Stefano



“Hei Luì, ancora tu! Ma non dovevamo vederci più?”

“Era ciò che credevo anch’io…”

“Invece?”

“Eh… invece sono ancora qui Agata…”

“E?”

“E… e non lo so perché..”

“Oh sì che lo sai”

“Il tempo non lenisce Agata, il tempo passa, addomestica sì, ma non lenisce. Il tempo sopisce, affievola, sfianca, addolcisce, allontana, ammorbidisce, ma non lenisce. Il tempo ammorba, dilata, cancella l’inutilità ma esalta le eccezioni”

“Le eccezioni? Cosa sono le eccezioni?”

“Le eccezioni? Le eccezioni non so, so che cos’è l’eccezione però. L’eccezione è ciò che conferma l’inverosimile, l’eccezione è ciò che ti fa venir voglia di cambiare, di buttare tutto il prima e di sognare il dopo, l’eccezione (figlia dell’eccezionale) é ciò che rende la vita degna di essere vissuta, rincorsa, superata, l’eccezione è ciò che da il senso”

“Mi vuoi dire che senza  l’eccezione non c’è senso”

“Credo proprio sia così, senza eccezione non c’è senso, l’unico modo per salvarsi è non incontrarla mai l’eccezione, l’unico modo è addormentarsi prima di…, l’unico modo è fuggire, rifugiarsi nel banale, l'unico modo è accontentarsi”

“E perché non lo fai?”

“Accontentarmi?”

“Sì”

“Perché non ci si può accontentare quando si è sfiorato l’incredibile. Perché il sapore ed il profumo di incredibile non ti abbandonano mai, restano lì, li di fianco a te in un letto sfatto e vuoto, e tutto dopo diventa banale, noioso, inutile, uguale, sciocco, inospitale”

“Se fosse davvero così non dovresti essere qui”

“È così”

“Allora vai”

“Non riesco”

“Perché non riesci?”

“Perché il mio cuore, la mia mente, sono intrappolati nel bello che così bello non è mai successo”

“Cosi non ne esci però. Lo sai?”

“Lo so”

“Quindi?”

“Quindi buonanotte Agata”

“Buonanotte Lui, e se incontri Stefano, quello di un tempo, salutamelo”

“Lo farò, anche se Stefano, quello di un tempo, credo non esista più”




Alles gute

“Ma papà oggi è il suo compleanno?”

“Sì”


“Ah! E le farai gli auguri?”


“Non lo so”


“Perché non lo sai?”


“Perché non so se le farebbe piacere o se abbozzerebbe un grazie di circostanza come fai tu con Oriana quando ti incontra alla Coop e ti dice ohhhhh ma come ti sei fatta grandeeeeee e belllaaaa!”


“Ma che c’entra Oriana papà? A lei puzza l’alito di canfora, per questo ringrazio e scappo, altrimenti lei poi mi bacia e a me viene da vomitare!”


“Bhe anch’io vorrei baciarla!”


“Chi Oriana?!?!?!”


“Ma no scema!! Hai capito benissimo”


“Vabbè tu falle gli auguri, tanto di baciarla avrai voglia comunque pure senza auguri e dovrai tenertela in ogni caso, glieli farai a distanza wattsappabile così la tentazione resterà tale e non ci rimarrai male e anzi ne sarai felice”


“Chi io?”


“Si tu”


“E che ne sai?!”


“Ti conosco da quando sono nata, certe cose di te le capisco al volo, anzi lo so e basta senza davvero capirti fino in fondo, perché la ragione di tutto ciò per me resta un mistero, un mistero buffo tra l’altro… ma tant’è, e perciò falle gli auguri”


“… falle gli auguri…” fa presto lei a dire “falle gli auguri”, e come faccio? Le scrivo? E che le scrivo? La chiamo? E che le dico? Le mando una lettera? Una mail? Una pec? O un messo comunale come si fa con gli atti giudiziari più importanti?!


Falle gli auguri… va beh ok… auguri allora, sappi però che lo faccio soprattutto per me, fare gli auguri alle persone mi rende felice, me lo ha detto pure mia figlia, lei in realtà ha detto che fare gli auguri a te mi rende felice, ma lei non lo sa, è ancora piccola in fondo, vive nel suo mondo di YouTube, Temptation Island e Ammaniti perché “non ha paura”, una romantica con un piano B sempre in tasca, una mini donna alla ricerca del proprio posto nella vita insomma, e quindi crede di sapere tutto di me…. e invece…

Ma stavolta si, stavolta ha ragione lei, farti gli auguri mi rende felice, non auguri a tutti, auguri proprio a te, questo mi rende felice.


A te che sei lì, lì che stai a leggere distrattamente, velocemente, compassionevolmente, teneramente e nervosamente questo papiro elettronico, lì che scrolli sul video dello smartphone, indecisa se proseguire o meno, subissata da cento-mille-centomille messaggi come questo o più o meno come questo, un profluvio di auguri.


Te che in fondo la ribalta non ti piace, preferisci passare inosservata, un glamour silenzioso e pratico il tuo, come una regista della porta accanto con il piglio decisionista dei manager tedeschi e la fragilità nascosta di una framcesina in gita in Toscana a metà settembre, zona del Gallo Nero, media collina interna vista vigneto con piscina e pista di atletica a fianco ma con il Brufen nel beauty che non si sa mai.


Te che gli auguri - tranne quelli dei tuoi figli -  un po’ ti annoiano, come ti annoiano le cose che si ripetono uguali o semiuguali per più di tre volte di seguito anche non consecutive, avrei dovuto scriverti “alles gute” non auguri per catalizzare interesse, avrei dovuto scrivertelo su un cartello di cartone marrone sorretto da un paletto di legno giallo piantato all’alba nel giardino di casa tua, di fianco ad un girasole 🌻 grande e rotondo, tutto però fuori dallo sguardo indiscreto della tua vicina di fianco, ma non mi compete, non è il mio ruolo.


Te che pure diventare grande non ti aggrada, e ricordartelo un po’ ti fa rabbia, te che anziché concentrarti sul fascino travolgente che emani ti lasci distrarre dal contorno labbra due toni sotto la consistenza di una ventenne insapore.


Te che hai millecentoventiquattro cose da fare e “pure sto compleanno aveva da esserci? Non si poteva fare settimana prossima?!”.


Te che la bici, la corsa, il saluto al sole, il tritarifiuti intasato, gli schemi di matematica, il sudafricano che ha perso un container, l’andata e ritorno business class sti cavoli…. si fa andar bene la prima, gli addominali e poi le ripetute, la spesa alla Conad lanciata e non appoggiata nel carrello, il racchettone, il tennis, il paddle, la festa, Raffaella Carrà che la sua tomba non l’hai ancora vista, “cosa vuoi che stia a compiere pure gli anni!”


Te che “piuttosto che farmi gli auguri regalatemi un buono clinica per passare ad una quarta sostenuta”🤣.


Te che ancora io non so perché ti ho incontrata e soprattutto non so perché non sono scappato di corsa subito dopo, come dovrei fare ora…. e anzi sono stato proprio lì a insistere ché volevo proprio dirtela quella cosa lì che ti dicevo sempre, mannaggia a me!!

Si ecco te insomma, facciamo che ti faccio gli auguri e punto, quindi ecco prendi: “auguri”!!


“Papà allora? Le hai fatto gli auguri”


“Si”


“Bravo. E gliel’hai detta quella cosa che le dicevi sempre perché gliela volevi proprio dire?”


“Ancora??! Che vuoi? Che ne sai tu?!”


“Ok, non lo so, però tu scriviglielo, non dirmi se e quando lo avrai fatto se non vuoi, ma scrivile, fallo, solo quello, tu sarai felice almeno un po’, lei sorriderà il giorno del suo compleanno e gli auguri saranno più di più”


💬… “Ah scusa, sono quello di prima…. ho dimenticato di scriverti una cosa…. una cosa roba semplice… volevo dirti che… che sì insomma… si ecco volevo dirti che sei e resterai sempre la più bella, anche il giorno del tuo compleanno. Auguri più di più. Firmato Venanzio”