La convivenza ai tempi del coronavirus

Toccare questo argomento di questi tempi rischia di aggiungere noia a banalità, già detto a scontato, e sarebbe pertanto meglio evitare, però cosa volete, sono le diciotto e zero cinque e qualcosa bisognerà pur fare prima di cena….

La convivenza a parer mio è difficile già di suo, molto difficile, difficilissima direi, e questo è vero a prescindere, anche quando viene intervallata dal lavoro, dalle uscite con gli amici, dai corsi di Yoga, dalla piscina, dall'aperitivo con Edgardo, dall'uscita dei figli da scuola, dalla spesa, dalle gare al circolo bocce di Villa Inferno, dalle cene di lavoro, dai pigiama party che costringono uno dei due a dormire in garage e altre cosucce del genere.
Ma in una situazione come questa, in isolamento Covid intendo, lo stare insieme in otto vani (bagno compreso) e centotré metri quadrati calpestabili (garage escluso), diventa se non altro impegnativo, anzi direi... bello impegnativo.
Figli con o figli senza, non è determinante.
Non è colpa di nessuno, vorrei sottolinearlo, è banalmente una questione di geni, geni nel senso di genetica, i geni della coppia costretti nello stesso spazio e per periodi prolungati (più di 72 ore consecutive) perdono la naturale elasticità.
Direte voi che l'elasticità del gene non è qualcosa di scientificamente fondato, non esiste in sostanza, è una fake news come va di moda dire oggi, beh vi dico io che non è vero.
Il gene elastico esiste, ne è prova la capacità di adattamento di una coppia media in periodi normali, l'elasticità del gene consente ai due coesistenti di evolvere nell'insieme, di gestire il quotidiano, di stare l'uno con l'altra pur in assenza di amorosi sensi, perché se è vero che l'amore è chimica la convivenza è elasticità.
Gli effetti dell'elastico sono diversi a seconda si tratti di uomo o di donna.

Il primo effetto dell'elasticità si dispiega sull'udito del maschio, la capacità di ascolto dell'uomo convivente è inversamente proporzionale al tono di voce della donna, più questo si alza più il timpano di lui rimbalza dolcemente, sfuma le asperità, attutisce gli acuti, si fa spugna: immagazzina le onde acustiche per poi rilasciarle gradualmente quando il volume in entrata scende.
E' questo il fenomeno che fa apparire lui vagamente disinteressato alle discussioni, che conferisce all'uomo quell'espressione vaga, di qualcuno che pensa ad altro... ad altro tipo "dai, otto minuti ed esco a gettare la busta dell'umido dall'altra parte di Corso Garibaldi, così chiamo Eros e organizziamo la birra di giovedì".
Il timpano elastico è lo stesso che si attiva in caso di discussioni silenziose o di basso tono, dove lei quasi bisbiglia, in quel caso i neurotrasmettitori si invertono e lanciano tutti lo stesso segnale: "PERICOLO, PERICOLO, PERICOLO", qui l'elastico si tira e la soglia di attenzione sale ai massimi in meno di tre decimi di secondo.

Dopo aver agito adeguatamente sull'udito, l'elasticità (e siamo sempre in ambito uomo) si propaga a quella parte del cervello che custodisce le frasi fatte ed accomodanti, non so dove si trova esattamente, nel frontespizio occipitale credo (esiste? Non lo so e non verificatelo per favore, ché altrimenti mi fate fare brutta figura) ma indipendentemente dal dove, a questo punto, si attivano le sinapsi che fanno partire le frasi ad hoc: "hai ragione, sono stato disattento, scusami, non volevo, non capiterà più, amoruccio uccio uccio, vieni qua...".
Già al primo "hai ragione" il tutto potrebbe rientrare con lui che può ritornare in bagno a chattare con Luisa e lei a pensare "stronzo, lo so che ho ragione".

Il movimento di ritorno dell'elastico, quello sconclusionato prima della ritrovata quiete, quello che è tanto più forte quanto più l'elastico è nuovo, potrebbe poi agire sulla libido, l'uomo dopo essersi sublimato "nell'hai ragione" risolutivo, obnubilato incautamente dagli afrori della vittoria, nove volte su dieci si lancia in un approccio soave e carico di romanticismo, si avvicina delicatamente e sussurra un voluttuoso "sei così bella quando ti arrabbi… è in questi momenti che mi ricordo del perchè ti amo, luce dei miei occhi, senso della mia vita, cosa dici, trombiamo?".

L'elasticità dei geni femminili è pressoché speculare a quella del partner, all'udito elastico dell'uomo risponde la voglia elastica della donna di scaraventargli sulla faccia la moka ancora bollente, ma dopo il picco di tensione l'effetto rientra e si trasforma in un salvifico "stroonzo, tornaa da tuua maadre".
Alle frasi fatte le sinapsi della donna rispondono con i pensieri in anticipo: "ecco adesso la dice, adesso crede di risolvere tutto con il suo hai ragione di merda, ecco lo dice, lo diCE, lo DICE…", se non ci fosse elasticità a questo punto sarebbe la catastrofe e invece il tutto rientra… "facciamo finire questa sceneggiata il prima possibile che poi se ne esce a gettare l'umido e chiamo Ernesto..".
Al movimento di ritorno, quello della libido, la donna risponde in maniera differente a seconda dei momenti che lei sta vivendo, solo e soltanto lei ne ha il controllo sia chiaro, potrebbe essere quindi un "sì, togliamocelo dalle balle velocemente" - "sì, che quando ricapita altrimenti" - "si che Ernesto pure ieri è uscito con la moglie" - "no" - "valà che se la vuoi devi insistere almeno fino alle quattro di domani pomeriggio".

Quando invece tutto è costretto oltre le 72 ore, quando l'elastico non ha spazio sufficiente per dispiegare il suo movimento tipico, quando la coppia è travolta dal bagno occupato, dalla tv sempre sul programma sbagliato, dalla mancata libertà di chat, dal pigiama sdrucito di lei e dalla tuta macchiata di lui, dalla moka pericolosamente sul fornello, dall'alito pesante, dai capelli nel lavello, dal russare assordante sul divano, dalla peluria inguinale incipiente, dalla routine, dalle canzoni sul balcone, dalla frase sbagliata al momento sbagliato, dai silenzi prolungati, dal "devo fare tutto io", dalle domande cadute nel vuoto, dalla connessione che rallenta e Porno Hub che conseguentemente procede a tentoni, beh in questa grave situazione la coppia è a rischio, in una scala da uno a dieci siamo a otto e mezzo quasi nove.

Quindi, non c'è davvero via d'uscita?
Beh sì, due possono essere i freni alla tragedia in assenza di elasticità:
a) Il mutuo cointestato con una durata residua superiore al 50% della durata iniziale e con le fidejussioni incrociate dei rispettivi suoceri
b) L'amore. Ma qui siamo nell'ambito del "se non altro è raro" e non c'è sufficiente casistica per fare un'analisi incontrovertibile...

Saluti.










3 commenti:

  1. Caro scrittore la tua convivenza com’è? Difficile, molto difficile o difficilissima? La mia tutte e tre insieme

    RispondiElimina
  2. Io convivo sostanzialmente con me stesso, diciamo che me la cavo...

    RispondiElimina
  3. L'amore ai tempi del Covid19 e il terrore di perdersi,ma anche la capacità di non farsene accorgere dall'altro...e la fortuna di leggere un amico, che ti fa ridere come quando leggevi Un altro Stefano (Benni), ma con più profondità. Graziee

    RispondiElimina