Un sabato sera al banco

Poi ti accorgi una sera a cena di vivere un eccesso di libertà, un eccesso di tempo, un eccesso di spazio, di pensieri, di idee, di silenzi, di kilometri, un eccesso di chi non vuoi, di chissenefrega, di libri, un eccesso di quello che ti pare, di ricordi, di passato remoto-prossimo-imperfetto, di abitudini, di noia.

Eccessivamente eccessivo, con quel retrogusto di meglio niente che piuttosto, quel piuttosto a cui comunque a volte ti abbandoni per evitare di impazzire davvero, il tutto condito da spezie orientali e carenza di ciò che davvero conta, o contava, o contò, o conterebbe.


Il tonno pinne rosse, le alici marinate, il sangiovese, il pesce spada alla siciliana, il chimichurri che non hai idea di cosa diavolo sia ma sai solo che è buono, tra foto scattate a caso e per caso, storie scritte di getto e rilette e ripensate il giorno dopo.


È così che si cena il sabato sera… non si dovrebbe ma si fa, e i tuoi vicini di banco, occasionali, sconosciuti, belli, lei bionda, lui brizzolato, tifosi della Fortitudo, sbirciano il titolo del tuo “compagno” d’avventure, “bello, bravo, lo abbiamo letto entrambi, scusa se siamo stati invadenti” e tu pensi “nessuna invadenza, anzi ho sentito calore, e si bello, molto,  ma purtroppo non l’ho scritto io”, poi li guardi guardarsi, sono affiatati, complici, sorridenti in sincrono, hai ascoltato i loro discorsi, hai osservato il loro brindare luccicante, ti sei lasciato affascinare e pure un po’ cullare dal loro ascoltarsi a vicenda (che Dio solo sa quanto sia raro), e sei felice per loro perché sono “veri” e il vero merita la felicità.


Le coincidenze a volte sorprendono, stanno lì a ricordarti le occasioni perse, a ricordarti che non a tutto c’è una spiegazione, che il chimichurri esiste, che il tempo non è infinito, che ci si innamora degli sguardi e della voce, che il fumo fa male, che non bisogna fare pipì in autogrill, che la primavera è la stagione degli inizi, o almeno dovrebbe, e che “la vita va vissuta e non solo pensata”… o se non altro non troppo…. diciamo solo un po’.





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