"Ti amo" - "Anch'io" - "Me la dai?" - "Non credo" - "Forse non ti amo.."

“Ti amo!”….”Mmmh… anch’io..”

“Anch’io” non si può sentire. Siamo allo stesso livello di un “Ma come stai con me?” e lei: “Normale…”, oppure “Ho voglia di vederti!” e lei: “Pure io, abbastanza”. E’ una di quelle cose da non dire,  è meglio tacere, oppure è ancora meglio chiudere la conversazione con un “beh… diciamo che io al massimo ti stimo” e poi uscire di casa a bersi un the.
Ne ho parlato a lungo con un’amica qualche sera fa, lei sostiene  che il “ti amo” è il gradino  più alto della scala dei sentimenti, un gradino che forse a ben pensare non esiste nemmeno, una roba che spesso si confonde con la passione dell’inizio per poi nascondersi dietro la noia del durante e scomparire avvolto nella tragedia del fine storia. Quindi meglio non lasciarsi andare ad inutili dichiarazioni apocalittiche che sanno di assoluto, molto meglio un banale “anch’io” che fa ugualmente il suo servizio, sì perché secondo lei anche chi dice “ti amo” mica ci crede davvero…. recita.

E per convincermi di sta cosa, della recita intendo, mi spiega: “Sì perché tutti quelli che hanno doppie o triple vite? Sì che magari elargiscono un “ti amo” alle 18.30, uno alle 22.15 ed uno alle 24.00 e il tutto a tre persone diverse? Di quelli che raccontano che l’amore è un sentimento troppo complesso per viverlo in due che bisogna essere almeno tre? Di quelli che si definiscono traditori seriali con una famiglia stabile ed una storia instabile a rotazione? Ecco di questi cosa mi dici? Non fingono forse anche con se stessi??”.  

Io ho fatto presente che questo sembra più un punto di vista maschile, di un maschio da cliché, e sentirlo da una donna mi sorprende, sì perché nell’immaginario collettivo il dialogo classico dovrebbe essere diverso, dovrebbero essere diversi i punti di vista, dovrebbe essere lei ad attaccare: “Sai tesoro? Lo sai che io… io… io ti amo?” - e lui a rispondere: “ti amo anch’io stella… e allora a questo punto che ci siamo detti tutto quello che dovevamo dirci stavo pensando…. me la dai???” - “NO!”  -  “sai una cosa cara… credo di non amarti poi così tanto?!”.  Ecco una cosa così credo di averla già sentita, ma lei che dice “anch’io” no, non ci sono abituato.

Ora non dico di arrivare all'eccesso opposto, del tipo che la mattina del giorno dopo, il primo giorno dopo, quello che sei ancora lì che pensi:  “Ma perché è successo? Era proprio necessario? E soprattutto ero veramente io uno dei due?”, e ti squilla il cellulare e tu rispondi e dall’altra parte: “Ciao amore! Volevo salutarti, stasera a che ora ci vediamo?”. No ecco questo no, perché ad una telefonata di questo genere la risposta non può che essere: “Non ti sento… scusa… ho la… grrr… li-ne-a distur… ggrrr.. bata… sono in cima a un monte… sta-se-ra sono a… grr… cena da mia nonna… sta per cad… tu-tu-tu-tu-tu-tu…” e subito dopo cancelli il numero e ti procuri una falsa identità. Ecco no, questo no, ma nemmeno “anch’io”.

Ho cercato di convincerla, le ho spiegato che “ti amo” è tanta roba ma qualche volta bisogna lasciarsi andare, e credo di averla sorpresa facendole presente che anche ad un uomo, anche ad uno di quelli con la barba da vissuto, la pelle di cuoio e gli occhi di tenebra,  sentirsi dire “ti amo”, nel momento giusto, dalla persona giusta, con lo sguardo giusto, il tono di voce giusto, il cielo giusto, il rumore del cuore che batte in sottofondo, beh… fa piacere.  E ho letto il dubbio nei suoi occhi quando le ho raccontato: “Io ti amo l’ho detto, poche volte ad essere sincero,  ma l’ho detto. Anzi ti dirò di più, me le ricordo tutte quelle poche volte, a due ragazze l’ho detto perché lo sentivo davvero e sono orgoglioso di averlo fatto, perché volevo si sapesse, ad altre due invece l’ho raccontato perché sono un uomo pure io, e qualche caduta nel qualunquismo opportunistico del povero cacciatore che deve comunque raggiungere il proprio obiettivo me lo devi concedere, però è bello dirlo, soprattutto nel caso uno, quello vero. Vedi…” – ho continuato il mio raccontare – “vedi è molto difficilissimo innamorarsi e quando capita perché tenersi tutto per sè? Ma vuoi mettere quando sei lì una mattina in ufficio chino sul pc, o in auto chino sul semaforo, o in bagno chino sul lavello, o al bar chino sul bancone mentre sorseggi un caffè amaro e così… all’improvviso... ti viene in mente che sei innamorato, ecco… allora… perché non prendere il telefono senza pensare, oppure perchè non fuggire addirittura da lei, perché non chiamarla immediatamente e quando lei risponde semplicemente dirle: Sai una cosa? Io ti amo e avevo una gran voglia di fartelo sapere subito perché oggi, secondo me, sei fantastica!!”.

Ecco ho cercato di spiegarle che questo è molto meglio di… “anch’io”, ma lei continuava a sembrarmi un po’ perplessa.

     

 

   

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