“Ma se tu mi addomestichi la mia vita sarà come illuminata…”,
“il tuo (rumore di passi) mi farà uscire, come una musica…”.
Tu stai camminando per strada e il tuo cellulare trilla, un
messaggio, anzi whats app, apri e leggi e quello è ciò che sta scritto.
Leggi, rileggi… rileggi ancora, accelleri, rallenti,
cammini, ti fermi, ti siedi sulla
panchina di fianco alla giostrina chiusa perché è andata al mare, è tardi,
rileggi e pensi: “Adesso rispondo”. “Rispondo?
Che cosa rispondo?”. Non lo sai, non trovi le parole, c’è ancora qualche
pensiero ma non sa prendere forma. Allora ti alzi e riparti, ritorni a casa, “mi
faccio una doccia calda bollente e non metto neanche la spugnetta sul bordo” e
il bagno chiaramente si allaga e il parquet si bagna e tu te ne freghi, perché si
asciugherà, dopo, domani, dopodomani, non è importante. E non metti nemmeno tutte
le virgole o ne metti pure troppe, perché vuoi dare l’idea che il momento sia intenso
e travolgente, stop and go, e quindi cerchi di affannare pure la scrittura.
“..se tu mi addomestichi..”, hai letto altre volte quella frase,
così di sfuggita tra le pagine di un libro bambino fatto per i grandi, ma non
ti sei mai fermato a riflettere, lo fai ora sotto la doccia calda. “Addomestichi?
Ma io non sono mica capace sai?” “Non sono capace, giuro! Io faccio il povero
impiegato non sono un domatore, non so addomesticare… “. Basta decidi di andare
a letto, sei sufficientemente lavato, vai a letto perché vuoi addormentarti e
invece no, pensi, pensi e rifletti… “addomesticarti?” “se ti addomestico ti
illumini?”, cazzarola che responsabilità, tu dovresti dormire invece non riesci,
perché pensi, e a che cosa poi? Pensi ad
una passeggiata appiccicata di mezza estate, con lei che ad un certo punto se ne
esce e ti dice “sai che siamo proprio una bella coppia?” e sorride, e tu pensi “ma non siamo una coppia?”, eppero’ siete due,
state camminando appicciati, ci sono almeno 38 gradi quindi non lo fate per
riscaldarvi, state uscendo a cena, tu non guardi la strada guardi lei, avete
messo insieme le monetine nel parchimetro, hai prenotato per due, ordinate per
due, non aspettate nessun altro, vi sedete molto vicino, il cameriere vi
chiede: “siete due?” e tu dici “sì”, usate un solo menù pur avendone due, parlate-vi
guardate-sorridete-vi lasciate guardare-sorridete-parlate-(che poi cosa ci sarà
da parlare così tanto?) e poi vi
baciate, e lo fate tuttattaccato! Cazz.. ho detto vi baciate? E non vi curate
nemmeno di quelli a fianco che dicono “ma
che bella coppia”, e ho detto vi baciate, quindi forse ha ragione lei… siete una coppia?
“Addomesticami!”. E
cosa vuol dire? Non sono capace, è caldo, è molto caldo, un caldo bollente,
sudato, sudato come quel sabato pomeriggio che tu credevi che fosse normale e
invece, invece è iniziato tutto da lì, e se non è iniziato proprio lì bè
insomma ha contribuito molto, perché la normalità si gestisce è lo
straordinario che ti mette in difficoltà. Se sudi così tanto il sabato
pomeriggio devi essere pronto a sopportarne le conseguenze, pronto come l’orco,
non basta il Polase, il Gatorade o il ghiaccio sulla fronte o un decreto salva
Italia di un Monti qualsiasi . Ci vuole di più. Più punto, senza aggiungere
altro. E non serve neanche la standing ovation del tuo vicino di casa che vi guarda
esterefatto mentre allaga il cortile annaffiando le piante.
“Addomesticami!”. Dai non sono capace davvero, al massimo
posso provare a farti sorridere, come potresti sorridere una mattina che
svegliandoti presto controlli il web e trovi un racconto strano di un tipo
strano, e allora guardi fuori dalla finestra e sulla strada di fronte a casa
vedi un orco che corre, felpa e Fred Perry e calzoncini, roba davvero poco tecnica, vuol far dieci km con le chiavi di casa in
mano , non ha neanche il marsupio, vuole andare alla chiusa di Santa Lucia a
periziare un campo di ulivi e pini marittimi che tu una volta avevi visto perché sempre quel tipo con una
scusa ti aveva fatto salire in macchina dicendo “dai vieni con me che non ho
bisogno però non si sa mai”. E mentre sorridi pensi: “Che sia iniziato tutto da lì?”
A differenza della ragazza del racconto io sono piuttosto una che sta alzata fino a tardi, così tardi che poi in effetti diventa mattina presto...controllo il web...e trovo il racconto strano di un tipo strano. Sorrido perché mi piacciono i racconti e mi piace la gente che scrive, invidio questo folle coraggio nel denudare la propria mente ed esporla così sfacciatamente davanti a tutti. E' qualcosa da cui prendere esempio. Se poi conosci chi scrive il divertimento è doppio...è un po' come spiare il diario di qualcuno o i messaggi nel suo cellulare. E si scoprono cose impensabili.
RispondiEliminaIl Piccolo Principe, per esempio.
Se mi mandassero un messaggio simile a quello che apre il racconto io mi farei di nebbia all'istante.
Questi due devono essere davvero molto presi...magari a lui basterebbe anche solo un messaggio con un "ciao" per aver istantaneamente bisogno di una doccia bollente. Si vede che sono in quella fase lì, quella in cui basta un messaggio, una passeggiata appiccicata, un bacio tuttattaccato.
Però lei vuol essere addomesticata, vuole sentire la musica nei passi di lui. Magari ha già mille canzoni in testa che le parlano di loro due, ma vuole un'armonia più rassicurante. Vuole un'abitudine.
Forse ha paura. Le abitudini in fondo possono essere rassicuranti, in un primo momento possono essere anche piacevoli, si ripetono, sempre uguali, senza sorprese, ti danno la sensazione di riuscire a programmare la tua vita, di riuscire a fare dei progetti. Sono rassicurazioni di cui la gente ha bisogno, imprescindibili quando due persone improvvisamente diventano una bella coppia. Perchè la normalità si gestisce, le persone addomesticate si gestiscono: la ragazza imparerà la strada per andare a casa di lui, lui le metterà il guinzaglio e la porterà a passeggio, le darà le sue crocchette preferite se si comporta bene.
Finché un giorno non l'abbandonerà in autostrada al momento di partire per le ferie.
Perché le abitudini sono noiose e la gente addomesticata in fondo non è più la stessa che ti faceva sudare caldo in quel pomeriggio già torrido in cui forse è iniziato tutto.
Dietro ogni storia che si racconta c'è sempre un po' di fantasia, un po' di esperienza, un po' di quello che vorresti e di quello che non vorresti, convinzioni e semplici punto di vista. Io scrivo perché mi piace, scrivo per essere letto, scrivo senza pensare troppo. Poi mi capita di riflettere dopo, leggendo un commento come il tuo, che racconta una storia nella storia e lo fa da un altro punto di vista. Rifletterò e ti farò sapere...
RispondiEliminaDimenticavo... Se io avessi ricevuto un messaggio come quello dell'apertura avrei potuto perfino perdere la testa...
RispondiEliminaI nostri punti di vista sono diversi perché le nostre sensibilità sono diverse.
RispondiEliminaIl Piccolo Principe è un libro bellissimo, ma il concetto dell'addomesticamento è totalmente estraneo al mio modo di pensare; io sopra ogni cosa desidero la libertà e quindi un messaggio come quello qui sopra mi farebbe scappare.
Ma capisco che ci possa essere qualcuno che invece ci potrebbe perdere la testa.
Magari ora le tue ammiratrici segrete, leggendo qui, prenderanno spunto e ti bombarderanno di messaggi chiedendoti di essere addomesticate.
F.
C'è un sacco di libertà nel dire addomesticami, c'è qualcuno che non è affatto ansioso di farsi limitare o mettere al guinzaglio, anzi, mi fa pensare a qualcuno che scappa da sempre e che ha una gran voglia di trovare un confronto stimolante non per farsi abbandonare in autostrada, ma per far star sveglio il domatore ogni santo giorno, perché altrimenti, attenzione, qualcuno scappa di nuovo!
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