Far l'amore con le finestre aperte e le tende socchiuse non da quasi mai nell'occhio. Titolo fuorviante per fare audience.

Mi piacciono le finestre aperte con il volume alto che esce sulle strade semi vuote nelle sere di un inizio giugno che sembra fine luglio.
E tu passi sotto e sei costretto a farti gli affari degli altri, non vuoi ma sei costretto, la bici, vai piano e ascolti, spaccati di vita che ti assalgono.
Prototipi del genere umano in rapida successione e questa sera ho incrociato questo...

Un sordo. Il volume della TV sparato a 48, i vetri che vibrano pure se aperti, le zanzare che si suicidano sul lampadario drogate di Cecchi Paone su R4, la moglie del sordo che guarda giù in strada, nel vuoto, mi vede arrivare in lontananza, mi saluta e mi dice: "salvami giovanotto, chiama qualcuno, sono 32 anni che va avanti così, lo sapevo io che dovevo sposare l'altro, era bello, mi voleva bene, facevamo l'amore, non era sordo e si chiamava Alain". 

Una giovane. Qua solo una musica leggera di sottofondo, RadioItalia in streaming, single costretta, una sigaretta fumata piano, gli occhiali, i capelli lunghi neri e sciolti che svolazzano, una T-shirt bianca e larga giusta a cui lei è molto affezionata perché gliel'aveva regalata lui, perizoma bianco, il davanzale, due gerani rossi e uno bianco, non mi vede passare, sta lì appoggiata e guarda la luna e non fa l'amore da almeno quattro mesi e mezzo, nemmeno una trombata inutile da passatempo, è solo fissata di lui anche se crede di esserne innamorata, sospira con un fare romantico e stanco.

Un marito e una moglie. TV volume 34, i figli dormono, i cellulari si illuminano, WhatsApp che vibra, mille chat che si i esaltano in successione, il calcetto di lui, le amiche di lei, i colleghi, le colleghe, il coro della parrocchia, gli amici di Amnesty International, la gita del figlio, le madri delle amiche della figlia, poi Gigi, e poi Olga, ... qui non vibra nulla, le notifiche sono silenziate.
Poi a dormire, "notte", "notte amo", "hai sonno?", "un po', perché?","così, com'è andata oggi al lavoro?", "mah..", "facciamo l'amore?", "è sabato?", "no","allora è meglio un'altra volta valà", "..devo ricordarmi il Vagisil..", "devo ricordami..".

Due amanti. Luci quasi spente, tende leggermente scostate per dare l'impressione ai vicini che non c'è nulla da nascondere, ormoni e adrenalina, lui single lei meno, il rumore della mia bici che passa fa un attimo agitazione, lui controlla fuori fingendo un'improvvisa preoccupazione per i ladri, se non fosse per le macchie di rossetto sulla fronte sarebbe quasi credibile, rumore di letto che traballa, spregiudicatezza e piacere, rumore di vicino che "di nuovo sta minchiata delle tende". 
Non è amore, è passione, disincanto, voglia di illusione, di evasione, di farsi beccare ma non troppo, di sentirsi vivi dopo aver sbagliato quasi tutto. Alle 23.54 il portone si apre e lei esce.

Un rifugiato politico di colore con l'accento di Spazzate Sassatelli. Non c'è nessuna finestra, sta seduto al tavolino di un bar chiuso ma in zona Wi-Fi, telefona, videotelefona, telefona, videotelefona, telefona. Che te, che passi un attimo di lì in bici, te lo chiedi almeno una volta: "ma a chi straminchia telefona questo qua?!".

Una vecchietta. La finestra è chiusa, la TV spenta, lei è a letto ma non dorme, pensa da sola, parla da sola, vive da sola, è ordinata e si capisce da come tiene il balcone, lo stendi bucato è piegato e nascosto dietro l'armadietto, è pentita di quello che non ha fatto ma per fortuna non se lo ricorda più così bene,la mia  bici che passa non la sente, la sua è nel cortile interno, un po' scostata dalle altre, la tiene sul cavalletto non appoggiata al muro che poi si segna.

Due ragazzi. La finestra è aperta, la luce spenta, i genitori dormono, loro sono fuori sulla panchina di fianco ai giardinetti della fontana, limonano, lui le tocca le tette, sognano, uno con gli occhi aperti e l'altra con gli occhi chiusi, sorridono, i jeans, le mani che frugano, tutta la vita davanti, gli esami, la patente, il lavoro, il padre di lei che si sveglia incazzato a bestia, si affaccia e mi vede e mi dice: "dille che se non la smette e rientra entro trentadue secondi i genitori di lui domani avranno un figlio in meno". 
In effetti è giusto.

Io. 
La bici, un caffè, un gelato, le vie del centro, una brezzolina leggera, pensieri che vanno, osservo e ascolto quello che c'è e pure quello che non c'è. 
Il rifugiato è ancora al telefono, l'amante è rientrata, moglie e marito per ora sono ancora sposati, il sordo russa, la giovane si è lanciata sulla cioccolata e non farà l'amore per altri sette mesi, la vecchiettina dormirà fino alle 5.45 e si sveglierà sola, il ragazzino è ancora vivo e sta facendo una doccia fredda, la ragazzina è crollata sul letto e suo padre la sta osservando con lo sguardo più innamorato del mondo.
La chat delle mamme della 3^ B è arrivata al trecentoquarantaseiesimo messaggio della serata.

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