Voglio fare un tentativo, trasmettere il senso vero, ci
provo…
Mi aiuto seguendo una teoria più volte elucubrata insieme al
mio amico Maresciallo: a 16 anni un ragazzo decide di essere attratto da una
ragazza se questa piace ai suoi amici; a 22 anni un ragazzo decide di essere
attratto da una ragazza se questa piace ai suoi amici e un po’ anche a lui; a
26 anni un ragazzo decide di essere attratto da una ragazza se questa piace a
lui e i suoi amici non disapprovano apertamente, se disapprovano esce
ugualmente ma il mercoledì pomeriggio dalle 16 alle 18 in casa di lei quando i
genitori sono al lavoro (esce in casa, non è contraddizione, è realtà!); a 32 anni un ragazzo decide che una ragazza
gli piace se piace solo a lui, ci esce se lei non preferisce uscire con i suoi
amici; a 40 anni un ragazzo decide di essere attratto da una ragazza e di
uscirci in privato ed in pubblico se “c’ha del chè”. Non iniziate col tacciarmi
di maschilismo, io racconto il punto di vista dell’uomo e tra l’altro lo
racconto per sentito dire, i tempi delle donne non li conosco!!
C’ha del “chè”! Il ragazzo se ne accorge subito se lei c’ha del “chè” (passo alla narrazione
diretta in seconda persona che mi viene più facile!), sì perché capita che un
giorno esci di casa, te la incontri in fila alla cassa del supermercato mentre lei sta cercando le monetine
per pagare il conto, oppure potresti essere in ufficio in mezzo a tanti altri,
non importa, il capello le scende un attimino da dietro l’orecchio destro, lei
si gira un secondo per risistemarsi, si sente osservata, ti guarda per tre
decimi consecutivi, sguardo intenso ma distratto, sorride, poco però, un cenno,
tu diventi caldo. Non rosso, caldo. Diventi caldo dentro e fuori, un caldo
secco, non sudi, anzi ti si abbassa leggermente il grado di salivazione, pensi
solamente: “Mmmhh, ehh, però”.
La prova del nove ce l’hai appena finita la riunione d’ufficio
o appena uscito dal supermarket, sai il suo nome, nome e cognome, nome di
battesimo ed eventuale nome da sposata. Non perché tu l’abbia chiesto a lei,
giammai, lo potresti aver captato sentendo altri due colleghi che ne parlavano
sottovoce dal lato opposto della stanza mentre il tuo capo urlava, oppure lo potresti
averlo letto sulla Conad Card mentre lei la rimetteva nel terzo scomparto del portafoglio rosso
vicino alla foto di suo figlio dopo aver pagato il conto (c’hanno del chè anche
quelle con i figli!). Se lei c’ha del “chè” il nome non te lo dimenticherai mai
più, campassi ancora 48 anni. Prova a ricordarti il nome di quella che ti ha
presentato la tua amica del cuore ieri sera che voleva proprio fartela
conoscere: “Piacere mi chiamo…”, “Si chiama? Si chiama Annika? No… Tommy? No…
Zietto? Cazzo ce l’ho qui sulla punta della lingua, no perché è carina, si
simpatica, si chiama…. No è che mi ha dato anche il numero, si perché è bionda…
O mora? Oh, si chiamerà, adesso se la
rivedo le chiederò come cazzarola si chiama, se la rivedo, se..”. Non c’ha del “chè”.
La tipa che c’ha del “chè” riesci a trovare indirizzo e numero
di telefono o interno dell’ufficio e sapere colore dell’interno dell’auto entro
tre giorni da quando l’hai vista la prima volta. Ne parli con tutti, non fai il
nome perché sei geloso, pero’ dici: “sai
che fa un gran caldo oggi, ma hai presente la ragazza che ieri era di fianco a
te? Arrivata tardi eh??”; oppure: “Domani
devo andare a fare gli esami del sangue, chissà se anche la tua amica quella di
ieri che era in fila alla cassa con le scarpe rosse, la borsa rossa, il jeans
attillato, l’orecchino destro leggermente disassato, lo smalto rosso, dai non
mi ricordo come si chiama, sì insomma mi ricordo ma, dicevo… pensi che anche
lei sarà interessata ai trigliceridi??”; e perfino: “Ciao, sono io cara, cosa
cucini stasera? No è che oggi non ho fame perché una saccente di una mia
collega che se la tira è arrivata per ultima e con quella camminata che si
agitava sembrava che ce l’aveva solo lei…”, “Mi dici carina? Mahh, carina... no
carina no, se la tirava, poi... come dici? Sì alta è alta, si però, no decisa è decisa,
bravina, intelligente… Cara? Cara??!! Dai non ti arrabbiare”…. Click… “Cara? No
va bè volevo solo chiederti se la conoscevi… così magari se mi dici di solito
dove bazzica cerco di evitare… davvero non la sopporto… ok se non ne vuoi
parlare…”
La tipa che c’ha del “chè” può essere bella, piacente o
anche solo normale, non importa, semplicemente ti fa venire caldo. Di solito
sono due, forse tre, le caratteristiche salienti, massimo quattro: il tono
della voce: deciso; lo sguardo: non occhi blu, verdi o marroni, uno sguardo che
osserva; il modo di atteggiarsi che puoi
vuol dire muoversi, toccarsi i capelli, camminare,
stringerti la mano, portare il tacco; quello
che dice, la tipa che c’ha del “chè” dice, non scimmiotta ridendo, dice e
basta.
Ma soprattutto ciò che davvero contraddistingue è il modo e il tempo di
dirti di no. La tipa che c’ha del “chè” ti dice di no, la prima settimana soprattutto
neanche se ne parla, un no secco su tutta la linea, poi ti travolge. E adesso
non fate del facile sarcasmo, se la tipa c’ha del “chè” una settimana è
lunghissima, il tuo cuore normalmente bradicardico raggiunge i 75 battiti/minuto.
Tu non ti rendi neanche conto di cosa
succede, ti ritrovi lì, al mattino presto, la sera tardi, il pomeriggio
inoltrato, in pausa pranzo, in fila all’AUSL, alla cassa, tre volte nello
stesso posto sbagliato, perché hai bisogno di incontrarla e sai che prima o poi
in uno dei cinquecentodue luoghi che hai scelto la troverai.
La tipa che c’ha del “chè” se finisce che ci finisci a letto
non è come te la immagini tu ma…. molto di più, esageratamente di più…. sborantamila volte di più (degenerazione
letteraria). In altri tempi avrei detto: una cosa non normale da studiare lontano, sì perchè lontano sanno sempre di più.
Ecco, spero di aver reso l’idea, il “chè” è uno stato dell’essere,
un essere che ti entra dentro subito, senza chiedere permesso, non se ne va,
anzi ristagna, riaffiora dopo tanto tempo, quando è caldo soprattutto, non c’è
rimedio, non si guarisce mai del tutto.
Per le ragazze invece che vogliono capire quando è lui ad
avere del “chè”, consiglio di far due chiacchere con uno che dicono faccia un lavoro tipo il mio,
non lo trovate in ufficio ma piuttosto al bar, se colpisce non lo so, ma il “chè” ce l’ha e
più che vederlo si sente.
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