Il Salvaniente

Se non fosse per quelle rughe arroganti, l’incipiente stempiatura, il nove che sta per volgere ad anta-anta e le patate arrosto ma con la buccia,  si potrebbe proprio dire che il tempo si sia fermato.

Stesso posto, stesso mood, stesso giallo, identico sapore di immobile, la stessa salvifica e dannata e sfrontata e avvolgente e pericolosa compagnia di un calice e quattro fogli, nulla più.

Abitudini e muri, certo il nostro Luì non immaginava che sarebbe stato tutto così veloce. Lo aveva costruito proprio bene il suo salvaniente.

“Sai non mi piace più stare in uno, è diventato così pesante da quando due…”, scrisse un giorno di qualche giorno fa immaginando non ricorda nemmeno più cosa, e invece oggi di nuovo tutto questo solito appare così naturale, usuale, scontato e  per nulla imbarazzante, certo acido e prolattinico, tipo bromuro d’asporto, ma ineluttabile.

Non fa caldo, non è tardi, svampata l’illusione si affacciano incredibili coincidenze che vengono da quel tempo lì che sembrava solo ricordo.

I bimbi fanno i capricci, i genitori brindano a spritz e birretta, sono proprio brutti (brutti fisicamente, brutti davvero) ma in fondo così normali. Di quel normale che affascina chi non l’ha mai vissuto. La giacca-a-vento dell’Oviesse, il doppio mento, calzini a righe e panta leopardato che avvolge una cellulite tardo quarantottina, eppure sorridono. Chi ha ragione?!

E dire che dentro c’è tanto di quel tutto che chissà che fine farà quando Luì terminerà; tanto di quel tutto e non avere il coraggio di condividerlo, “Luì hai dei numeri ma non sai scriverli” disse il maestro, che poi è come non averli, aggiungo io.

Radio Sabbia sciorina repertorio, tutto uguale sì, non c’è che dire, al limite del banale.

Le lucine abbracciano gli alberi del controviale manco fosse Natale, la ragazza bionda con gli occhi blu e la coda svolazzante allacciata alta sotto al cappellino d’ordinanza, col Mellix trasparente lucida e igenizza tavolini bianchi e pesanti e improvvisamente vuoti,  s’è fatta una certa evidentemente, si potrebbe chiudere a pizza e fichi, avviamoci per di là suvvia,