E' tutta una quesione di tempi.... breve racconto triste ma non troppo

Io me li ricordo quei due, erano innamorati, almeno un po’… almeno lei… ma anche lui… non fosse stato per quel  tempo e per quella situazione si sarebbero pure fidanzati, ne sono  quasi certo, almeno un po’… almeno credo.

Lei viveva al terzo piano, o forse pure al quarto, non lo so più, sono andato poche volte e spesso era buio, non accendevo quasi mai le luci salendo, anzi lui non accendeva quasi mai la luce, sì lui, non io, io sono il narratore, non c’entro nulla, almeno stavolta, almeno stavolta non ero io ad andare, era lui, almeno credo.

L’appartamento non era bello, era un tipo, un tipo molto affascinante stile fine anni ottanta con venature post duemila, l’aveva ristrutturato quasi tutto da sola e a tratti con l’aiuto del padre, lei pensava cosa fare e lui concretizzava, lei incipit e lui corpo.
Il padre era molto innamorato di lei, di quell’amore che sa di caramelle e cioccolato, quaderni a quadretti grandi, notti insonni, sorrisi dolci, baci al latte, Babbo Natale e pure un po’ di Befana.
Il risultato finale fatto da due camere da letto, cucina semi abitabile, soggiorno con terrazza, divano e poltrone country sexy, bagno con vasca, cantina al piano terra, senza posto auto ma con parcheggio ad uso molto pubblico, era tutt’altro che banale, un’abitazione così poteva tranquillamente far perdere la testa a chi si fosse trovato a passare di lì.
Preciso che se la situazione fosse ambientata a Milano, zona periferia riqualificata, capannone monospaziale, progetto archistar, avrei scritto Loft, e Dio solo sa quanto mi sarebbe piaciuto scrivere Loft, ma siamo in Romagna...
Lei era bella, non travolgente stile puttanone rifatto e nemmeno ricercata modello figa di legno griffato, ma semplicemente bella.

Lui invece era soprattutto simpatico, con un fisico asciutto e longilineo,  ma con il colesterolo che sforava di poco i duecentocinque ed un principio di varicocele destro.
La loro storia è la storia di tanti: lui che non aveva il coraggio di chiederle il numero di telefono al quale arrivò grazie ad un amico, lei che si chiedeva “ma questo cosa aspetta a limonarmi?”; lui che parlava e parlava e parlava, lei che lo ascoltava e ascoltava e ascoltava, sinceramente interessata, a tratti rapita, incredula circa il fatto che un uomo potesse usare i congiuntivi in maniera perlomeno accettabile.
Lui che la guardava, lei che si lasciava guardare.
Lui che aveva voglia di fare  l’amore con lei, lei che aveva voglia di fare l’amore con lui.
Ma per arrivare a lì si doveva prima passare dal caffè, poi dall’aperitivo, quindi dalla cena, poi dal divano al letto senza soluzione di continuità.
Alcuni teorici del pensiero fluido sostengono che l’ordine possa non essere necessariamente questo, raccontano infatti di relazioni nate direttamente a letto, con un caffè a metà rapporto per tenere alto il livello di attenzione, un aperitivo per recuperare liquidi, cena e divano per chiudere la serata.
Son cose che succedono, ma a me non piacciono, credo si perda l’atmosfera, i percorsi vanno seguiti, prima ci vuole il caffè.

E fecero l’amore, sì sì che lo fecero, "osta" se lo fecero.
Lo fecero un po’ dappertutto, e più d’una volta, e fu anche intenso, e caldo, a tratti travolgente, con e senza cravatta, fuori e dentro la vasca da bagno, fuori e dentro l’automobile, a volte con i preliminari che iniziavano sulle scale tra il secondo e il terzo piano oppure subito dopo aver chiuso la porta d’ingresso, in estate e pure in inverno, e io lo so perché lei lo raccontò ad un amica che era pure amica mia e sapendomi narratore  lo ri-raccontò a me perché io un giorno ne potessi scrivere.

Era amore, non era solo sesso, questo non me l’ha detto nessuno, ma un narratore queste cose le capisce da solo, come fa dite?
Lui andò persino a comprare le pizze d’asporto e le mangiarono insieme a casa di lei, che aveva già preparato la birra, a tarda ora, al rientro dal lavoro.
Se non è amore questo allora ditemi: cos’è?

Ma non si fidanzarono mai, la loro fu una storia in incognito, non lo dissero quasi a nessuno, credo che pure fra di loro a volte si parlassero in terza persona singolare per fare anonimato:

“Sai che credo si sia innamorato di lei?”
“Chi?”
“Lui”
“Dici?”
“Sì dico”
“Ecco perché!”
“Perché cosa?”
“Perché quando lei lo bacia lui sorride”

E qui consentitemi una digressione ma neanche troppo per dare uno spunto di riflessione generale che trae origine da questo breve dialogo: gli innamorati quando si baciano nel durante sorridono, quando si baciano lasciandosi piangono, quando smettono di baciarsi lui inizia a giocare a calcetto e lei a correre.
Son cose così.

E non si fidanzarono mai, già, e perché? Ci penso da quando ho iniziato ad immaginarmi questa storia, perché non si fidanzarono mai?
Mah, forse erano troppo giovani? O forse erano troppo vecchi? Qualcuno direbbe troppo egoisti, e altri son certo sentenzierebbero “lui è uno stronzo” (che chissà poi perché la stronza non può essere lei??).
Io perché non si fidanzarono mai in realtà non lo so, non me l’ha raccontato nessuno, né loro, né l’amica del mio amico che poi è anche amica mia, ma credo che sia dipeso dal tempo, quello non era per loro il tempo di fidanzarsi.
Sì perché c’è un tempo per ogni cosa, che come concetto banale della filosofia si colloca tra il primo ed il secondo posto assoluto, ma non so esprimerlo diversamente.
Siamo fatti di tempi, tempi di corsa che si scontrano con tempi lenti, tempi semplici che si sovrappongono a tempi difficili, tempi sconsiderati che fanno a botte con tempi razionali, tempo di andare che si confonde col tempo di restare, un solo tempo che lascia il posto ai troppi tempi, il tempo di amare e il tempo di ricordare, il tempo di impegnarsi contro il tempo di fottersene.

“Aspettiamo! No andiamo!”
“Andiamo! No aspettiamo!”
“Dopo! No ora!”
“Quando? Domani! E perché? Non lo so! Ahhh….”.

Eh sì, fu così che non si fidanzarono mai, ed è per questo che la loro storia ed il mio racconto finiscono qui, tra il tempo di dormire e quello di sognare.

1 commento:

  1. Bellissimo davvero! Si nota che sei innamorato dell'amore, perché lo idealizzi stupendamente...Grazie, Steve!

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