La storia di chi sapeva raccontare di un attimo ma non sapeva come...

“Ma papino adesso che sono diventata quasi grande me lo dici qual’è il segreto dell’attimo?!”

“Ahh scricciolo mio! Ok... ora che sei davvero quasi grande voglio raccontarti per bene... in effetti è giusto... voglio darti il mio punto di vista...  perché vedi... quest’attimo qui tutti sono concentrati a coglierlo, a viverlo, ad inseguirlo, a prenderlo per i capelli, a bruciarlo, a raccontarlo, a salirci sopra manco fosse un treno, quando in realtà il segreto è solo uno e nessuno ne parla: l’attimo lo devi stringere e non farlo scappare mai.
Tipo quando ti abbraccio prima di dormire e tu vuoi tutto il mio cuscino, e cerchi la posizione, e mi stropicci la faccia e vuoi che metta le gambe come dici tu, e le preghierine e la TV accesa e tutto il resto, e lo sai che io lo faccio, io lascio che gli attimi di te si addormentino tra le mie braccia, ma soprattutto quello che egoisticamente cerco di fare e tenerti lì, gelosamente appiccicata, orgogliosamente appiccicata, voglio trattenere ogni istante e non farlo scappare mai.
Sì perché sappi che gli attimi scappano, tu non hai idea di quanto corrano, ti sfuggono dalle mani e dalla testa e dalle labbra che nemmeno Flash!
Se non farai come ti dico, se non diventerai una carceriera di attimi accumulati, ti accorgerai solo di essere diventata grande saltellando da un centesimo di secondo all’altro senza averne davvero goduto.
Non è vero che gli attimi sono eterni, gli attimi rimbalzano nella tua vita e se non li leghi a te fuggono via.
Siamo tutti un susseguirsi di giocattoli, di capricci, di compagni di classe, di amori, di pianti, di notti insonni, di amici, di primi e di ultimi giorni di qualsiasi cosa, di abbracci e di baci, di carezze e schiaffoni, di occasioni mancate, di treni passati, di seconde e terze chance, di fragole e sabbia, di mare e montagna, di fedeltà e tradimenti, di sorrisi e successi, di vittorie e sconfitte, di giorni che arriveranno, di cravatte e bermuda, di orologi sul polsino e iniziali sul taschino, di interminabili telefonate a notte fonda, di corse in autostrada, di cappuccini e biciclette rubate ma con giustizia, di scelte che si imporranno, di volantini sui parabrezza, di decisioni prese da cui non si torna indietro e decisioni da prendere da cui non si tornerà indietro.
Siamo un libro che si scrive da solo senza la possibilità di cancellare nulla.
Siamo una montagna di “io” e anche di “lei, lui , l’altro e noi e loro”, un continuo susseguirsi del tempo sociale.
Siamo attimi.
Ed ecco perché ti dico che devi trattenerli tutti, nessuno escluso, quelli belli perché sono indispensabili e quelli brutti perché sono inevitabili, come lo sono i sorrisi e le lacrime, e la speranza e il rimpianto.
Se trattieni vivi ed impari, se consumi e basta vivi ed invecchi, come gli asini e le capre”

“Ma papino non ho capito una cosa, come si fa a trattenere gli attimi?!?”

“Scricciolo, sai come?”

“Dimmi?”

“Eh... io... io... eh questo non lo so nemmeno io...”

Nessun commento:

Posta un commento