Concertazione? Chiamiamola con il suo nome: corporativismo.

Qualche giorno fa ho ascoltato una breve intervista/chiaccherata tra Oscar Giannino e Mario Sechi. Il Direttore del "Il Tempo", a proposito dell'attuale situazione politica Italiana, ha usato parole che all'incirca facevano così: "Sono un pessimista rassegnato, ho creduto nella possibilità di un cambiamento strutturale e riformistico (in senso liberale - nda)  mentre mi rendo conto che il nostro Paese è vittima delle Corporazioni".

Niente di più vero. Credo che questo sia davvero lo stato d'animo che un uomo di centro destra si trova oggi ad affrontare. Pessimismo rassegnato con venature di malcelata incazzatura.

Nulla a che vedere con la critica inutile, puerile, pelosa, interessata, priva d'alternativa di una sinistra vittima di se stessa, complice e artefice di molti dei mali del nostro paese.

Il mio pessimismo rassegnato è conseguenza di una, dieci, cento occasioni perse in questi anni.

La prima critica che faccio a questo Governo (non a Silvio ma al Governo e ai partiti della maggioranza!!) è quella di non aver avuto il coraggio di fregarsene e tirare diritto, tranquilli non è un rigurgito fascistoide sul tipo "me ne frego" "noi tireremo diritto", è una critica forte ed aperta all'uso della concertazione come strumento principe, siamo il paese dove la concertazione è stata istituzionalizzata.

Si badi, non concertazione in senso nobile, non necessità democratica di condividere scelte fondamentali per una società ordinata secondo il volere della maggioranza e nel rispetto delle minoranze, questa sacrosanta e insostituibile concertazione ha solo una definizione: elezioni democratiche.

La concertazione predicata dai preti laici della verità in tasca  è invece quella sindacalizzata-cooperativizzata-ordinata-socializzata, quella che ha creato il 120% di rapporto debito pubblico/pil e che sta continuando a farla da padrone.  

E’ con il voto  che la maggioranza dei cittadini decide da chi essere governata, come essere governata, quale sistema istituzionale darsi, quali regole condividere. Sono i programmi elettorali, avallati dal popolo, che dovrebbero concretizzarsi in proposte di legge concrete-chiare-attuabili ed attuate. Populismo? Forse, ma non è forse nel nome della maggioranza del Popolo che si deve governare?

Tutto il resto è “fuffa”. E’ sottobosco inciciuista per la distribuzione di bende, prebende e favori, che mascherati da stato assistenziale e reti sociali non hanno fatto altro che far vivere chi sfrutta il sistema al danno di chi sostiene il sistema.

Questa è la realtà, questo è a mio avviso il “corporativismo Italico” che punta alla propria patologica sopravvivenza. Ogni volta una giustificazione diversa: difesa dei lavoratori, difesa dei poveri, difesa dei senza tetto, difesa degli invalidi, difesa della pace sociale, difesa delle diversità, difesa della cultura, difesa dell’istruzione, difesa dei consumatori, ecco questa è la nuova frontiera: difesa dei consumatori.

In realtà viviamo crisi endemiche in ogni settore del sociale, della cultura, dell’economia, della finanza, dei consumi, questo sistema da anni sta mostrando i propri limiti, e qual è la risposta? Non toccare nulla e organizzare scioperi generali offrendo il biglietto del pullman a pensionati che fanno il doppio lavoro per mantenere figli che non avranno mai una pensione propria degna di questo nome.

Ecco sono deluso…. sono pessimista e deluso, teorico e deluso, ma questo è lo spirito di queste poche righe, fare inutile teoria per manifestare il mio dissenso.

Voglio la rottura (democratica e pacifica sia chiaro), voglio tener duro e fregarmene se credo davvero in quello che predico! Voglio un politico che mi dica: “Mi hai votato perché ho parlato chiaro e ora faccio quello per cui sono stato eletto, non sei d’accordo? Dovevi pensarci prima”.

P.S.: spiace che il primo partito vittima della sindrome da concertazione interessata e di parte sia proprio quello che si è presentato per primo come antisistema: il partito verde della rivoluzione padana. Spiace e sorprende, anche se non l'ho mai votato perchè lontano da me su mille fondamentali aspetti; spiace e sorprende perchè credevo che nella forza sguaiata di un lessico politico diretto, si nascondessero la purezza di spirito e la volontà di battersi per un'idea, credo proprio che non sia così.

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