Lindt fine stagione”,
quelli che li compri al bar in offerta dopo il caffè, il fine stagione
per i cioccolatini Lindt coincide con la primavera quindi è questo il periodo
giusto, quelli che a volte te li ritrovi
pure sulla scrivania in ufficio e non sai chi li ha portati ma te li mangi lo
stesso oppure li nascondi nel secondo cassetto perché altrimenti se li mangia
qualcun altro.
E così avanti per tutta la notte, finchè “drin…drin…drin”,
la sveglia, e a quel punto la ragazza scatta in piedi e parte la sua perfetta
organizzazione domestica fatta di doccia-colazione-un abbondante bicchiere di
acqua-apre le finestre che fuori c’è il sole-veste l’uomo della sua vita-bici
se non piove-auto se piove-fai presto che è già tardi-macchina parcheggiata di
traverso sulle strisce pedonali in salita per “accompagnamento” a scuola
dell’uomo della sua vita-lite con energumeno che è convinto che quello non sia
proprio il parcheggio del secolo-bacio con il ciocco all’uomo della sua vita-Daniele
Silvestri on the Road-lavoro.
Ahh il lavoro…. e qui sono soddisfazioni, lavoro di squadra,
tutti a tirare, competizione, risultati,
sudore, sangue, gomitate e via. Sì insomma dopo dieci minuti sarebbe necessario
un caffè perché altrimenti a forza di
tutto questo lavorare si rischia di rimanerci. Prima di uscire per il caffè
però la ragazza deve svegliare un collega che per lo stress da risultato (o
ansia da prestazione) si è un attimo lasciato andare sulla scrivania e il
russare disturba l’altro che invece non
riesce a leggere il Carlino on-line, e quindi deve spiegare ai venticinque
clienti in attesa che è tutta strategia, che la pazienza aiuta l’uomo a
crescere, e che la sua azienda lavora per questo, e che può sembrare che ci sia
un certo lassismo ma guai, è tutto marketing: “facciamo sentire il cliente come
a casa “, il bello di tutto questo è che la ragazza ci riesce.
Ok, lavoro finito, la ragazza ritorna a casa, ha sonno, anzi
non capisce bene se è la voglia di dormire o di sognare, però deve cucinare, e
poi stirare e poi riposare un attimo sul divano, che si badi non è quello del
fidanzamento di una volta che avevo raccontato un altro pezzo. Ok, ora letto,
il sogno ricomincia, la ragazza sta bene, si rilassa, è felice, bello sognare,
cazzarola è decisamente bello… e la morale? Perdonatemi, la morale non me la ricordo benissimo, ci devo pensare....
Le favole sono quelle di Esopo (tipo la volpe e l'uva), tu hai scritto una fiaba...nelle fiabe ci sono le principesse, spesso cominciano con "c'era una volta" e la Disney ci ha abituati al "...e vissero per sempre felici e contenti" ...ma non è proprio sempre così, nemmeno nelle fiabe...La Sirenetta, per esempio, non ha certo un lieto fine...o La piccola fiammiferaia... Il soldatino di stagno... Andersen forse non era un allegrone, ma non puoi dire che non siano belle le sue fiabe, per me sono le migliori. La ragazza della tua fiaba sembra una Bella Addormentata dei tempi moderni, questi tempi tempi in cui non si capisce più quale sia il lieto fine...perché lei sembra felice mentre sogna, ma sembra felice anche quando si sveglia...perché sogna? sarà il maleficio di uno stregone? perché si sveglia? c'è un principe azzurro e persino un erede al trono... e se lei è felice sia nel sogno sia nella realtà forse allora la felicità si è ubriacata, o la dopamina ha raggiunto i livelli di guardia, o forse c'è un po' di confusione, come accade a volte nelle fiabe e nei sogni, ma ancora più spesso nella realtà. Il problema è che nella realtà la felicità finisce presto, altro che "per sempre". Non c'è "completezza" che tenga.
RispondiEliminaF.
O forse la vera completezza e' altro, non l'incastro!
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