I gabbiani.. sai mica dove vanno a dormire?!

Che poi dico io, i gabbiani dove vanno a dormire?

La giovane donna sabbia e bikini giocava a racchettoni con il giovane uomo tatuaggi e barba incolta, ogni due palleggi un bacio, ogni tre baci uno sguardo complice (mica pizza e fichi, ho detto complice), poi un tuffo all’imbrunire tra onde avvolgenti e un freddo della madonna.

Ma loro solo brividi  di passione.


Poco distante Agata rimirava l’orizzonte (cazzarola rimirava!), poteva pure chiamarsi  Giulia, o forse Franca, financo Adele, ma era bella e triste, mi piacerebbe sapere perché… forse il cuore sulla sabbia lo aveva disegnato lei, ma si sa, mai disegnare cuori sulla sabbia, si cancellano!


A duecentotrentaquattro metri lucine colorate e ampi calici, musica anni ottanta e brindisi suadenti, approcci semialcolici e numeri di telefono scambiati come figurine, qualcuno chiamerà qualcuna l’indomani mattina, tra le sette e le sette e un quarto, imbottigliati nel traffico del lunedì.

“Ciao sono io!”

“Io chi?”

“Quello di ieri, camicia bianca e mocassini”

“Ah, ciao!!! Beh io mi chiamo Alice”

“Io Giulio, ci rivediamo mercoledì?”

“Meglio giovedì!”

“Allora facciamo martedì”

“Ok, alle otto passo da te”

“Ma non sai nemmeno dove abito”

“Non importa, ti troverò”

“Come?”

“Scriverò Alice su Google Maps!”

“Va bene, aggiungi pure corso Mazzini, angolo via Sebastiano Cariddi”

“Cariddi?”

“Si Cariddi, sarò vestita di verde”

“Perfetto, a domani!”


Il sole era sparito, lì dietro la baracchina della piadina, “il sogno dello scquacquerone”, Rosario e Concetta bevevano birra e non si guardavano nemmeno, lui non voleva sposarla e lei si stava stufando di aspettare, fidanzati già da tre mesi che bisogno c’era di aspettare ancora?!! 


Il pattino del bagnino si stava asciugando sulla battigia, tutto il giorno a solcare onde, su e giù e avanti e indietro a sorvegliare bagnanti, a vigilare villeggianti, era esausto.

Il bagnino non c’era, turno finito, Annarosa lo stava aspettando a casa, aveva preparato per lui cotolette di sardoncini e patate fritte.

L’abbinamento era certo azzardato ma lei lo amava, e questo a lui bastava.

Finite le sarde avrebbero bevuto vermentino di Gallura e fatto l’amore sul divano.


La barcaccia del pescatore stava salpando, per dove non si sa, a bordo stavano Andrea, due rumeni, un armeno, un napoletano, un cane bassotto nato a Firenze e trasferitosi a Marina Centro un anno prima insieme a Lucilla, la capitana del vascello.


Franco stava seduto sulla panchina vista sabbia, Mia Martini cantava Minuetto sullo smartphone, e intanto raccontava a Giorgia di come avrebbe fatto bene a sfrattare quell’inquilino brutto.

“A dare gli appartamenti in affitto bisogna stare attenti”

“Ah lo so, ma cosa vuoi, c’avevo bisogno”

“E nonostante tutto ha ancora voglia di uscire la sera?” 

“Sì, anche se è grasso e stanco”

“Domani ci saranno 27 gradi”

“Confronto ai 38!”

“Eh già!”

“Sai che non ha nemmeno la televisione in casa?”

“Bah, tanto non c’è mai nulla di buono”

(Quando si dice pensieri in libertà..)


Un venticello frizzante accarezzava tutto quel pezzetto di mondo bizzarro, uomini e donne e cani, storie e storielle, amori-passioni e matrimoni mancati, inquilini e grasse fidejussioni già viste alla Tv.

La normalità è il profilo migliore della fantasia, non c’è che dire, 27 è meglio di 38, e aggiungerei che pure 40 è meglio di 48, ma la domanda resta: i gabbiani… dove vanno a dormire?






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